Ammonta a oltre 1.500 miliardi di euro il pacchetto anticrisi messo in campo dalla Germania per far fronte all’emergenza scatenata dalla pandemia. Contro le conseguenze economiche del coronavirus sono stati messi a disposizione strumenti per circa il 45% del prodotto interno lordo nazionale. Tra questi, la programmazione di nuovo debito per 156 miliardi, 1.222 miliardi in garanzie e 200 miliardi di interventi in equity e prestiti.
L’annuncio di queste manovre distacca la Germania dalla politica del cosiddetto “Schwarze Null”, letteralmente lo zero nero, ovvero il pareggio di bilancio, che il governo tedesco porta avanti dal 2014. Al fine di fronteggiare la recessione, che si prospetta la peggiore dal Secondo dopoguerra, sono previste nuove emissioni che porteranno il rapporto deficit/Pil a circa il 4,5% entro la fine dell’anno. Parallelamente il rapporto debito/Pil passerà dal 60% al 65.
I nuovi titoli di stato sono stati pensati per sostenere la spesa pubblica indirizzata al settore sanitario (3,5 miliardi di euro) e per rinvigorire le strutture ospedaliere tedesche (55 miliardi). Il ministro delle Finanze Olaf Scholz ha dichiarato che si sta puntando a “raddoppiare i 28.000 posti della terapia intensiva” (qui un nostro articolo sulle azioni dell’Europa in campo sanitario). Il nuovo deficit punta, inoltre, al soddisfacimento del fabbisogno finanziario del tessuto di micro-imprese del Paese e dei suoi lavoratori, attraverso esborsi in denaro. In tre mesi sarà possibile, per le strutture in difficoltà con meno di cinque dipendenti, accedere a un trasferimento di 9.000 euro e a uno di 15.000 se i dipendenti sono meno di 10.
Una seconda linea di interventi fa perno sulla costruzione di un fondo per la stabilizzazione economica sull’esempio del Soffin, nato per fronteggiare la crisi finanziaria del 2008. Le risorse di questo fondo saranno dedicate al sostegno delle grandi imprese tramite la produzione di 400 miliardi di garanzie mentre 100 miliardi saranno riservati a manovre sul capitale delle società in difficoltà. Con queste azioni la Germania dichiara fermamente il suo intento di non lasciar cadere i colossi della propria industria nelle mani degli speculatori (qui un nostro articolo sulla protezione dei settori strategici nazionali), lasciando inoltre aperta la possibilità di partecipazioni statali e nazionalizzazioni temporanee in caso di necessità.
Ancora, il gruppo bancario pubblico Kreditanstalt für Wiederaufbau (Kfw), che potrebbe essere paragonato all’italiana Cassa Depositi e Prestiti, aggiunge a questo maxi-scudo l’erogazione di garanzie con rating AAA a supporto delle necessità delle piccole e medie imprese del territorio. “Noi e le banche ci siamo preparati accuratamente per questo giorno”, ha dichiarato l’amministratore delegato del gruppo Guenther Braeunig. Che ha poi rassicurato sull’impegno del governo nei confronti del tessuto produttivo nazionale: “Non è mai successo di riuscire ad approntare un programma in così poco tempo. Il governo si farà quasi interamente carico delle garanzie e i tassi sono estremamente bassi”.
Le politiche economiche della Germania in reazione all’emergenza sanitaria ed economica sono perfettamente in linea con gli studi fatti sulle possibili evoluzioni della situazione attuale. L’istituto per la ricerca economica IFO di Monaco prevede un calo della produzione compreso tra il 7,2 e l’11,2% in un anno. Nella migliore delle ipotesi viene stimato che in due mesi scenderà al 59,6% rispetto a quella attuale, per poi risalire al 79,8 al terzo mese e tornare al 100% durante il quarto. Tuttavia, è proprio in risposta a questi dati che Scholz ha sottolineato: “Faremo tutto il possibile per impedire a questa crisi di mettere in discussione l’assistenza sanitaria dei nostri cittadini e i processi economici del Paese”.