Il lockdown scaturito a seguito della pandemia da Covid-19 ha reso più evidente il ruolo nevralgico svolto dalle reti di comunicazione. Internet è diventato, ormai da alcuni anni, il centro delle attività sociali, ricreative e lavorative, nonché il canale privilegiato per l’interazione di cittadini e imprese con le pubbliche amministrazioni. Nella fase di quarantena le reti hanno permesso a milioni di persone di lavorare, studiare, fare acquisti e mantenere i propri contatti sociali nonostante le restrizioni domiciliari.
La permanenza forzata delle persone nelle proprie abitazioni ha avuto però effetti notevoli sul sistema nazionale di telecomunicazione. Nello specifico, ha determinato un aumento esponenziale del traffico dati per via della fruizione dei contenuti di streaming video, dell’utilizzo di piattaforme videoludiche, oltre che per il massiccio ricorso da parte delle aziende allo smart working e alla formazione a distanza per gli studenti.
Durante la prima ondata pandemica, l’Agcom ha effettuato un monitoraggio del traffico sulle reti di telecomunicazione a cui hanno partecipato 24 operatori di rete fissa (pari al 99% del mercato) e 8 operatori di rete mobile (pari al 97% del mercato). Dall’analisi è emersa chiaramente la correlazione tra l’entrata in vigore delle disposizioni per limitare la mobilità dei cittadini italiani e l’aumento del traffico di rete. Durante il lockdown il volume di traffico dati è aumentato del 57% su rete fissa e del 29 su rete mobile rispetto al mese di febbraio. Parimenti il traffico voce ha visto un’impennata del 49% da fisso e del 37 da mobile. Con l’inizio della fase 2, e quindi con le prime aperture dopo la fase più critica della crisi, i valori si sono lievemente ribassati, attestandosi a quota +28% su rete fissa e del +15 su rete mobile rispetto ai numeri pre-emergenza (febbraio 2020). L’incremento nell’utilizzo del traffico dati risulta ancora più evidente se osserviamo i valori medi giornalieri, sia fissi che mobili, di petabytes transati. Il traffico medio giornaliero ha sperimentato una crescita verticale dai 95/100 petabytes di gennaio e febbraio ai 147 di marzo e aprile.
Secondo un’analisi effettuata da MedUX, nonostante sia stato osservato un deterioramento generale delle performance delle reti, la continuità del servizio è stata comunque ampiamente garantita. Le stime parlano di un calo della velocità di download del 10% nelle ore di punta (h20‐21) a livello nazionale (8% per i servizi FTTH) ma anche di un aumento della latenza, nei giorni di maggiore utilizzo, del 50% nelle ore del mattino e del 150% nelle ore pomeridiane. Le reti mobili hanno subìto un impatto che, sebbene inferiore a quello registrato sulle reti fisse, ha mostrato un aumento del traffico dati oscillante tra il 20 e il 30%, attribuibile principalmente dagli utenti mobile only.
Nonostante questo sia sintomo del buono stato di salute delle infrastrutture mobili italiane, è necessario non rallentare lo sforzo in termini di investimenti, soprattutto in ottica 5G. Soprattutto bisogna tenere in considerazioni eventuali picchi di traffico derivanti da ulteriori limitazioni della mobilità dei cittadini. In questo, l’infrastrutturazione delle nuove reti può giocare un ruolo fondamentale nel contenimento della contrazione del prodotto interno lordo nella auspicabile ripresa nazionale dopo il crollo dovuto al Covid-19 e alle limitazioni che ne sono conseguite e che ne potrebbero conseguire. A tal proposito è utile ricordare che, secondo le previsioni dell’Agcom dello scorso giugno 2020, la pandemia avrebbe pesato sui ricavi del settore delle telecomunicazioni, che già dal 2017 presentava valori in diminuzione, per un valore stimato dal 6 al 10% rispetto all’anno precedente.