Sono stati pubblicati nella giornata di ieri dalla Commissione europea gli indicatori del sentimento economico e del clima di fiducia delle imprese. L’indice del sentimento economico, conosciuto anche con la sigla ESI, è un indicatore composito prodotto dalla direzione generale della Commissione per gli Affari economici e Finanziari (DG ECFIN) che ha lo scopo di monitorare la crescita del prodotto interno lordo su differenti livelli, in primis all’interno degli Stati membri, poi dell’intera eurozona e, infine, complessivamente nell’Unione europea.
Ma come viene costruito l’ESI? In pratica si basa sulla media ponderata dei saldi delle risposte a domande selezionate rivolte alle imprese e ai consumatori in cinque settori. In particolare, i comparti presi in considerazione sono l’industria (40%) e i servizi (30%). Ma pure quello dei beni di consumo (20%), della distribuzione (5%) e dell’edilizia (5%). I saldi sono il risultato della differenza tra le percentuali degli intervistati che danno risposte positive e negative. I dati vengono inizialmente raccolti su base nazionale e successivamente aggregati e adeguati in base alla stagionalità per valutarne l’andamento sia nell’eurozona, sia nell’intera Unione europea.
Dalle rilevazioni dell’Eurostat di questo ottobre emerge un quadro estremamente delicato. Per quanto riguarda l’eurozona e l’Ue, è stata osservata una situazione di stagnazione che riflette la scarsa fiducia nel settore dei servizi e tra gli stessi consumatori, che tuttavia viene controbilanciata da una ripresa nel campo industriale, nel commercio al dettaglio e nelle costruzioni. Rispettivamente l’indice si attesta a 90,9 nella zona euro e a 90 nell’Ue, valori che si sono stabilizzati dopo aver registrato un crollo record lo scorso marzo a seguito dell’introduzione delle misure di lockdown in Europa.
L’andamento dell’indice non è omogeneo all’interno del Vecchio continente. In alcuni Paesi come, ad esempio, Francia e Paesi Bassi, l’Esi è sceso rispettivamente di -4,5 e -2,2, facendo riscontrare un netto peggioramento. In Italia e in Germania, invece, la crescita di 1,2 punti per la prima e 1,5 per la seconda fa ben sperare in un sensibile miglioramento anche per i mesi futuri.
Il settore industriale è quello che nel tempo ha registrato il numero più elevato di aumenti consecutivi, nonostante la correzione al ribasso delle aspettative di produzione. Dopo il forte calo dell’inizio della pandemia, attualmente l’intero comparto sembra essersi nuovamente bilanciato sia verso l’interno, sia rispetto alla valutazione degli ordini di esportazione. Tuttavia, il risultato raggiunto lo colloca ancora al di sotto della media acquisita negli anni precedenti.
Senza dubbio, le crescenti preoccupazioni sulla situazione economica generale prevista e sulla situazione finanziaria attesa hanno avuto un impatto significativo sui consumatori, generando comportamenti più cauti e una conseguente riduzione dei consumi.
Da tenere in considerazione, anche se non incluso nell’indice Esi, è il calo della fiducia dei servizi finanziari (-3,4). Infine, emerge una netta diminuzione anche rispetto agli indicatori delle aspettative di occupazione, che perdono 1,8 punti nell’area dell’euro e 1,2 punti nell’Ue nel suo complesso.