L’arrivo della seconda ondata della pandemia da coronavirus ha fatto ripiombare l’Italia, e più in generale l’Europa, nello stesso incubo vissuto nei mesi di marzo e aprile. Nei telegiornali di questi giorni si sono susseguite scene di proteste, purtroppo degenerate spesso in atti di violenza per via dell’infiltrazione di gruppi estremisti e criminali, di rappresentanti dei settori economici più colpiti dalle nuove misure imposte dal governo italiano (come la ristorazione, l’industria ricettiva, l’intrattenimento in presenza e il wellness) per cercare di controllare la nuova esplosione dei contagi.
L’impatto di questa nuova ondata ben traspare anche nelle ultime analisi dell’Istat, che ha misurato le variazioni del clima di fiducia dei cittadini italiani. In questo mese l’Istituto di statistica nazionale ha stimato una diminuzione dell’indice di 1,3 punti per i consumatori (da 103,3 a 102,0). Molto interessante è il fatto che le preoccupazioni degli italiani siano legate, più che al clima corrente (che comunque si è ridotto di 0,3 punti), ai mesi che verranno (-6,7 punti). La pessima visione sul futuro è legata indubbiamente alla possibilità di un ulteriore peggioramento della situazione economica del Paese, già pesantemente scosso dalla prima ondata del virus, dal conseguente aumento della disoccupazione e dalla presenza di un enorme debito pubblico.
Quanto alle imprese, invece, nonostante un aumento dell’indice di fiducia generale di 1,6 punti, è possibile notare un andamento decisamente diverso tra i differenti settori economici. L’incremento, in pratica, è imputabile per la maggior parte alla manifattura e, in particolare, al comparto delle costruzioni che, complice il bonus al 110% sui lavori di ristrutturazione e riqualificazione energetica previsto dal governo per spingere la ripresa dell’economia, è cresciuto di ben 3,9 punti, passando da 138,6 a 142,5.
Situazione ben diversa per il clima di fiducia dei servizi turistici (di cui fanno parte, oltre alle attività ricettive, la ristorazione, le agenzie di viaggio e i tour operator) e dei servizi di mercato (categoria a cui appartengono, tra gli altri, il settore dell’entertainment, quello delle attività artistiche e i servizi sportivi). In questi due ambiti, già pesantemente investiti dalla prima ondata, è stato stimato un calo della fiducia di rispettivamente 18 e 0,6 punti percentuali. Nel caso dei servizi di mercato, è utile precisare che il contenimento della riduzione è dovuto principalmente a componenti della classe (come le attività legali e di contabilità, la ricerca scientifica, i servizi veterinari e la riparazione di computer e di beni per uso personale e per la casa) non necessariamente impattati dalla pandemia.
Su questo scenario si inserisce la forte attesa sull’effetto delle ultime misure disposte dal governo e la paura, che si fa sempre più insistente, di un possibile nuovo lockdown generale. Se la curva dei contagi non verrà riportata a breve in una dimensione controllabile, sarà necessario, sull’onda di quanto sta accedendo in Francia, prevedere misure più severe che potrebbero impattare ulteriormente sul clima di fiducia e trascinare giù anche i settori che fino a ora sembravano più al sicuro.