Pil e debito pubblico, quali prospettive per l’economia italiana nel 2021?


Articolo
Domenico Salerno
PIL

Il recente arrivo del vaccino anti Covid-19 nel Regno Unito ha acceso un velato ottimismo riguardo alla ripresa del prodotto interno lordo italiano nel corso del prossimo anno. Nonostante la situazione economica del nostro Paese, e più in generale dell’Unione europea, sia ancora molto grave, con numerosi settori economici in parte o del tutto bloccati (ad esempio quello ricettivo, quello dei trasporti e quello dell’intrattenimento dal vivo), le prospettive per il prossimo anno lasciano presagire un segnale di ripresa per il Pil nazionale.

Le ultime stime diffuse dall’Istat prevedono che il 2020 si chiuda con una riduzione del prodotto interno lordo di circa l’8,9% e con un rimbalzo del 4% nel 2021. Un crollo, quello di quest’anno, dovuto principalmente al calo della domanda interna (-7,5%) che dovrebbe recuperare un 3,8% nel corso del prossimo anno.

Nel terzo trimestre del 2020 il Pil italiano ha fatto registrare una ripresa del 15,9% di cui hanno beneficiato tutti i principali settori economici. Nonostante il miglioramento dei ritmi produttivi non abbia comunque permesso il recupero dei livelli pre-crisi, il rimbalzo del valore aggiunto rispetto ai tre mesi precedenti ha coinvolto in particolare l’edilizia (+45,9%) e l’industria (+30,4%). I livelli del valore aggiunto nei comparti delle costruzioni e dell’informazione e comunicazioni sono risultati addirittura in aumento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (rispettivamente +5,1% e +3,2%) mentre per gli altri settori economici la variazione tendenziale è stata negativa.

I dati sul fatturato relativi al comparto dei servizi hanno evidenziato il crollo delle attività del settore turistico e ricettivo. Tra gennaio e settembre 2020 le entrate del settore aereo si sono ridotte del 58,3%, quelle dell’alberghiero del 52 e quelle delle agenzie di viaggio e dei tour operator del 73,2%.

Le previsioni economiche autunnali dell’Unione europea fotografano per il nostro Paese una situazione ancora più critica di quella evidenziata dall’Istat. Secondo le stime comunitarie, il Pil italiano dovrebbe diminuire del 9,9% nel 2020 (l’1% in più di quanto previsto dall’istituto di statistica nazionale) per poi rimbalzare del 4,1% nel 2021. L’Ue stima inoltre che nel 2022 il prodotto interno lordo italiano dovrebbe continuare la sua corsa a rialzo, raggiungendo un ulteriore +2,8%, che però non gli permetterebbe di tornare ai livelli pre-Covid.

Tuttavia, i numeri e i dati diffusi accendono anche un faro sul debito pubblico italiano, che balzerà dal 134,7% al 159,6% in rapporto al Pil. La sopracitata riduzione del prodotto interno lordo andrà a sommarsi con un deficit che è passato dall’1,6% del 2019 al 10,8 del 2020. Nonostante la ripresa economica prevista, il saldo del bilancio pubblico continuerà a far registrare passività importanti anche nel 2021 (7,8%) e nel 2022 (6%).

Se analizziamo le prospettive dell’economia italiana nel prossimo futuro è impossibile non prendere in considerazione il Next Generation Eu. I risultati economici nazionali dei prossimi anni dipenderanno in buona parte da come saranno impiegate le risorse comunitarie e dal loro effetto espansivo sull’economia italiana.

Direttore Area Digitale dell'Istituto per la Competitività (I-Com). Nato ad Avellino nel 1990. Ha conseguito una laurea triennale in “Economia e gestione delle aziende e dei servizi sanitari” presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore e successivamente una laurea magistrale in “International Management” presso la LUISS Guido Carli. Al termine del percorso accademico ha frequentato un master in “Export Management & International Business” presso la business school del Sole 24 Ore.

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