Giovedì 26 Marzo, per la prima volta nella storia, i deputati del Parlamento europeo hanno avuto la possibilità di esercitare il proprio voto a distanza, senza che fosse necessaria la loro presenza fisica all’interno dell’aula parlamentare: una prima assoluta – ha tenuto a rimarcare il presidente David Sassoli – non solo per l’Eurocamera, ma per i parlamenti democratici in generale. La sessione plenaria straordinaria – che ha visto una partecipazione (virtuale) massiccia, con 687 eurodeputati che hanno preso parte alla prima votazione – era stata convocata in sostituzione della classica seduta di Strasburgo e calendarizzata d’urgenza per approvare le prime misure economiche di contrasto alla pandemia Covid-19 proposte dalla Commissione europea nelle scorse settimane.
Non sarà l’ultima sessione in cui agli eurodeputati sarà garantito il voto a distanza: l’emergenza coronavirus ha costretto il Parlamento a modificare profondamente il proprio calendario, annullando tutte le sessioni plenarie a Strasburgo per i prossimi mesi e sostituendole con sedute ristrette a Bruxelles della durata di due mezze giornate ciascuna. Da qui a settembre, il Parlamento si riunirà in plenaria per appena quattro giorni in totale, sempre garantendo agli deputati la possibilità del voto «da casa».
D’altronde, problemi straordinari richiedono soluzioni straordinarie. E così – per scongiurare che le imponenti misure di contenimento sociale e di limitazione alla mobilità resesi necessarie per fronteggiare la pandemia generassero una compressione del processo democratico – l’Europarlamento è riuscito a trovare nelle pieghe dei regolamenti interni il modo per garantire la continuità dei lavori, consentendo ai propri membri di esercitare le funzioni pubbliche nel caso sia per loro impossibile prendervi parte di persona.
La soluzione straordinaria, dicevamo, messa in campo per evitare che all’interruzione della vita sociale segua la sospensione del processo democratico, è tanto più necessaria nel momento in cui i parlamenti (vale per il Parlamento europeo, vale a maggior ragione per i parlamenti nazionali) si trovano a discutere e approvare misure che incidono profondamente nella vita quotidiana di ogni cittadino. Siano esse disposizioni di forte restrizione della libertà personale – le più significative per i paesi occidentali dalla fine della seconda guerra mondiale – o poderosi provvedimenti finalizzati a contenere gli effetti dirompenti della sospensione delle attività sociali ed economiche.
Dal punto di vista tecnico, la decisione dell’Eurocamera consiste in una deroga al regolamento interno predisposta dall’Ufficio di Presidenza, che consente di effettuare la votazione mediante una procedura di voto elettronico alternativa. Nella pratica, i deputati ricevono la scheda di voto attraverso la posta elettronica, scheda che – una volta compilata (con un semplice sì o no) e firmata – va “restituita”, scannerizzata o fotografata, a una casella di posta elettronica istituita ad-hoc dal Parlamento europeo (affinché il voto sia valido, la comunicazione deve partire dall’indirizzo e-mail ufficiale di ciascun deputato). È quindi il presidente, assistito dal segretariato del Parlamento, a stabilire poi il risultato della votazione, che viene registrato nel processo verbale e di seguito reso pubblico.
Il Parlamento non è l’unica istituzione europea a dover fare i conti con le misure di contenimento sociale. La Commissione – il cui processo decisionale interno risente in misura minore dei provvedimenti restrittivi, per via della sua natura di organo sostanzialmente esecutivo – ha adottato nelle settimane scorse misure precauzionali interne, imponendo il telelavoro a tutti i funzionari che non svolgono mansioni essenziali, e trasformando in videoconferenze, laddove possibile, tutte le riunioni o gli eventi con funzionari di altri Paesi (cosa che sta rendendo particolarmente complicato, ad esempio, lo svolgimento dell’attività di relazioni esterne).
Una decisione simile a quella del Parlamento europeo è stata invece necessaria per garantire la continuità dell’azione del Consiglio Ue (dai vertici ministeriali alle riunioni preparatorie), dato che in questo caso la presenza fisica delle delegazioni nazionali e l’esercizio della votazione sono necessari allo svolgimento dei lavori. Per garantire la continuità istituzionale, in settimana il Consiglio ha adottato una deroga temporanea al suo regolamento interno finalizzata a facilitare l’adozione di decisioni mediante procedura scritta. La deroga, che si applicherà per un mese e potrà essere rinnovata qualora le circostanze lo richiederanno, consente agli ambasciatori presso l’Ue di decidere di ricorrere alla procedura scritta conformandosi alla modalità di votazione applicabile per l’adozione dell’atto in questione (nella pratica, la deroga rimuove il requisito dell’unanimità necessario per ricorrere alla procedura scritta e consentirà quindi al Consiglio di prendere la maggior parte delle decisioni a maggioranza qualificata).