C’è molto digitale nel documento che il gruppo di esperti guidato da Vittorio Colao ha consegnato nei giorni scorsi al presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Innanzitutto, ma non solo, dal punto di vista delle infrastrutture tlc.
Sul tema, in particolare, il piano Colao, dopo aver constatato che il livello di connettività a banda ultra-larga in Italia risulta ancora inferiore a quanto registrato in altri Paesi e che permangono ancora profonde differenze territoriali, in termini di penetrazione e qualità, palesa la necessità di mettere in atto un intervento sistematico per ridurre il divario digitale e rendere il Paese totalmente e universalmente connesso, così da favorire l’ampia diffusione tra aziende e privati delle tecnologie innovative (ad es. sanità digitale e telemedicina, istruzione in e-learning, acquisti e-commerce, pagamenti contactless, etc.).
Fondamentale, per il raggiungimento di questo obiettivo, lo sviluppo della rete in fibra ottica (anche in considerazione dell’azione complementare dalla stessa svolta al pieno sviluppo della rete 5G) e delle reti di quinta generazione. Per fare ciò, lo stesso documento individua una serie di azioni specifiche da mettere in campo che si sostanziano, a livello generale, nella chiara identificazione delle infrastrutture “di interesse strategico”, tra cui quelle di telecomunicazioni e nella creazione di un presidio di esecuzione che garantisca la rimozione di ostacoli alla loro realizzazione.
Entrando, poi, nello specifico, il Comitato guidato da Colao propone lo sviluppo di un piano per il completamento della copertura nazionale della rete in fibra mediante estensione della logica di gara per lo sviluppo di un’unica rete in fibra ottica a tutte le aree oggi senza impegni cogenti di copertura, sostenendone parzialmente i costi con finanziamenti governativi e imponendo al fornitore vincente condizioni cogenti di realizzazione (assistite da sanzioni severe in caso di inottemperanza) nonché garanzia di accesso competitivo a pari condizioni tecnico/operative a tutti gli operatori.
Accanto a tale iniziativa il piano Colao suggerisce di pianificare l‘installazione di accessi in fibra in tutti gli edifici della pubblica amministrazione con particolare attenzione a scuole e strutture socio-sanitarie e amministrazioni locali per rendere possibile il passaggio a servizi digitali ai cittadini, smart working degli impiegati e accesso universale ai dati. Quanto allo sviluppo delle reti 5G, il documento affronta l’annosa e a oggi ancora irrisolta questione dei limiti elettromagnetici esortando l’adeguamento dei livelli di emissione elettromagnetica in Italia ai valori europei, oggi circa 3 volte più alti e radicalmente inferiori ai livelli di soglia di rischio, per accelerare lo sviluppo delle reti, escludendo, al contempo, la possibilità per gli enti locali di opporsi se i protocolli nazionali sono rispettati.
Si tratta di un posizionamento importante che senza dubbio rappresenta la risposta a tutti quegli amministratori locali – non pochi purtroppo – che negli ultimi mesi si sono apertamente opposti, anche mediante l’adozione di ordinanze, all’installazione di impianti 5G dimenticando l’enorme e straordinariamente utile mole di servizi che tale tecnologia potrebbe abilitare anche in una logica di contrasto al covid-19 (si pensi, ad es., al monitoraggio da remoto dei pazienti, a tutta la sensoristica che potrebbe consentire, nelle città, di controllare il traffico ed evitare assembramenti potenzialmente pericolosi, oppure alla possibilità di controllare da remoto macchinari e processi produttivi evitando la presenza fisica negli stabilimenti industriali).
Dall’altro lato, consapevole dell’importanza, nel nostro Paese notoriamente immaturo dal punto di vista della domanda, il piano Colao propone di concedere voucher per sostenere l’accesso alla banda larga delle fasce meno abbienti della popolazione, focalizzato sulla migliore tecnologia disponibile localmente e differenziato tra fibra e altre tecnologie.
Idee animate da una chiara consapevolezza: la centralità del digitale per l’Italia di domani. La digitalizzazione, infatti, viene riconosciuta come volano di sviluppo per tutti i settori produttivi e come strumento di maturazione anche sociale. Ed è così che nel capitolo dedicato al turismo si mira a sviluppare un’infrastruttura digitale per la promozione e commercializzazione dell’offerta mentre per il rafforzamento delle competenze di artigianato specialistico si delinea la creazione di un archivio digitale delle competenze specifiche. Partendo poi dalla considerazione della centralità del ruolo della pubblica amministrazione e della sussistenza di gravi sacche di inefficienza, si prevede, tra l’altro, l’adozione di un piano in grado di accelerare la trasformazione digitale, il finanziamento tempestivo della migrazione al cloud per conseguire rilevante risparmio di risorse, maggiore sicurezza, coerenza e interoperabilità delle banche dati, il rafforzamento significativo della cyberdifesa tramite il forte incremento di risorse umane qualificate e investimenti su infrastrutture e dotazioni tecnologiche degli organismi preposti, lo sviluppo di processi di procurement ad hoc per prodotti e servizi ICT, che necessitano di competenze e modalità operative specifiche.
Le brevi considerazioni svolte dimostrano che siamo di fronte a un documento programmatico che persegue l’apprezzabile obiettivo di tracciare alcune delle principali linee da seguire per sostenere la ripresa dell’economia italiana e stabilizzare nel tempo quella maturazione digitale che il lockdown ha imposto per continuare ad avere una finestra su un mondo temporaneamente congelato. Questo processo di rinascita della nostra economia, se accompagnato da una politica in grado di dare concretezza alle idee proposte innanzitutto riuscendo ad individuare prontamente le necessarie coperture finanziarie per la messa in campo di tutte le azioni necessarie e dal positivo contributo del mondo delle imprese oltre che delle amministrazioni, troverà nelle reti digitali linfa vitale dalla quale attingere slancio per disegnare un mondo nuovo e consentire al nostro Paese di conservare il ruolo da leader che attualmente detiene nello sviluppo del 5G (essendosi posizionato terzo nell’indice DESI) e di iniziare finalmente un percorso di risalita della classifica europea che ci consenta di abbandonare ai ricordi l’ultima posizione attualmente occupata con riguardo alle competenze digitali.