L’impatto del Covid-19 nell’analisi della Banca d’Italia


Articolo
Gabriele Ferrara
Credit: Julien Tromeur da Pixabay

La produzione industriale è scesa del 15% nel mese di marzo e ancora molte sono le perplessità sulle conseguenze dell’emergenza coronavirus sulle finanze delle famiglie italiane. Ce la faranno a ripagare i loro debiti nei confronti dei privati? E quali saranno le ripercussioni dell’epidemia sui mercati? A queste e ad altre domande ha cercato di rispondere la Banca d’Italia in una relazione che fa il punto della situazione e delinea il quadro socio-economico che sta caratterizzando l’Italia in questo periodo storico così complesso. Il documento è stato presentato durante un’audizione nella commissione parlamentare di inchiesta sul Sistema bancario e finanziario alla quale hanno preso parte il capo del Dipartimento vigilanza bancaria e finanziaria della Banca d’Italia, Paolo Angelini, e il capo del Servizio stabilità finanziaria, Giorgio Gobbi.

IL PREZZO DEL LOCKDOWN

Nello specifico, il documento sottolinea come nel mese di marzo la produzione industriale sia calata del 15% mentre tra marzo e luglio il fabbisogno aggiuntivo di liquidità delle imprese potrebbe raggiungere i 50 miliardi. Tuttavia, nella relazione si rileva altresì che “l’impatto delle misure di contenimento della pandemia sul reddito disponibile delle famiglie e sulla disoccupazione dovrebbe essere mitigato dall’ampio ricorso alla cassa integrazione guadagni”. Ciò nonostante, “l’aumento dell’incertezza e i vincoli alla mobilità graveranno comunque fortemente sui consumi privati”. L’improvvisa riduzione, o la completa distruzione, del reddito implicherà una difficoltà notevole per i cittadini nel ripagare i debiti verso i privati. D’altra parte, occorre sottolineare come negli ultimi anni il numero di famiglie in queste condizioni sia notevolmente diminuito. Nel 2019 i nuovi crediti deteriorati erano solamente l’1% dei prestiti in bonis, il valore più basso da quando si dispone di serie statistiche ritenute coerenti. E ancora, alla fine del 2019 il numero di famiglie indebitate e vulnerabili a shock economico-finanziari era il 9% di quelle indebitate, a cui faceva capo il 12% del debito totale del settore mentre le cifre registrate nel 2010 erano state rispettivamente l’11,5 e il 17%.

IL DEBITO PUBBLICO CHE SALE

Ad aumentare è, invece, l’indebitamento pubblico che, secondo le stime della Banca d’Italia, a febbraio è arrivato a 2.446,9 miliardi con un aumento di 2,7 miliardi rispetto a gennaio e di 226,2 miliardi rispetto al febbraio 2019. Numeri, questi, legati a un incremento delle disponibilità liquide del ministero dell’Economia e delle Finanze pari a 1,8 miliardi, senza dimenticare l’effetto complessivo di scarti e premi all’emissione e al rimborso, della rivalutazione dei titoli indicizzati all’inflazione e della variazione dei tassi di cambio. In ogni caso, la Banca fornirà maggiori dettagli sull’andamento della congiuntura economica nel corso del primo trimestre dell’anno in occasione del Bollettino economico che sarà pubblicato venerdì 17 aprile.

LE CONSEGUENZE SUI MERCATI

Tra il 20 febbraio e il 9 aprile l’indice generale della borsa italiana è diminuito del 30% mentre le quotazioni azionarie delle banche italiane sono calate del 40%. Gli utili attesi per il 2020, pur rimanendo positivi per i player principali, sono stati ripetutamente rivisti al ribasso. Inoltre, i rating delle imprese peggioreranno inevitabilmente. Per quanto riguarda i mercati obbligazionari, invece, il rendimento medio sul mercato secondario dei titoli senior non garantiti emessi da banche italiane è aumentato di circa 210 punti base mentre i principali intermediari francesi e tedeschi si sono fermati a quota 110. D’altra parte, la relazione sottolinea che “la politica monetaria accomodante della Bce e della Federal Reserve statunitense consente alle banche di continuare a rifinanziarsi in euro e in dollari in misura adeguata rispetto alle loro esigenze”. La crisi economica potrebbe implicare un deterioramento dei prestiti, che però potrebbe essere contenuto grazie alle misure previste dal decreto Cura Italia e dal decreto Liquidità. Anche se la situazione attuale interromperà il processo di rafforzamento di alcune componenti del settore bancario. Questo dovrebbe valere soprattutto per gli “intermediari di piccole dimensioni e caratterizzati da un modello di business tradizionale che già prima dello scoppio dell’epidemia incontravano difficoltà a mantenere livelli di redditività soddisfacenti”.

