Cantiere Italia. La Regione Sicilia alla sfida della ripresa economica


Policy Brief
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L’andamento macroeconomico più recente della Regione Sicilia è, come è comprensibile, segnato dalla diffusione della pandemia e dalle misure di fermo alle attività produttive e di blocco alla mobilità assunte di conseguenza. Tuttavia, guardando a prima della diffusione dell’epidemia Covid-19, emerge come la performance economica della Sicilia non fosse brillante. Nel periodo 2011-2018, rispetto a una media italiana del 7%, il Prodotto Interno Lordo siciliano è cresciuto dell’1% a prezzi correnti, registrando, pertanto, una riduzione reale del reddito regionale. Si tratta di una performance inferiore anche alla media mostrata dal Mezzogiorno d’Italia (+3%) e a gran parte delle regioni meridionali, ad esclusione di Molise e Calabria. Nel complesso, la Sicilia risulta la decima regione italiana per PIL, dopo la Campania e prima della Puglia. Se consideriamo il PIL pro-capite, tuttavia, la Sicilia risulta diciannovesima, seguendo la Campania e lasciando dietro di sé soltanto la Calabria.

L’andamento macroeconomico della regione appare debole, invero, anche nel quadro europeo, se comparato con altre regioni simili per fondamentali economici. La Banca d’Italia ha condotto un esercizio di analisi della performance economica siciliana per gli ultimi due decenni, in confronto con un gruppo di regioni europee simili per reddito pro-capite, popolazione e struttura produttiva.

Dallo studio si evidenzia come il PIL siciliano abbia registrato un tasso di crescita inferiore al gruppo di confronto nel periodo considerato (2001-2017). Il divario tra i tassi di crescita risultava già non trascurabile nel periodo precedente alla Grande recessione (2001-2007), pari a -1,4 punti percentuali in media annua, e si è ampliato durante la crisi economica e nella fase successiva. Nel periodo della ripresa la Sicilia, infatti, è cresciuta a ritmo più ridotto rispetto alla media delle altre regioni considerate, e cioè dello 0,4% in media all’anno tra il 2015 e il 2017. Se si scompone l’andamento del PIL, si rivela come la bassa crescita siciliana sia dovuta perlopiù al minore contributo fornito dalla produttività oraria del lavoro (misurato in PIL per ora lavorata). Essa, a sua volta, è legata principalmente alla scarsa crescita della produttività totale dei fattori (PTF), che dà una misura dell’efficienza con cui vengono combinati i fattori produttivi. In senso negativo, incide anche un andamento sfavorevole dell’intensità di capitale dell’economia, misurata dallo stock di capitale in rapporto alle ore lavorate.

Particolarmente debole è altresì la dinamica occupazionale. Nel periodo della recessione la Sicilia ha sperimentato una contrazione doppia dell’occupazione, se comparata a quella conosciuta dalle altre regioni del gruppo di controllo, mentre, negli anni della ripresa, la dinamica di recupero è stata meno sostenuta. Nello specifico, la riduzione dell’occupazione nelle fasce più giovani è stata compensata solo in parte dall’aumento degli occupati tra gli adulti.

Sull’andamento economico della Sicilia, incide altresì la dinamica demografica, che presenta numerosi indici negativi. Si osserva, infatti, una riduzione sia del numero sia dell’incidenza degli individui in età lavorativa sul totale della popolazione. Il saldo naturale della popolazione risulta leggermente negativo, mentre il saldo migratorio, come è noto, pesa come un macigno. A causa di un tasso di fecondità più basso e di una quota di giovani inferiore, le prospettive demografiche della Sicilia sembrano peggiori rispetto alla media europea.

 

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