L’economia italiana, come quella della maggior parte dei Paesi occidentali, esce dal 2020 con le ossa rotte. Il riacutizzarsi dei contagi negli ultimi mesi dell’anno appena concluso ha costretto le istituzioni a imporre nuove misure restrittive che hanno inevitabilmente strozzato l’espansione del commercio che in genere si verifica nel periodo natalizio, in cui milioni di attività realizzano la quota maggiore del proprio fatturato. Sfumata anche quest’ultima possibilità di ripresa, quindi, non ci resta che fare un bilancio dei danni che la pandemia ha arrecato all’economia italiana nel 2020.
Gli ultimi dati rilasciati dall’Istat certificano il violento shock a cui è stata sottoposta l’economia del nostro Paese anche nell’ultimo periodo. Nel mese di novembre l’indice della produzione industriale ha registrato un calo congiunturale dell’1,4%. Una riduzione che scaturisce dalla contrazione dell’attività in tutti i principali comparti (-4,0% per i beni di consumo, -3,6 per l’energia e -0,6 per i beni strumentali) a eccezione dei soli beni intermedi che hanno fatto registrare una lieve crescita dello 0,2%.
Un calo notevole si è registrato anche sulle esportazioni, un settore tradizionalmente trainante per l’economia italiana che a ottobre ha mostrato una flessione in termini congiunturali dell’1,3%. Rispetto allo stesso mese del 2019 il calo nelle vendite di prodotti nostrani all’estero si è attestato sull’8,4%. I settori merceologici maggiormente interessati da questo trend sono i beni di consumo non durevoli (-2,6%) e i prodotti intermedi (-1,8%) mentre i beni strumentali hanno evidenziato un lieve incremento (+0,5%).
Per quanto riguarda il commercio, le vendite al dettaglio hanno subito nel mese di novembre una flessione congiunturale del 7,4% rispetto a quello precedente. Il crollo ha interessato in particolare i prodotti non alimentari (-13,5%) mentre le spese per alimenti sono cresciute dell’1%. Di contro, a novembre è stata confermata la notevole crescita del commercio elettronico (+50,2%).
Segnali positivi, invece per il mercato del lavoro con il tasso di occupazione che è aumentato dello 0,3% (pari a +63.000 unità). Questo incremento ha interessato sia gli assunti a tempo indeterminato (+0,5%) che determinato (+0,6%). In generale il tasso di disoccupazione nello stesso periodo è sceso all’8,9%, lo 0,6 in meno rispetto al mese precedente.
Lo scenario cupo che abbiamo evidenziato in questa analisi è stato però parzialmente attenuato dall’arrivo del vaccino, fattore che vede l’Italia tra i Paesi europei più virtuosi per numero di dosi somministrate. Con la campagna vaccinale in fase primordiale e le tensioni politiche attorno al Next Generation Eu risulta però difficile fare una previsione su quanto del terreno perso potrà essere recuperato nel 2021.