Ci saranno circa 420.000 occupati in meno nel 2020, la maggior parte dei quali appartenenti al settore del turismo. A rivelarlo sono le previsioni sul mercato del lavoro diffuse da Unioncamere lo scorso 7 aprile. La crisi sanitaria che stiamo affrontando ha già modificato in maniera significativa le nostre abitudini quotidiane ma si iniziano a intuire anche gli effetti che il lockdown del Paese avrà sul lungo periodo. Nello specifico, appare evidente come l’emergenza che stiamo vivendo abbia drasticamente portato a uno stravolgimento delle dinamiche economiche e finanziare, non solo come immediata conseguenza del blocco delle attività produttive ma anche in quanto risultato dell’introduzione di nuove tecnologie e paradigmi. Lo smart working, ad esempio, è diventato la modalità di lavoro principale per la maggior parte delle imprese italiane.
Sono stati aggiornati i dati di marzo relativi alle prospettive future del mercato del lavoro per il 2020, in cui si presta particolare attenzione alle necessità occupazionali dell’industria e dei servizi. Le informazioni, che provengono dal sistema delle Camere di commercio italiane, sono servite a costruire un modello di previsione che tiene conto dello shock dovuto all’espandersi dell’epidemia da Covid-19. La costruzione delle stime considera maggio come il momento della progressiva uscita dalla fase di crisi e della ripresa delle attività economiche. Non vengono inoltre calcolate le misure di sostegno nazionali ed europee che, sebbene annunciate, sono ancora in fase di definizione.
Al netto dei beneficiari della cassa integrazione, la media annuale del livello degli occupati si stima in calo del 2,1% rispetto al 2019. Si tratta, in pratica, di una riduzione dello stock dei lavoratori privati di circa 422.100 unità. In particolare, per i lavoratori dipendenti si prevede un calo di 232.000 posti di lavoro (-1,6%) mentre per gli indipendenti di 191.100 unità, ossia il 3,4% in meno rispetto allo scorso anno.
Dall’analisi dei principali comparti produttivi, in particolare, si evidenzia una flessione stimata di 113.000 unità nell’industria e di circa 309.000 nei servizi. Il turismo risulta il settore maggiormente in sofferenza, con un calo stimato nel 2020 di 220.000occupati, ma si ipotizzano ampie flessioni nello stock di occupati anche nei comparti delle costruzioni (-31.000 unità), della moda (-19.000), della metallurgia (-17.000), della meccatronica (-10.000) e delle industrie della gomma e delle materie plastiche (-10.000). Per quanto riguarda i servizi, oltre al dato del turismo si segnalano importanti riduzioni degli occupati nel commercio (-72.000 dipendenti), nei servizi culturali, sportivi e altri servizi alle persone (-24.000) e nel trasporto e logistica (-18.000).
I settori per i quali si può prevedere un saldo positivo sono quelli della sanità (+26mila unità), dei servizi ICT (+8mila unità) e le industrie farmaceutiche (+1.200 unità).