Una svolta per la sanità territoriale. Se non ora quando?


Studio
I-Com

Una svolta per la sanità territoriale. Se non ora quando?”. E’ questo il titolo del paper curato da Beppe Moro (ricercatore Istituto per la Competitività, I-Com) e da Francesco Saponaro (presidente del Cetma, Centro di ricerche europeo di tecnologie, design e materiali) per rappresentare il carattere nevralgico, e per molti aspetti decisivo, della presenza sul territorio di una rete di continuità assistenziale articolata, dotata di attrezzature e supportata dalle moderne tecnologie per il teleconsulto e la telemedicina.

La carenza di strutture adeguate di assistenza territoriale associata a una spiccata disomogeneità tra le regioni italiane è uno degli anelli più deboli che l’attuale fase di emergenza determinata dalla pandemia Covid-19 ha evidenziato nell’assetto del sistema sanitario nazionale. Allo stesso tempo, tutti gli attori coinvolti, dalle istituzioni ai medici, pazienti e osservatori, concordano su quanto, da qui ai prossimi mesi, sia strategico creare le condizioni per rilanciare i servizi sul territorio, facendo leva sulle buone pratiche già in uso in alcune regioni (es. Case della Salute).

Attraverso un excursus delle norme più rilevanti (dal decreto Ministeriale del 10 luglio 2007 al decreto Legge 13 settembre 2012 n.158, cosiddetto decreto Balduzzi, sino al recente decreto ministeriale del 12 marzo 2019), lo studio evidenzia come la telemedicina possa diventare, tra l’altro, uno dei campi di investimento più promettenti anche per gli operatori privati e del privato-sociale, delineandosi una sicura crescita sia del fabbisogno di soluzioni tecnologiche sia di servizi al cittadino. Questi ultimi in parte sono semplici servizi di teleassistenza e teleconsulto che possono essere assicurati da centri di erogazione collegati a distanza con i medici abilitati.

Il rafforzamento della sanità territoriale è quindi, ora più che mai, un’opportunità da cogliere anche sotto il profilo economico, come dimostrato nello studio dal caso della Regione Puglia, che ha avviato un circolo virtuoso di partnership pubblico-privata. Con evidenti vantaggi per tutto il sistema, ancora troppo sbilanciato sull’ospedale e, sopratutto a garanzia di un reale continuità assistenziale e di un’efficace presa in carico dei pazienti.

 

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