IL GIUDIZIO SULLA NUOVA TASK FORCE

La Banca d’Italia ha altresì apprezzato il lavoro che sta svolgendo la nuova task force costituita per gestire le misure di supporto finanziario messe in atto dai decisori pubblici. A parere dei soggetti auditi, “rappresenta un importante luogo di coordinamento e di scambio di idee, che contribuisce a migliorare il lavoro di ciascuno dei partecipanti”. Tra i soggetti che ne fanno parte rientrano il ministero dell’Economia e delle Finanze, la stessa Banca d’Italia, il Mediocredito centrale (MCC), l’Associazione bancaria italiana (ABI), il ministero dello Sviluppo economico e SACE. Lo scopo, si legge, è quello di “agevolare lo scambio di informazioni tra i partecipanti, anche al fine di individuare le soluzioni più appropriate rispetto a eventuali problemi applicativi e per coordinare la raccolta e la diffusione di informazioni sugli strumenti previsti dalla normativa”. Le concrete soluzioni operative individuate vanno dalla costituzione di appositi gruppi di lavoro o comitati a livello manageriale dedicati alla gestione delle richieste della clientela alla previsione di risorse del back-office per la gestione delle richieste di moratoria. E ancora dalla revisione del sistema delle deleghe per snellire le procedure di approvazione delle istanze all’adattamento alla gestione delle moratorie ex lege di procedure informatiche in precedenza utilizzate per quelle volontarie. La Banca d’Italia non ha negato che l’elevato numero di richieste pervenute abbiano inizialmente determinato alcuni ritardi nel fornire riscontri da parte degli intermediari, anche a causa del ridotto personale a disposizione. In ogni caso, è opportuno segnalare che, al 3 aprile 2020, sono state presentate domande di moratoria su circa 660.000 prestiti e linee di credito, per un totale di 75 miliardi di debito residuo, di cui 58 fanno capo alle imprese e 17 alle famiglie.

CONCLUSIONI

Infine, la Banca d’Italia ha ricordato il suo impegno nell’adattarsi al nuovo contesto, “tenendo presente la necessità di conciliare le esigenze istituzionali con quelle di tutela della salute dei lavoratori degli intermediari vigilati e dei propri dipendenti”, con il 90% che lavora da remoto senza che ciò implichi ricadute nelle loro attività. Ancora, al termine della relazione si sottolinea come la banca di via Nazionale contribuisca alle decisioni di politica monetaria e alla supervisione delle banche a livello europeo, garantendo sempre attività di consulenza al governo e al Parlamento per definire la politica economica nazionale, sempre più decisiva per aiutare il Paese a far fronte alle difficoltà legate al sostegno e alla ripresa dell’Italia.

Segretario generale dell'Istituto per la Competitività (I-Com), con delega alla comunicazione e alle relazioni esterne. Classe 1984, giornalista a tempo pieno dal 2005 e professionista dal 2008. Andrea Picardi ha a lungo lavorato in televisione: prima come redattore del telegiornale e conduttore di trasmissioni di approfondimento presso l’emittente televisiva T9 e poi al Tg5. Prima di sbarcare in I-Com, Picardi ha lavorato presso il giornale online Formiche.net, dove tuttora collabora, come redattore e poi anche come direttore responsabile. Esperto di appalti, edilizia e servizi pubblici locali, collabora su questi temi per alcune riviste specializzate

Nessun Articolo da visualizzare

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.