La pandemia di Covid-19 ha indubbiamente cambiato abitudini e stili di vita, con grandi ripercussioni anche in ambito sanitario. Con le nuove regole di comportamento che implicano il distanziamento sociale e con la forte pressione che in questi mesi è stata esercitata sul Servizio sanitario nazionale, è stato più che mai necessario identificare in tutto ciò che è di matrice multimediale un valido alleato. Proprio grazie alla rete è stato possibile accedere a servizi informativi in ambito sanitario che prima non esistevano, come il Fascicolo sanitario elettronico (FSE), ossia lo strumento attraverso il quale il cittadino può tracciare e consultare tutta la storia della propria vita sanitaria, condividendola con i professionisti sanitari.
Nel Fascicolo vengono archiviati tutti gli atti sanitari prodotti sia dalle strutture pubbliche che da quelle private convenzionate, ma anche documenti aggiuntivi che possono essere inseriti dal cittadino stesso. Una comodità nata già prima della diffusione della pandemia e che oggi si rivela essere un utile strumento per contrastarla: riduce al minimo lo spostamento fisico e contribuisce a evitare il sovraccarico del sistema sanitario.
Ma quali sono le regioni più all’avanguardia da questo punto di vista? Al primo gradino del podio c’è l’Emilia-Romagna, in cui già a fine 2019 erano stati rilasciati circa 800.000 fascicoli. Prima della creazione sistematica del FSE, era l’utente a farsi carico dell’iter di creazione e attivazione del proprio Fascicolo tramite registrazione online e perfezionando, poi, la pratica personalmente a uno sportello dell’azienda sanitaria locale.
Proprio come sancito nel decreto Rilancio, per tutti i cittadini della regione verrà creato automaticamente un fascicolo da remoto, che sarà attivo una volta che la persona interessata avrà espresso il proprio consenso (anche verbale al medico curante). I medici del Servizio sanitario regionale, quelli di medicina generale e i pediatri di libera scelta potranno consultare la documentazione solo dopo il manifesto consenso dell’assistito. Il paziente mantiene in ogni caso il diritto di revocare l’autorizzazione in qualsiasi momento, rivolgendosi al professionista a cui l’ha rilasciata, o svolgendo la procedura online.
A ulteriore tutela dei dati personali, tutte le azioni (dalla raccolta del consenso all’accesso ai documenti) sono tracciate, registrate e consultabili direttamente dal cittadino sul proprio Fascicolo sanitario elettronico, con la possibilità di ricevere notifiche inerenti a cambiamenti anche via e-mail. Per i professionisti della sanità, oltre a una specifica informativa che illustra tutte le regole di gestione dei dati, è disponibile un portale dedicato in cui sono riepilogate tutte le informazioni necessarie per una corretta consultazione della documentazione sanitaria.
“Più una sanità è digitalizzata e informatizzata, più è pronta a rispondere in maniera veloce alle necessità del paziente”, ha commentato l’assessore alle Politiche per la salute Raffaele Donini. Che ha poi continuato: “Abbiamo sempre visto nel Fascicolo sanitario elettronico uno strumento fondamentale per garantire un’assistenza migliore ai nostri cittadini e oggi siamo orgogliosi di dire che l’Emilia-Romagna è la prima regione in Italia che lo adotta in maniera sistematica per tutti i cittadini. Ma si tratta, voglio ribadirlo, di una possibilità nel massimo rispetto della tutela della privacy e della libertà di scelta, non di una imposizione”.
Per rafforzare l’impegno in questa direzione, la Giunta regionale emiliana ha deliberato per un’assegnazione di risorse per il biennio 2020-2021 che ammonta a 14.741.049,84 euro. Di questo investimento, l’80% sarà spartito tra le Aziende sanitarie della regione mentre il restante 20% andrà alla società in house Lepida, responsabile della piattaforma per l’accesso al FSE e lo SPID (Sistema pubblico di identità digitale), che è il sistema di autenticazione online che permette a cittadini e imprese di possedere un’identità digitale unica per accedere ai servizi online della pubblica amministrazione.
L’Emilia-Romagna è la prima regione ad adeguarsi alle disposizioni sulla sanità digitale, diventando un esempio da seguire a livello nazionale. Questa attuazione potrà semplificare e rendere più efficiente l’assistenza sanitaria sia per il cittadino che, ad esempio, non dovrà recarsi fisicamente a ritirare referti e non dovrà organizzare autonomamente la documentazione relativa alla sua storia clinica in forma cartacea ogni volta che andrà dal medico di medicina generale o da un medico specialista. Ma anche per il Servizio sanitario e tutti i suoi attori professionali, che potranno in questo modo giovare di una comunicazione funzionale e ottimizzare così le risorse, evitando i costi superflui di esami già eseguiti e il tempo perso per visite non necessarie.