Il giurista Sabino Cassese, professore presso la School of Government della Luiss e giudice emerito della Corte Costituzionale, è stato l’ospite della punta di martedì 7 aprile 2020 di “A casa con”, la video-rubrica dell’Istituto per la Competitività (I-Com) dedicata ai temi dell’attualità politica ed economica, curata dal direttore della comunicazione Andrea Picardi.
Nel corso della conversazione Cassese ha fatto il punto sul decreto liquidità approvato da Palazzo Chigi il 6 aprile 2020 e commentato alcune delle principali questioni sollevate dall’emergenza sanitaria in cui l’Italia e il mondo sono precipitati da più di un mese. “Ritengo che sia la strada giusta“, ha dichiarato. E ha poi continuato: “D’altronde è quella che ha preso anche la Germania, che fin da subito è intervenuta con una manovra resa cospicua proprio dalla presenza di garanzie che attivavano finanziamenti“.
Spesso si parla di questa crisi come una vera e propria rivoluzione del merito. Un’affermazione su cui il professore si è dichiarato d’accordo, ma che comunque lascia spazio a una serie di questioni aperte: “Questa crisi ha messo in evidenza in primo luogo il valore della competenza. La nostra vita, per così dire, è messa nelle mani di persone competenti, un valore che è stato disprezzato in passato e che oggi ritorna in auge“. Ma allo stesso tempo ha messo in luce anche il tema della formazione della classe politica: “L’attuale ha poche esperienze, una formazione culturale generale modesta e manca dell’autorevolezza che si richiede alla classe dirigente. Pensi, per fare un esempio italiano, a Giovanni Giolitti all’inizio del secolo scorso oppure a due leader come Angela Merkel e Emmanuel Macron“. C’é pure un terzo problema, ha sottolineato Cassese: “La burocrazia. Poiché abbiamo scelto sempre sulla base di criteri sostanzialmente politici, abbiamo una burocrazia nella quale vi sono straordinarie eccezioni. Da un lato, ci sono quelli che sono entrati in base al merito e ai concorsi mentre dall’altro, molte – purtroppo – persone che non hanno formazione adeguata al compito“.
Sulle richieste che si levano da più parti per un maggiore ruolo dello Stato in economia il professor Cassese ha dichiarato: “Si tratta di un argomento avvolto dentro le mitologie. Per fare un esempio, la signora Margaret Thatcher per fare le privatizzazioni ha dovuto fortemente rafforzare lo Stato. Lo Stato è sempre rimasto lì con tutta la sua potenza di fuoco, qualche volta in maniera più visibile e qualche volta meno. Riacquista forza e soprattutto visibilità“.
Dall’altra parte, come è emerso ancora negli ultimi giorni, l’emergenza scatenata dal coronavirus ha riacceso il dibattito sull’assetto dei rapporti tra Stato e regioni e sulla relativa distribuzione delle competenze. A questo proposito c’è chi propone di riformare la Costituzione per riassegnare al centro in particolare la sanità e chi ipotizza, invece, l’introduzione di una clausola di supremazia che in nome dell’interesse nazionale possa consentire allo Stato, in presenza di determinate circostanze, di recuperare competenze assegnate in via concorrente o esclusiva alle regioni.
Ma Cassese non è d’accordo: “Penso che non ci sia bisogno né dell’uno né dell’altro: dovremmo invece ricordarci di quanto è scritto nelle leggi della Repubblica italiana. La Costituzione afferma che la profilassi internazionale spetta esclusivamente allo Stato e che il governo centrale può sostituirsi ai governi periferici quando è in pericolo l’incolumità della nazione. Già la Costituzione consentiva di evitare questa cacofonia di voci”.
E invece? “Sentiamo il duca di una regione, il principe di un’altra, il marchese di un’altra ancora: ognuno dei quali sostiene di volere affrontare da solo il problema. Ma non hanno nemmeno il senso del ridicolo. Abbiamo un fenomeno globale che mai si è verificato nella storia del pianeta: le pare che il duca di una piccola regione italiana possa farcela solo?”.