Microsoft, la svolta green è servita


Articolo
Giorgia Pelagalli
Green

Microsoft ha lanciato una nuova e ambiziosa sfida: diventare carbon negative entro il 2030 ed eliminare in maniera retroattiva l’impronta ecologica lasciata sul pianeta dall’anno della sua fondazione. L’azienda di Redmond ha annunciato il 16 gennaio 2020 un nuovo piano di sostenibilità, poi messo a punto durante i mesi del lockdown. Ha così restituito centralità al cambiamento climatico, un tema che sembrava essere scomparso dal dibattito pubblico, oscurato dalla contingenza emergenziale da Covid-19. Gli obiettivi che il colosso del tech si impegna a raggiungere hanno del visionario e prevedono l’utilizzo di tecnologie che non sono ancora state inventate. Tuttavia, non è la prima volta che la società fondata da Bill Gates nel 1975, suggerisce al mondo un futuro diverso da quello che si riesce ad immaginare, con le sue proposte potrebbe assumere il ruolo di guida anche nell’ambito del cleantech.

Il carattere prioritario che l’emergenza climatica rivestirà d’ora in avanti per Microsoft è stato sottolineato in modo chiaro e programmatico nel post che il presidente Brad Smith ha pubblicato sul blog.

Il genere umano, con le sue attività produttive e quotidiane, produce più anidride carbonica di quanta il nostro pianeta riesca ad eliminarne, causando il surriscaldamento della temperatura terrestre. Dalla rivoluzione industriale del diciottesimo secolo ad oggi, circa duemila miliardi di tonnellate di CO2 sono stati rilasciati nell’atmosfera e ogni anno se ne aggiungono 50 miliardi. La temperatura è già salita di un grado Celsius negli ultimi 50 anni ed è possibile che aumenti di 4 gradi entro la fine del secolo, generando conseguenze catastrofiche per la vita sul nostro pianeta. L’industria tecnologica produce il 3-3,6% delle emissioni di gas serra del mondo, una percentuale che potrebbe raggiungere il 14% nel 2040. Ed è proprio in virtù di queste evidenze che Microsoft, facendo leva sulle proprie risorse e sulla capacità di innovazione, ha dichiarato di voler ridurre il proprio impatto ambientale, considerando non solo le emissioni dirette legate alle attività centrali, ma anche quelle indirette legate al consumo energetico e quelle prodotte lungo tutta la catena produttiva.

In questo contesto, nonostante nel 2017 il presidente Donald Trump abbia ritirato gli Stati Uniti dall’accordo di Parigi sul clima, diverse imprese private si stanno impegnando verso soluzioni verdi e sostenibili. Amazon stessa ha annunciato di voler raggiungere l’obiettivo della carbon neutrality entro il 2040.

Le linee di azione di chi si muove in direzione della neutralità da carbonio, hanno come target le emissioni zero, attraverso l’implementazione di meccanismi di compensazione e riequilibrio, mentre essere carbon negative significa riuscire ad eliminare dall’atmosfera più anidride carbonica di quanta ne venga emessa. Se si considera che ad oggi il costo per il riassorbimento di una tonnellata di CO2 dall’aria è di circa 600 dollari, si riesce ad intuire la portata rivoluzionaria dell’impegno di Microsoft, che addirittura programma di annullare l’impatto climatico prodotto dai suoi esordi entro i prossimi 30 anni.

Per riuscire a realizzare queste ambizioni, la società punta su un piano di azione ben strutturato e attivo su tutti i fronti produttivi. Dal punto di vista delle fonti energetiche, entro il 2025, la società punta a utilizzare solamente energie rinnovabili in tutti i propri data center, edifici e campus. Inoltre, entro il 2030 le flotte di veicoli utilizzate nei campus saranno elettriche. È anche previsto il rafforzamento della carbon tax. Questo strumento è già attivo dal 2012 e impone sulle divisioni dell’azienda una multa di 15 dollari per ogni tonnellata di CO2 emessa in attività dirette, ma da luglio 2020 graverà sulle operazioni di tutta la catena produttiva, così da fornire incentivi per la loro riduzione ed in modo da finanziare lo sviluppo sostenibile. In più, con l’adozione di nuovi modelli di procurement, Microsoft punterà dal 2021 a portare la nuova visione verde anche tra i propri fornitori.

Ma l’elemento più innovativo del piano si trova nell’investimento per le Negative Emission Technologies (NET), ovvero nello sviluppo di tutte quelle operazioni che porteranno la società a mandare in negativo il bilancio di anidride carbonica rilasciata nell’atmosfera. Tra queste figurano il rimboschimento, l’aumento del sequestro del carbonio nel suolo, la produzione di bioenergia con cattura e stoccaggio del carbonio e soprattutto le Direct Air Capture. Le DAC sono delle tecnologie innovative adibite alla cattura di CO2 dall’atmosfera. Bill Gates stesso investe da due anni in una delle società leader del settore, la Carbon Engineering.

È proprio nelle nuove frontiere che la ricerca può aprire che Microsoft identifica l’elemento chiave del suo programma e la fondazione del Climate Innovation Fund, che raccoglierà risorse per un miliardo di dollari, è esattamente in linea con questa visione innovativa: “Coloro che possono permettersi di andare più lontano e più veloce, hanno l’obbligo di farlo”, ha affermato Brad Smith.

In ultimo, Microsoft ha tutte le intenzioni di utilizzare la sua ingerenza per proporre e suggerire politiche pubbliche che abbraccino in maniera seria e costante la sfida imposta dal cambiamento climatico (qui un nostro articolo sulle comunità rinnovabili). I suoi servizi di consulenza e l’avanzamento tecnologico saranno utili a istituzioni e partner commerciali per iniziare una collaborazione duratura sulle tematiche ambientali.

Nata a Formia nel 1996 e adottata da Roma nel 2015, ha conseguito la laurea triennale in Scienze economiche presso La Sapienza di Roma con una tesi sperimentale sull’Indice di Sviluppo Umano. Attualmente è borsista presso il Collegio Universitario dei Cavalieri del Lavoro “Lamaro Pozzani” e studentessa del Master of Science in Economics presso l’Università degli Studi di Roma Tor Vergata.

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