Martedì 23 giugno ha debuttato il Fondo nazionale innovazione, con il consiglio di amministrazione di Cdp Venture Capital Sgr – guidata da Enrico Resmini e presieduta da Francesca Bria – che ha approvato il piano industriale 2020-2022. La dotazione sarà di circa un miliardo di euro, di cui 800 milioni già sottoscritti e operativi. Le risorse sono state allocate dal ministero dello Sviluppo economico e dal Gruppo Cassa Depositi e Prestiti tramite la controllata Cdp Equity. L’obiettivo dichiarato di Fabrizio Palermo, amministratore delegato del gruppo di via Goito, è arrivare a investire in mille start-up entro la fine dell’anno.
Intanto, sono già attivi quattro fondi: due per finanziare start-up e piccole e medie imprese innovative, uno per i fondi di venture capital e un altro per i soggetti ad alto contenuto tecnologico e che si trovano in ambiti ad alto potenziale di crescita. Nei prossimi mesi, poi, verranno lanciati altri due fondi. Uno punterà sugli ambiti strategici per la crescita e competitività del Paese – si pensi a deep tech, blockchain, eco-industries, agri-tech, food-tech, fintech, design, social impact – mentre l’altro investirà nella filiera del trasferimento tecnologico. Ancora, il prossimo anno un altro fondo sarà destinato all’espansione sui mercati internazionali di imprese considerate già “in fase matura”.
In occasione dell’annuncio del nuovo piano industriale, l’amministratore delegato Resmini ha dichiarato: “L’obiettivo del Fondo per il prossimo triennio è rendere il Venture Capital un asse portante dello sviluppo economico e dell’innovazione del Paese investendo rapidamente e in modo efficace i capitali assegnati e creando i presupposti per una crescita complessiva e sostenibile dell’intero ecosistema il sistema del venture capital italiano”. Le start-up sono state definite da Resmini “un polmone di innovazione fondamentale per reinventare l’Italia e rilanciare i settori chiave di questo Paese”.
L’obiettivo del Fondo Nazionale Innovazione è aumentare il livello di competitività del nostro venture capital per avvicinarci a quello dei migliori Paesi europei, favorendo allo stesso tempo i legami tra investitori italiani e internazionali e le startup, ma anche tra quest’ultime e le società del Gruppo CDP e le principali aziende dell’Italia. Come si legge sul sito ufficiale, la volontà è “ampliare gli investimenti diretti e indiretti, favorendo anche la nascita di nuovi gestori, che investano in startup nelle varie fasi di sviluppo, dal segmento dell’early stage al segmento del growth capital”. Un altro traguardo che la società si è posta è promuovere la nascita di forme innovative di investimento per facilitare i processi di trasferimento tecnologico da università e istituti di ricerca, coinvolgendo le imprese italiane anche attraverso il cosiddetto “corporate venture capital”, ovvero in investimenti in società ad alto potenziale innovativo e di crescita.
Nonostante i limiti sistemici, il venture capital è in crescita anche in Italia, come certificato dai risultati raggiunti nel 2019, che è stato un anno record sia per il numero di operazioni realizzate, 148 rispetto alle 102 dell’anno precedente, sia per i capitali investiti, 597 milioni di euro contro i 521 del 2018 (dati Venture Capital Monitor). L’anno passato si è concluso con 148 operazioni, dopo che nel 2018 non si era andati oltre le 102. Se si guarda ai nuovi investimenti, nel 2019 si è passati da quota 78 a 121 (+55%), mentre l’ammontare investito totale è stato pari a 597 milioni di euro, (+14,6% rispetto al 2018, quando si raggiunsero i 521 milioni).
Intanto, martedì 23 giugno la Commissione europea ha pubblicato il nuovo indice annuale sull’innovazione, relativo al 2019. Rispetto ai Paesi membri dell’Unione, l’Italia si è classificata al diciannovesimo posto, registrando un punteggio di 82,8, in aumento negli ultimi nove anni ma ancora non abbastanza per scalare la classifica europea. La crescita è legata soprattutto alle piccole e medie imprese innovative, ai brevetti e alla ricerca. I punti deboli, invece, sono la qualità media del capitale umano e dell’istruzione terziaria, gli investimenti in venture capital, collaborazione internazionale e penetrazione della banda larga. Questi risultati evidenziano quanto sia importante il lavoro che ha intrapreso il Gruppo Cdp. Come ha dichiarato Daria Ciriaci, vicepresidente degli affari europei di Cdp, a Eunews.it, uno dei problemi dell’Italia è legato “al numero limitato di soggetti specializzati nella gestione di fondi di venture capital”. Per questo motivo, tra le questioni da affrontare c’è sicuramente il cambio di mentalità di individui e istituzioni (senza tralasciare il settore bancario), ma anche la creazione di incentivi per investire nel Paese e di strumenti volti a valorizzare le idee e il know-how sviluppato, in modo da ridurre il divario con realtà quali Germania e Francia.