5G, cosa cambia con il decreto Semplificazioni


Articolo
Maria Rosaria Della Porta
5g

I primi cittadini italiani non potranno più opporsi alle antenne di quinta generazione. È intervenuto il decreto legge 16 luglio 2020, numero 76 (il cosiddetto decreto Semplificazioni) a porre un freno alle innumerevoli ordinanze firmate dai sindaci italiani con lo scopo di bloccare l’installazione delle reti 5G nei propri territori.

Nello specifico l’articolo 38, che detta “Misure di semplificazione per reti e servizi di comunicazioni elettroniche” – contenuto nel quarto titolo del decreto dedicato alle semplificazioni in materia di attività d’impresa, ambiente e green economy – prescrive la modifica delle disposizioni contenute nella legge numero 36 del 2001, in cui si delegava ai comuni la possibilità di scegliere se procedere o meno all’installazione delle antenne di telefonia mobile. Inoltre, stabilisce in modo molto chiaro i limiti ai regolamenti comunali.

Nella nuova norma si legge che “i comuni possono adottare un regolamento per assicurare il corretto insediamento urbanistico e territoriale degli impianti e minimizzare l’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici con riferimento a siti sensibili individuati in modo specifico, con esclusione della possibilità di introdurre limitazioni alla localizzazione in aree generalizzate del territorio di stazioni radio base per reti di comunicazioni elettroniche di qualsiasi tipologia e, in ogni caso, di incidere, anche in via indiretta o mediante provvedimenti contingibili e urgenti, sui limiti di esposizione a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici, sui valori di attenzione e sugli obiettivi di qualità, riservati allo Stato ai sensi dell’articolo 4”.

Dunque, i sindaci possono adottare regole che minimizzino l’impatto per i propri cittadini, ma non posso più opporsi all’installazione delle antenne se queste rispettano i limiti di emissione dei campi elettromagnetici e i piani urbanistici.

Negli ultimi mesi molte amministrazioni locali hanno bloccato i lavori per il 5G in virtù di supposizioni e fake news circa la pericolosità delle antenne di quinta generazione prontamente smentite dagli scienziati.

Secondo il sito Alleanza italiana stop 5G, superano quota 500 i comuni italiani che hanno messo al bando la tecnologia 5G da Nord a Sud paventando rischi per la salute dei cittadini.

D’altro canto gli esperti non vedono pericoli, anzi. Escludono del tutto i rischi connessi alla nuova frontiera della connessione. L’Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha fatto sapere che la nuova tecnologia è ampiamente al di sotto dei limiti per l’esposizione ai campi elettromagnetici stabiliti dalle normative. Anche la Iarc, ossia l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, ha classificato i campi elettromagnetici a livello “2B”, il più basso con riferimento al rischio cancerogeno.

Il decreto Semplificazioni è intervenuto, dunque, a dirimere la questione: i sindaci dovranno attenersi alle direttive statali e non potranno più bloccare l’installazione delle antenne 5G, pena l’illegittimità di un divieto su una materia la cui competenza è riservata allo Stato.

Anche la recente sentenza del TAR di Sicilia ha applicato di fatto il disposto del decreto Semplificazioni. Nello specifico, ha accolto il ricorso di Vodafone contro l’ordinanza del comune di Messina, datata 27 aprile, che vietava la sperimentazione e l’installazione delle antenne 5G perché dannose per la salute.

Il Tribunale amministrativo regionale ha bocciato la decisione del primo cittadino di Messina, sottolineando in primis la natura di servizio pubblico delle reti 5G e puntualizzando come non sia nel potere dei comuni imporre divieti generalizzati all’installazione degli impianti di telecomunicazione. Inoltre, ha anche specificato che è compito esclusivo dell’Arpa (Agenzia regionale per la protezione ambientale), e non dell’amministrazione comunale, la valutazione del rischio sanitario. Pertanto, è stato disposto lo sblocco immediato e urgente delle installazioni.

Research Fellow dell'Istituto per la Competitività (I-Com). Laureata in Economia presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, con una tesi in Finanza Aziendale Internazionale. Successivamente ha conseguito un master di II livello in “Concorrenza, economia della regolamentazione e della valutazione”, presso la medesima università.

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