L’economia globale sta entrando in una crisi che potrebbe essere la peggiore di questo secolo. Tra i settori colpiti più duramente c’è il turismo, come peraltro già evidenziato a inizio febbraio nella prima fase della pandemia. Non a caso, secondo una stima della United Nations World Tourism Organization (UNWTO) risalente allo scorso 26 marzo, alla fine del 2020 il calo potrebbe essere tra il 20 e il 30% rispetto all’anno precedente, con gli incassi che dovrebbero subire una diminuzione compresa tra i 300 e i 450 miliardi di dollari, ovvero quasi un terzo dei 1.500 miliardi generati nel 2019. Facendo un paragone con altri anni complicati, si pensi che nel 2009 gli arrivi diminuirono del 4% mentre nel 2003 l’epidemia da SARS (Severe acute respiratory syndrome) generò un calo dello 0,4%. A proposito della crisi, il segretario generale della UNWTO (l’Organizzazione mondiale del turismo), Zurab Pololikashvili, ha ricordato che è troppo presto per fare stime accurate e credibili, anche se molte piccole e medie imprese che compongono il settore potrebbero faticare non poco a garantire i posti di lavoro. Motivo per cui l’organizzazione sta lavorando a stretto contatto con le Nazioni Unite, in particolare con la World Health Organization, oltre ad aver già istituito un comitato di crisi per il turismo globale.
Il pericolo per i lavoratori è ben evidenziato anche dal World Travel & Tourism Council (WTTC), secondo cui sono a rischio immediato 75,2 milioni di posti di lavoro, di cui 48,7 solo nella zona dell’Asia-Pacifico. Dovrebbe andare meglio all’America e all’Europa (soprattutto alla Germania), per cui sono previsti rispettivamente 10,2 e 10,1 milioni di lavoratori in meno. Secondo le ultime indagini, infatti, il settore dei viaggi e del turismo sta subendo perdite giornaliere pari a un milione di occupati, il 50% in più rispetto alle previsioni pubblicate nella terza settimana di marzo. Sempre secondo il WTCC, le perdite economiche per il 2020 potrebbero arrivare a 2.100 miliardi di dollari. L’amministratore delegato e presidente del consiglio, Gloria Guevara, lo scorso 27 marzo ha definito il settore “la spina dorsale dell’economia globale“, chiedendo alle autorità competenti di intervenire il prima possibile. In questo senso, ha ricordato che il tracollo economico dell’intero comparto potrebbe scatenare un effetto domino su altri settori difficile da gestire, con la perdita di posti di lavoro che si estenderà su tutta la filiera, inclusi i lavoratori autonomi.
Le preoccupazioni legate al turismo riguardano anche l’Italia, per cui il settore vale circa il 12% del prodotto interno lordo. Considerando che la stagione primaverile sarà fortemente condizionata dalle misure restrittive poste in essere in Europa e nel resto del mondo, le perdite stimate saranno importantissime. Non a caso, Assoturismo prevede per il 2020 un calo del 60% delle presenze (circa 260 milioni), con una diminuzione degli introiti pari a 29 miliardi di euro. Il turismo italiano dovrebbe chiudere l’anno con circa 172 milioni di presenze, contro gli oltre 430 milioni del 2019, con la ripresa prevista per l’inizio del 2021.
Come anticipato, l’impatto riguarderà anche imprese di settori correlati, con perdite per 6,4 miliardi di euro per i servizi di ristorazione e bar. Ancora, i danni interesseranno anche le vendite delle reti commerciali (5,1 miliardi di euro in meno) e i fatturati delle imprese di trasporti collegate alla mobilità territoriale (2,9 miliardi di danni), inclusi i servizi di autonoleggio con conducente. In tal senso, si pensi anche ai bus turistici, settore in cui operano 6.000 imprese, 25.000 lavoratori e che vale 2,5 miliardi di euro. Gli oltre 25.000 bus che viaggiano sulle strade e autostrade italiane ogni anno percorrono 1,7 miliardi di chilometri su tutto il territorio nazionale, consumando 450 milioni di litri di carburante. Secondo il Comitato Bus Turistici Italiani, ciò implicherà una diminuzione di 270 milioni di euro per le casse dello Stato a causa delle mancate accise, senza contare gli oltre 100 milioni non incassati direttamente dai comuni attraverso i ticket bus.
Per queste ragioni, l’assessore al turismo della Liguria, Gianni Berrino, ha scritto una lettera al ministro dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo Dario Franceschini. Berrino ritiene che il settore debba beneficiare più degli altri del sostegno statale, considerando – ha affermato – che si tratta della “più importante filiera strategica italiana“. Ancora, l’assessore ha sottolineato come il turismo non sia sufficientemente tutelato dal decreto Cura Italia, auspicando che in sede di conversione del decreto, venga garantito il reddito dei lavoratori stagionali, il credito d’imposta per gli affitti d’azienda delle strutture ricettive e il bonus vacanza per stimolare la domanda interna.
A ben vedere, il testo del decreto approvato dal Consiglio dei ministri dello scorso 16 marzo contemplava già un’indennità per i lavoratori del turismo, prevedendo anche l’estensione degli ammortizzatori sociali per quelli stagionali. Infine, con il decreto viene integrata e rafforzata la sospensione dei versamenti previdenziali e contributivi per alberghi agenzie e tour operator di tutta Italia e la possibilità per le agenzie di rimborsare i clienti con un voucher. Ciò nonostante, l’impressione è che le tutele necessarie per rilanciare la filiera dovranno essere ancora più ampie e significative.