Una svolta per la sanità territoriale. Se non ora quando?


Articolo
Beppe Moro e Francesco Saponaro
sanità

Il tema del rafforzamento della sanità territoriale è tornato di grande attualità, anche a seguito delle prime analisi e riflessioni critiche sulla drammatica esperienza della diffusione del Covid-19.

L’approfondimento condotto dal ricercatore dell’Istituto per la Competitività (I-Com) Beppe Moro e dal presidente del Centro di ricerche europeo di tecnologie, design e materiali (Cetma) Francesco Saponaro analizza l’evoluzione delle scelte del decisore pubblico italiano, da cui emerge una grande convergenza tra gli indirizzi normativi, le opinioni degli studiosi e degli esperti, gli obiettivi degli amministratori e dei manager sanitari. Per questo sarà decisivo ripensare la presenza sul territorio di una rete di continuità assistenziale articolata, dotata di attrezzature e supportata dalle moderne tecnologie per il teleconsulto e la telemedicina.

UNA SVOLTA PER LA SANITÀ TERRITORIALE. SE NON ORA QUANDO?

Un nuovo approccio culturale che ha bisogno ovviamente di moltiplicare e avvicinare ai cittadini i servizi e, contemporaneamente, migliorare la capacità di cooperazione degli operatori sanitari e la stessa impostazione dei servizi sia di diagnostica e specialistica che di emergenza-urgenza. A questo si aggiunge il forte limite delle normative promozionali (decreti Turco e Balduzzi) circa gli incentivi da fornire alle regioni. In particolare quelle in difficoltà finanziaria, e con un blocco prolungato delle assunzioni, non hanno potuto potenziare l’assistenza distrettuale.

Nel paper gli autori analizzano anche il caso di una regione del Sud: la Puglia. Dal ciclo normativo pugliese assistiamo alla grande convergenza, che si è tradotta in un progetto sperimentale denominato “Nardino” e poi, su tutto il territorio regionale, “Progetto Care Puglia“. Per ragioni corporative e del modus operandi della burocrazia statale il progetto pugliese si arenò in breve tempo, tanto da non avere gli effetti desiderati.

Infine, lo studio si concentra su due aspetti essenziali per un’auspicabile ripresa dell’economia italiana post Covid. Il primo, il nuovo sistema di garanzia per il monitoraggio dell’assistenza sanitaria, varato con decreto ministeriale del 12 marzo 2019, migliora sensibilmente il quadro degli indicatori di verifica dell’assistenza distrettuale, con la prima applicazione dei nuovi indicatori che avverrà sui dati del 2020. Il secondo, strettamente connesso al precedente, riguarda l’attuazione e le relative risorse destinate.

UNA SVOLTA PER LA SANITÀ TERRITORIALE. SE NON ORA QUANDO?

Gli autori, dunque si domandano come ci si possa organizzare per curare e seguire l’80% dei pazienti positivi che sono presso il loro domicilio e che possono non far ricorso all’ospedale. Come si mettono in azione le squadre dedicate alle cure a domicilio e alla somministrazione dei tamponi? Una possibile risposta potrebbe essere quella di stabilire un programma certo di attuazione dell’assistenza nel territorio, o almeno stanziare una cifra consistente da mettere a disposizione del ministero della Salute per finanziare i progetti di rafforzamento predisposti dalle regioni e dalle aziende che sono più indietro sul piano dell’offerta sanitaria distrettuale.

UNA SVOLTA PER LA SANITÀ TERRITORIALE. SE NON ORA QUANDO?

Certamente, per evitare il rinvio della prassi, la premessa maggiore dovrebbe essere sostenere gli investimenti tecnologici. A tal proposito, Moro e Saponaro propongono la telemedicina come uno dei campi di maggiore investimento per il prossimo futuro anche per gli operatori privati e del privato-sociale. Nello scenario della cosiddetta auspicabile ripresa dell’economia italiana dopo lo shock del coronavirus, nel nostro Paese si potrà contare su un settore innovativo e dinamico, sia elettromedicale che biomedicale, pronto a investire in ulteriore innovazione dei prodotti e dei servizi.

Ci sono tutti gli elementi necessari per sostenere una svolta effettiva verso il potenziamento della sanità territoriale. È arrivato, dunque, il momento di passare dalla grande convergenza delle intenzioni alla coerenza delle azioni.

Ufficio stampa e Comunicazione dell'Istituto per la Competitività (I-Com). Nata a Roma nel 1992, Giulia Palocci si è laureata con il voto di 110 e lode in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali presso l’università Luiss Guido Carli con una tesi sul contrasto al finanziamento del terrorismo nei Paesi del Sud-est asiatico.

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