Coronavirus, ecco il piano degli Stati Uniti per uscire dalla crisi


Articolo
Gabriele Ferrara
Stati Uniti
Credit: AgnosticPreachersKid

Il coronavirus sta danneggiando tutte le principali economie del mondo, inclusa quella degli Stati Uniti. Per far fronte all’emergenza, martedì 24 marzo i senatori degli Stati Uniti hanno approvato un piano da 2.000 miliardi di dollari. Nei due giorni precedenti l’opposizione democratica aveva respinto il pacchetto presentato dalla maggioranza repubblicana.

Il piano, che il senatore democratico Chuck Schumer ha definito “il più grande pacchetto di salvataggio della storia americana”, comprende un assegno da 500 dollari per i bambini e uno da 1.200 per gli adulti che guadagnano fino a 75.000 dollari. Cifra che salirebbe a 2.400 dollari per un nucleo familiare, fino a un tetto di 3.000 dollari. Da segnalare anche il fondo di salvataggio per i governi statali e locali, così come prestiti agevolati e aiuti per le aziende dei settori più colpiti dalla crisi per un valore di 867 miliardi. Nello specifico 367 miliardi saranno destinati alle piccole imprese e ai prestiti, mentre i restanti 500 saranno utilizzati per un fondo istituito presso il Dipartimento del Tesoro per aiutare le filiere in difficoltà.

L’intenzione del governo è di concedere prestiti a fondo perduto a breve termine alle imprese con meno di 500 dipendenti per evitare ulteriori licenziamenti e assicurare che possano ripartire il prima possibile. Il programma per le piccole e medie imprese dovrebbe essere reso noto la settimana prossima. Sono previsti anche aumenti di spesa per le assicurazioni contro la disoccupazione – che consentirà ai lavoratori fermi di non essere licenziati e di ricevere regolarmente lo stipendio per quattro mesi – per gli ospedali e per il personale medico. È previsto anche un ispettore generale indipendente, dopo che nei giorni precedenti gli scontri tra i due partiti si erano concentrati anche sulle richieste di trasparenza da parte dei democratici.

Secondo il segretario del Tesoro Steve Mnuchin, il governo federale ha garantito alla Federal Reserve 500 miliardi che la banca centrale potrebbe utilizzare per erogare prestiti fino a 4.000 miliardi a banche e aziende. Inoltre, la banca centrale ha annunciato un Quantitive easing senza limiti, che dovrebbe aumentare il bilancio dell’istituto di circa 5.000 miliardi di dollari (il picco precedente, pari a 4.500 miliardi, era stato raggiunto nel 2014), dopo che inizialmente ne erano stati previsti 700. La scorsa settimana la Fed si era già mossa azzerando i tassi di interesse e concedendo alle banche prestiti al tasso record dello 0,25%. E ancora, ha rilanciato il Term Asset-Backed Securities Loan Facility per sostenere i mutui sui debiti degli studenti, sulle automobili e delle carte di credito. Inoltre, saranno sostenuti quelli delle aziende fino al 30 settembre, acquistando obbligazioni societarie da emittenti di alta qualità sul mercato primario e secondario.

Il presidente Donald Trump ha sottolineato la necessità di “aprire il Paese” il prima possibile, auspicando che ciò possa avvenire entro Pasqua, ossia il 12 aprile. A suo giudizio “un isolamento prolungato potrebbe distruggere il Paese. Più si sta fuori, più difficile è la ripresa“. Il tycoon ha altresì sottolineato l’importanza di tutelare aziende strategiche come Boeing, considerando il periodo difficile a cui sta andando incontro l’intero settore del trasporto aereo. In tal senso, il Wall Street Journal ha rivelato che le maggiori compagnie americane potrebbero sospendere tutti i voli passeggeri interni agli Stati Uniti. La possibilità è emersa soprattutto in seguito ai contagi avvenuti fra il personale dei controlli di volo e dei tecnici della manutenzione. Un’altra ipotesi sarebbe quella di far volare solo aerei cargo, con le compagnie che potrebbero trasportare solamente lo staff militare medico, le attrezzature mediche e altri beni ritenuti essenziali.

L’entità degli interventi messi in campo dal governo si spiegano anche in relazione alle previsioni sull’economia statunitense e sul mercato del lavoro. Secondo la banca d’affari Morgan Stanley, nel secondo trimestre il prodotto interno lordo statunitense subirà un crollo del 30,1% (in quel periodo il tasso di disoccupazione dovrebbe arrivare al 12,8% mentre attualmente è fermo al 3,5%). Anche se la crisi non sarà acuta come quella del 1929. Secondo Bank of America, invece, nel medesimo periodo la decrescita sarà circa del 25% mentre JP Morgan prevede una caduta del 14. Secondo gli analisti di Morgan Stanley, la pandemia toccherà il picco fra aprile e maggio mentre la ripresa avrà luogo all’inizio del terzo trimestre. Se ciò non dovesse avvenire, l’economia degli Stati Uniti potrebbe subire una contrazione dell’8,8% alla fine dell’anno. Quando l’emergenza terminerà, sarà importante vedere non solo come si riprenderà la prima potenza economica mondiale, ma anche come questa potrà giocare un ruolo anche nel mondo occidentale.

Ufficio stampa e Comunicazione dell'Istituto per la Competitività (I-Com). Nata a Roma nel 1992, Giulia Palocci si è laureata con il voto di 110 e lode in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali presso l’università Luiss Guido Carli con una tesi sul contrasto al finanziamento del terrorismo nei Paesi del Sud-est asiatico.

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