L’efficienza energetica rappresenta sempre più un elemento strategico del mercato immobiliare italiano. Da questo punto di vista nel 2019 sono stati rilevanti i miglioramenti che si sono registrati sia nel segmento delle nuove abitazioni sia in quello del ristrutturato: nel primo caso, quasi l’80% delle transazioni immobiliari ha riguardato abitazioni nelle classi energetiche A o B mentre, nel secondo, la percentuale degli immobili più efficienti è arrivata al 36% rispetto al 22% del 2018.
Sono questi alcuni dei dati contenuti nel rapporto su mercato immobiliare nel 2019 e le previsioni per il 2020 curato dalla Federazione italiana agenti immobiliari professionali (Fiaip), l’Enea e l’Istituto per la Competitività (I-Com). Alla conferenza stampa di presentazione sono intervenuti il presidente nazionale Fiaip Gian Battista Baccarini, il presidente del Centro studi Fiaip Mario Condò de Satriano, il vice presidente I-Com Franco D’Amore e il responsabile Enea del monitoraggio delle politiche per l’efficienza energetica Alessandro Federici. Il report, come ogni anno, scatta anche una fotografia delle dinamiche del mercato immobiliare rispetto alla variabile della prestazione energetica degli edifici e delle abitazioni.
Secondo lo studio, il mercato resta ancora vincolato alle categorie energetiche meno performanti: il 70% degli scambi ha coinvolto immobili non ancora efficientati, e quindi da ristrutturare. Ma nel 2019 si è comunque consolidato il generale trend positivo riscontrato già negli scorsi anni: le compravendite degli edifici che rientrano nella classe energetica più scadente, la G, continuano progressivamente a ridursi. La percentuale si è attestata intorno al 40% per monolocali e bilocali, al 37 per i trilocali, per poi scendere al 34% per le ville unifamiliari e al 24 per le villette. Specialmente per queste due ultime categorie di abitazioni, il miglioramento rispetto al 2018 è da considerarsi molto positivo. La scarsa qualità energetica degli edifici compravenduti rimane però sempre una caratteristica marcata del mercato immobiliare italiano con percentuali di edifici appartenenti alle ultime classi energetiche (D-G) che si attestano intorno al 85% per monolocali, bilocali e trilocali e intorno al 73% per villette e unifamiliari.
E’ aumentata, invece, di quasi 10 punti rispetto all’anno precedente la percentuale di immobili di pregio nelle classi energetiche più performanti (A1-4 e B). Nello specifico, si è passati dal 28% del 2018 al 37 del 2019. Incoraggianti anche i risultati fatti registrare dalle abitazioni situate in zone centrali (16%) mentre, per le zone semicentrali e di estrema periferia, il dato varia dal 14 all’8%.
Continua la crescita del dato relativo agli immobili nuovi, che ha fatto segnare un record: l’80% delle abitazioni di nuova costruzione sono certificate nelle classi A e B. Ma negli ultimi tre anni, tuttavia, è cresciuto di 14 punti percentuali pure il numero di immobili ristrutturati che rientrano in questa categoria, fino ad arrivare al 36%. Non sorprende, invece, il dato modesto dei comparti dell’usato in buone condizioni e ancor di meno quello degli edifici da ristrutturare.
Il dato positivo sugli edifici di nuova costruzione riflette la necessità di dover rispettare gli elevati standard imposti per legge alle nuove costruzioni, ma non solo. L’elevata efficienza energetica dell’immobile rappresenta ormai un’indispensabile vantaggio di mercato, complice pure una domanda e un’offerta più qualificate in questo segmento. Un “sentiment”, questo, percepibile anche nel caso delle abitazioni ristrutturate, come dimostra l’importante crescita dei numeri relativi al segmento.
“La lettura dei dati 2019 sulle tendenze del mercato immobiliare rispetto al tema dell’efficienza energetica restituisce un quadro incoraggiante”, ha commentato il vicepresidente dell’Istituto per la Competitività (I-Com) Franco D’Amore, secondo cui la categoria energetica degli edifici rappresenta sempre di più un elemento indispensabile nel mercato immobiliare. “Tuttavia – ha continuato D’Amore – su questa dinamica sostanzialmente positiva non possiamo però sottacere le preoccupanti incognite gettate dal mutato orizzonte a causa della pandemia di Covid-19. Al momento non esiste una chiara visione a questo proposito, molto dipenderà dalla durata e dell’intensità delle misure restrittive adottate e dagli strumenti messi in campo per l’uscita dall’inevitabile crisi economica che si è innescata”. A tal proposito, secondo il vicepresidente I-Com, “le mutate esigenze abitative, con il ripensamento in termini di multifunzionalità e versatilità degli spazi domestici, potranno giocare un importante ruolo nella mobilitazione di investimenti per una ristrutturazione di qualità degli immobili residenziali ed includere, in maniera sinergica, interventi di riqualificazione energetica profondi”.
“Un cambiamento comportamentale da parte degli utenti finali rappresenta infatti un requisito imprescindibile per aggredire l’enorme potenziale di risparmio energetico rappresentato dagli immobili da ristrutturare. Sarà quindi necessario – ha dichiarato il responsabile del monitoraggio delle politiche per l’efficienza energetica di Enea Alessandro Federici – porre ancora più attenzione in futuro a queste complesse dinamiche, supportate e favorite da adeguati strumenti di policy e meccanismi di incentivazione, che dovranno essere strutturali almeno nel medio periodo, in modo da permettere una pianificazione pluriennale degli investimenti da parte di tutti gli stakeholder coinvolti. Il tutto per orientare sempre più la domanda verso interventi di ristrutturazione profonda degli edifici condominiali, a cui fanno riferimento molte delle abitazioni ricadenti nelle zone semiperiferiche, periferiche e di estrema periferia che abbiamo visto avere performance energetiche ancora particolarmente scadenti”.