Decarbonizzazione, l’Europa scommette sull’idrogeno verde


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Giulia Tani
Credit: Pixabay / hpgruesen

L’idrogeno è destinato a giocare un ruolo cruciale nella transizione verso la completa decarbonizzazione del continente europeo. Indicato come una delle “energie del futuro” dal vicepresidente esecutivo per il Green Deal europeo Frans Timmermans, l’idrogeno presenta una vasta gamma di potenziali applicazioni. Non soltanto può essere utilizzato come carburante “pulito” al posto delle fonti fossili inquinanti (la sua combustione produce come scarto esclusivamente vapore acqueo), ma può contribuire anche allo stoccaggio dell’energia prodotta da fonti rinnovabili intermittenti quali l’energia solare ed eolica.

A differenza dei combustibili fossili, tuttavia, l’idrogeno non è una fonte primaria di energia, poiché in natura si trova di norma combinato insieme ad altri elementi. È dunque necessario produrlo artificialmente, e le principali fonti impiegate sono il gas naturale e il carbone. Secondo lo studio dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (Aie) “The Future of Hydrogen” (2019), la produzione annuale di idrogeno (circa 70 milioni di tonnellate lo scorso anno) sarebbe quindi responsabile di 830 milioni di tonnellate di anidride carbonica, equivalenti alle emissioni cumulate di Regno Unito e Indonesia. Esiste però un sistema di produzione alternativo, che impiega l’energia elettrica per scindere le molecole dell’acqua in ossigeno e idrogeno. Tale processo, detto elettrolisi, può essere reso interamente a emissioni zero impiegando l’energia prodotta da fonti rinnovabili, come quella eolica o solare. Il risultato prende il nome di idrogeno “verde”.

L’idrogeno prodotto a partire da fonti rinnovabili potrebbe offrire un contributo prezioso per la decarbonizzazione di molti settori, tra cui in particolare quello dei trasporti a lungo raggio (camion, bus e treni), quello residenziale (riscaldamento), nonché la raffinazione e la produzione di ammoniaca o di acciaio. In Scozia, per esempio, viene usato per alimentare i traghetti che collegano le isole Orcadi alla terraferma. In Germania, invece, il gruppo francese Alstom ha lanciato Coradia iLint, il primo treno alimentato a idrogeno, attivo su una tratta regionale. Lo scorso 4 giugno Alstom ha firmato un accordo con la Snam per avviare progetti di mobilità sostenibile anche in Italia, prevedendo la realizzazione dei treni a idrogeno, dell’infrastruttura necessaria per l’approvvigionamento e dei servizi di gestione e manutenzione dei mezzi. La Snam, d’altra parte, è stata la prima in Europa ad avviare la sperimentazione dell’immissione di una miscela di idrogeno e metano nella rete di trasporto gas (a Contursi Terme, nel Salernitano). Anche molte case automobilistiche (tra cui in particolare Toyota e Hyundai) stanno effettuando investimenti ingenti in vetture alimentate a idrogeno.

Come vettore energetico, l’idrogeno verde permette di superare la variabilità delle fonti rinnovabili (non sempre soffia il vento o splende il sole), garantendo continuità nell’offerta di energia. Inoltre, come dimostra il test Snam, può essere immesso fino a determinate percentuali nella rete del gas senza necessità di modificarla. Ciò consentirebbe di coniugare un maggiore impiego di fonti rinnovabili con i benefici di costo e la facilità di utilizzo dei combustibili attuali, poiché sarebbe possibile sfruttare le infrastrutture già esistenti. Secondo uno studio Snam-McKinsey presentato a ottobre 2019 nel corso dell’iniziativa “The Hydrogen Challenge – 2019 Global ESG Conference”, in Italia l’idrogeno potrebbe arrivare a coprire il 23% della domanda totale di energia entro il 2050 in uno scenario di decarbonizzazione al 95%. Sebbene oggi l’idrogeno pulito costituisca meno dell’1% della produzione globale, infatti, si prevede che questa percentuale crescerà rapidamente nei prossimi anni per effetto della progressiva riduzione dei costi dell’energia solare ed eolica e della produzione degli elettrolizzatori su larga scala.

Lo scorso 10 giugno, la Germania ha approvato un piano nazionale per l’idrogeno da 9 miliardi di euro che prevede la costruzione di una capacità di elettrolisi di 5.000 megawatt entro il 2030 e 10.000 megawatt entro il 2040. “Il nostro Paese – ha dichiarato il ministro dell’Economia Peter Altmeierambisce a diventare leader nel settore dell’idrogeno come fece vent’anni fa con le energie rinnovabili e questo potrebbe diventare un business cruciale per i nostri esportatori.

Ma è l’intera Europa a muoversi in questa direzione. Negli ultimi anni, l’Ue ha già promosso lo sviluppo di tecnologie per la produzione di idrogeno verde finanziando progetti coordinati dal Fuel Cells an Hydrogen Joint Undertaking, una partnership pubblico-privata che sostiene attività legate al programma Horizon 2020. È inoltre attesa per il prossimo 8 luglio la presentazione di una strategia integrata sull’idrogeno da parte della Commissione Europea, che dovrebbe definire la tabella di marcia per sviluppare un’economia dell’idrogeno pulito entro il 2050. Nel breve e medio periodo potrebbe essere necessario ricorrere anche al cosiddetto idrogeno “blu”, ottenuto dal gas naturale con la cattura e lo stoccaggio del carbonio (CCS). L’obiettivo di lungo periodo, comunque, rimane l’impiego esclusivo dell’idrogeno verde, permettendo così la realizzazione di un sistema energetico completamente decarbonizzato.

Laureata in Economia dei mercati e degli Intermediari finanziari, sta conseguendo il Master of Science in Economics presso l’Università di Roma Tor Vergata. Si occupa di ricerca economica e raccolta, elaborazione e analisi di dati.

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