Inquinamento, le indagini dell’Esa sulla qualità dell’aria nelle principali città europee


Articolo
Giorgia Pelagalli
Inquinamento
Foto di TF3000 da Pixabay

A marzo e aprile il livello di inquinamento dell’aria nelle principali città europee si è dimezzato rispetto a un anno fa. Le misure di contenimento della pandemia provocata dal diffondersi del Covid-19 stanno portando a enormi mutamenti nella quotidianità delle persone e mentre ciascuno affronta individualmente le sfide sorte con l’inizio del lockdown, iniziano anche ad essere misurabili gli effetti dell’emergenza su tematiche che coinvolgono la comunità globale tutta, come ad esempio quella ambientale.

L’Agenzia spaziale europea (Esa) il 16 aprile scorso ha pubblicato i risultati di uno studio sulla concentrazione di gas inquinanti nell’atmosfera, specificando che le limitazioni a cui i grandi centri urbani europei sono costretti da diverse settimane hanno portato a un netto miglioramento della qualità dell’aria. L’iniziativa dell’Esa si muove nell’ambito del programma dell’Unione europea Copernicus, che prevede l’utilizzo di una costellazione di satelliti (le sentinelle Copernicus) per la rilevazione di dati sulla concentrazione nell’aria di biossido di azoto.

Le immagini satellitari mostrano in particolare la concentrazione di questo gas nel periodo che va dal 13 marzo al 13 aprile 2020. Le informazioni ottenute, messe a confronto con le rilevazioni dello stesso periodo ma dell’anno precedente, mostrano a Madrid, Milano e Roma una riduzione del 45%, mentre il livello a Parigi è diminuito su base annua addirittura del 54%.

Il biossido di azoto è un tipico inquinante dell’aria esterna, prevalentemente generato dal traffico veicolare, ma altre fonti sono gli impianti di riscaldamento civili e industriali, le centrali per la produzione di energia e un ampio spettro di processi industriali. Il biossido di azoto può avere effetti significativi sulla salute umana. In particolare su soggetti sensibili può causare problemi respiratori.

Esistono, tuttavia, difficoltà nella misurazione della concentrazione di questo inquinante. Dal momento che sia le fluttuazioni nelle emissioni che le condizioni metereologiche influiscono sulla sua dispersione, è difficile per gli scienziati trarre conclusioni sulla presenza del gas fondate su rilevazioni a base giornaliera o settimanale. L’analisi su periodi di tempo più lunghi è funzionale proprio ad appianare gli effetti di eventuali anomalie di questa natura. A tal proposito, gli studiosi del Royal Netherlands Meteorological Institute (KNMI), specificano che le osservazioni mensili presentano un’incertezza del 15% che riflette proprio la variabilità climatica. Ciononostante, i loro studi continueranno nelle prossime settimane, approfittando delle restrizioni del lockdown per spostare l’attenzione anche sui Paesi del Nord Europa in cui la variabilità dei dati è maggiore proprio a causa di cambiamenti delle condizioni meteorologiche.

Questa situazione è certamente sui generis e può portare diversi spunti di riflessione. Attualmente stiamo affrontando due emergenze, quella climatica e quella pandemica, forse troppe da sostenere contemporaneamente. Infatti, se da una parte l’esigenza di un cambio di approccio di stile di vita nell’ottica del rispetto ambientale è ormai una priorità manifesta, dall’altra è anche evidente che occorre affrontare la crisi economica derivante dal diffondersi del virus nel modo più efficace possibile, dal momento che i primi disagi sociali conseguenti alla flessione occupazionale iniziano a pesare sulla comunità mondiale, specie per le classi meno privilegiate.

L’esistenza di un rapporto di causalità tra inquinamento e pandemia è ancora oggetto di studi, e sebbene una correlazione positiva sia evidente (si pensi a zone come la Cina e la Lombardia), il rapporto causa-effetto non è confermato dalla comunità scientifica. Tuttavia, non è difficile immaginare come la crisi sanitaria possa influire sul percorso di sostenibilità ambientale intrapreso dai vari Paesi, che è probabile incontrino nuove difficoltà nell’indirizzare sforzi e risorse sufficienti a contrastare l’inquinamento (qui un nostro articolo sulle iniziative nazionali e europee a favore della sostenibilità pre-coronavirus).

Nata a Formia nel 1996 e adottata da Roma nel 2015, ha conseguito la laurea triennale in Scienze economiche presso La Sapienza di Roma con una tesi sperimentale sull’Indice di Sviluppo Umano. Attualmente è borsista presso il Collegio Universitario dei Cavalieri del Lavoro “Lamaro Pozzani” e studentessa del Master of Science in Economics presso l’Università degli Studi di Roma Tor Vergata.

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