Un 2021 potenzialmente ricco di novità per la filiera dell’efficienza energetica degli edifici


Articolo
Franco D'Amore
efficienza energetica

L’Europa chiude con un importante passo in avanti verso un futuro sostenibile un 2020 funestato dalle terribili conseguenze sanitarie, sociali ed economiche della pandemia. Il Consiglio europeo del 10 e 11 dicembre ha accolto la proposta della Commissione di alzare l’asticella della riduzione delle emissioni climalteranti al 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990 – un aumento di 15 punti percentuali rispetto all’obbiettivo contenuto nel pacchetto energia e clima. A parte gli ulteriori passaggi istituzionali che ancora servono a rendere operativo il nuovo accordo (la proposta dovrà passare il vaglio del Parlamento europeo che ha però dimostrato ambizioni ancora superiori, richiedendo una riduzione del 60% delle emissioni di CO2 e un completo phase-out dai sussidi diretti e indiretti alle fonti fossili entro il 2025) è chiara la direzione intrapresa dall’Europa guidata dalla presidente Ursula von der Leyen in materia di energia, ambiente e clima attraverso il Green Deal.

Questi nuovi target definiti a livello europeo imporranno anche all’Italia di rivedere al rialzo i già ambiziosi obiettivi in materia di promozione delle rinnovabili e dell’efficienza energetica anche al fine di riorientare più efficacemente tutte le politiche energetico-climatiche verso l’obiettivo della completa decarbonizzazione entro il 2050. A questo proposito, è utile ricordare come i 30 anni che ci separano da questa data siano un periodo molto breve se misurato sulla scala temporale dei tipici cicli tecnologici e di investimento che il settore energetico ha sperimentato nei passati decenni.

Il 2021 sarà quindi un anno impegnativo per quanti saranno chiamati – con molta probabilità – a rimettere mano al piano nazionale integrato energia e clima (PNIEC) che solo da poco ha visto la luce. Ma anche per gli operatori del settore sarà un anno ricco di novità, in particolare per quanto riguarda l’efficienza energetica degli edifici.

Prima di tutto, l’anno nuovo non potrà che essere fortemente marcato (si spera) da importanti passi in avanti nell’efficientamento del parco edilizio esistente grazie agli incentivi del 110%. La norma, che sarà quasi sicuramente estesa oltre l’attuale scadenza del 31 dicembre 2021, ha un potenziale molto rilevante in termini di riqualificazione energetica degli edifici residenziali.

Una seconda norma potenzialmente molto importante e che entrerà in vigore a partire dal 1° gennaio 2021 era contenuta nella direttiva europea 2010/31/UE sulle performance energetiche degli edifici (EPBD). Dall’inizio del nuovo anno sarà obbligatorio costruire tutti i nuovi edifici a “energia quasi zero” (near zero energy buildings nZEB). Tale obbligo si estende anche alle ristrutturazioni profonde di primo livello (ovvero che interessino almeno il 50% della superficie disperdente dell’edificio). Costruire e, ancor di più, ristrutturare un edificio con un ridottissimo uso di energia richiede particolari accorgimenti progettuali e realizzativi, e un’avanzata integrazione tra varie tecnologie per l’efficienza energetica e la generazione distribuita da fonti rinnovabili. Largo spazio sarà quindi dato all’innovazione e agli approcci integrati di filiera (progettazione, produzione di materiali, componentistica edilizia e impianti, fase di costruzione, gestione e manutenzione). Riconvertire il parco edilizio esistente sarà inoltre un tassello essenziale per raggiungere la neutralità climatica al 2050.

Tutto questo avrà anche un impatto economico potenzialmente molto importante. Basandosi sui dati dell’Ecobonus relativi alle ristrutturazioni dei condomini (fonte ENEA) e riportati nella tabella che segue, il raggiungimento dell’obiettivo di risparmio energetico al 2030 stabilito dal PNIEC può essere stimato in circa 13 M€/anno per i prossimi 10 anni.

Tutto questo andrà a intrecciarsi con le conseguenze di medio/lungo termine che la pandemia di Covid-19 porterà con sé e che avrà conseguenze molto rilevanti anche sui consumi energetici degli edifici. Un esempio evidente è quello legato alla quota crescente di lavoro da casa (lavoro agile), soprattutto nel settore dei sevizi. Tale fenomeno, sebbene si ridurrà in termini di consistenza rispetto all’attuale situazione di emergenza, rimarrà comunque marcato anche dopo l’uscita dalla pandemia. Questo implicherà, da una parte, un profondo ripensamento dei luoghi di lavoro, ma, dall’altra, un maggiore “uso” delle abitazioni private, con conseguente aumento dei consumi energetici. Inoltre, è ragionevole ipotizzare anche cambiamenti nelle esigenze di ristrutturazione degli edifici nella direzione di una maggiore multifunzionalità degli spazi abitativi e una maggiore attenzione al tema della salubrità indoor. Queste nuove esigenze dovranno incrociare in maniera sinergica il tema della ristrutturazione green degli edifici.

Un secondo tema chiave sarà rappresentato dal ruolo dei condomini in questa partita: se la maggior parte degli interventi realizzati con l’Ecobonus in passato è stato relativo alla sostituzione degli infissi e delle caldaie con interventi fortemente concentrati sulle singole abitazioni, tale tipologia di interventi, da un lato, ha esaurito parte del suo potenziale e, d’altro lato, non è in grado di garantire il processo di riqualificazione del parco edilizio esistente necessario per traguardare gli obiettivi di decarbonizzazione. È nella ristrutturazione profonda dei condomini che risiede la grossa fetta di efficientamento dei prossimi decenni. D’altro canto, va tenuto in considerazione il fatto che proprio su questo settore è più difficile operare.

Le policy a livello nazionale e regionale si dovranno quindi orientare verso il settore delle ristrutturazioni profonde degli edifici condominiali adottando un giusto mix di incentivi e imposizione di standard che tendano a trasformare il parco edilizio esistente in edifici a energia quasi zero (nZEB). Non dimenticando il settore non residenziale e in particolare gli edifici del comparto privato, fortemente colpito – in generale – dalla pandemia e quindi in una situazione fortemente critica per affrontare gli investimenti necessari per intervenire sul miglioramento dell’efficienza energetica e recuperare il gap accumulato rispetto al raggiungimento degli obiettivi al 2020 e contribuire come previsto al raggiungimento di quelli al 2030.

E’ Vicepresidente dell’Istituto per la Competitività, un istituto di ricerca indipendente che ha contribuito a fondare nel 2005 e che promuove temi ed analisi sulla competitività in chiave innovativa, all’interno del quadro politico-economico europeo ed internazionale.

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