L’ingegneria italiana punta sull’estero. La fotografia dell’Oice


Articolo
Giulia Palocci
estero

Le imprese di ingegneria e progettazione hanno aumentato la loro presenza oltreconfine nel 2019: il fatturato estero è cresciuto di 3 punti percentuali rispetto al 2018 e ha toccato 1,7 miliardi di euro. Una cifra che, in pratica, rappresenta circa il 60% dei ricavi complessivi dell’intero settore. A rivelarlo è l’Oice, l’associazione aderente a Confindustria che rappresenta le aziende italiane di ingegneria, architettura e consulenza tecnico-economica, che, nello studio dal titolo “Report on the foreign activities of Italian engineering, architectural and consultancy companies” condotto insieme al Cer, traccia una panoramica dell’andamento del settore nel 2019 e fornisce anche le stime per l’anno in corso.

Nello specifico, a fare la parte del leone è il comparto energetico, che rappresenta il 71%, seguito da quello dei trasporti (9%) e delle costruzioni/urban planning (8%). Il restante 12% è ripartito tra le attività manifatturiere, infrastrutturali, ambientali, agricole e, infine, quelle legate al settore Ict. Quanto alla dimensione geografica, l’area in cui il valore della produzione è stato più alto nel 2019 è l’Asia, compreso il Medio Oriente, in cui si è sfiorato il 60%. Al secondo posto, seppur distante, l’Africa con una percentuale che supera di poco il 23%. Tuttavia, lo studio sottolinea il grande balzo in avanti rispetto al 2018 non solo del continente africano, ma anche dell’Asia centrale, che nel giro di un anno è passata dal 5,5% al 18,2. L’Unione europea e i Paesi extra-Ue, invece, hanno registrato un valore di produzione che si attesta rispettivamente a 12,8 e 11%. Ancora troppo poco. Come pure è ancora basso il contributo del settore pubblico: dal rapporto emerge che tra i committenti, è il settore privato a detenere la percentuale maggiore, che si attesta all’81%, a fronte dell’8% del comparto pubblico.

Come molti altri settori, anche quello dell’ingegneria e della progettazione sembra abbia tenuto il colpo inferto dalla pandemia da Covid-19. Nel dettaglio, i dati raccolti nei primi sei mesi del 2020 descrivono una situazione in chiaroscuro: la produzione all’estero è diminuita del 14,5%. Un dato non così negativo come si sarebbe potuto immaginare. Logico è che le conseguenze della crisi pandemica si ripercuotono anche sui mercati di sbocco: rispetto al 2019, nel 2020 le imprese si sono focalizzate sui mercati esteri più vicini. Al primo posto, dunque, gli Stati dell’Unione europea, seguiti da Asia, Africa mediterranea e sub-sahariana. Mentre i Paesi europei che non fanno parte dell’Ue, insieme a Sud America, America Centrale, Nord America e Oceania, hanno registrato una percentuale che non arriva al 6%.

Le società di ingegneria, architettura e consulenza hanno migliorato le loro prestazioni complessive rispetto alle performance passate“, ha commentato il vicepresidente dell’Oice Roberto Carpaneto. Che ha poi sottolineato “come questa tendenza stia continuando anche oggi, in un momento molto difficile, in uno scenario macroeconomico incerto e in un contesto settoriale in cui è sempre più dirompente l’importanza della trasformazione tecnologica e dell’innovazione“.

All’evento di presentazione ha partecipato anche il ministro per gli Affari europei Vincenzo Amendola che nel suo intervento ha dedicato un focus alle opportunità legate all’Unione europea, con particolare riferimento al dibattito sul Next Generation Eu e sulla transizione energetica. Temi, questi, sui quali le società che operano nel comparto possono dare un importante contributo. Ma prima di tutto è necessario spingere a fondo su semplificazioni, digitalizzazione e nuovi modelli contrattuali. In questo senso, secondo il presidente Oice Gabriele Scicolone “occorre avere chiaro che il punto di maggiore criticità, è quello dei tempi di realizzazione visto che oggi servono 5 anni per avviare un cantiere”. La ricetta proposta dall’associazione, in sintesi, è quella di “procedere al rafforzamento della capacità di messa a terra della spesa in maniera tempestiva ed efficace da parte della pubblica amministrazione definendo prioritariamente con estrema chiarezza le modalità di svolgimento dei controlli sulla gestione dei processi per garantire tempi, costi, sicurezza e qualità degli interventi”.

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Ufficio stampa e Comunicazione dell'Istituto per la Competitività (I-Com). Nata a Roma nel 1992, Giulia Palocci si è laureata con il voto di 110 e lode in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali presso l’università Luiss Guido Carli con una tesi sul contrasto al finanziamento del terrorismo nei Paesi del Sud-est asiatico.

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