Il 2020 è stato un anno particolarmente complicato per il settore delle costruzioni, colpito significativamente dalla crisi economica e sociale scaturita dalla pandemia da Covid-19. La chiusura di interi comparti dell’industria e dell’economia, accompagnata dall’incertezza di piccoli e grandi investitori del pubblico e del privato, ha aggravato una situazione che già presentava criticità da diversi anni. Sono queste alcune delle tendenze riportate nell’ultimo osservatorio dell’Ance – l’associazione nazionale dei costruttori aderente a Confindustria – che traccia un quadro complessivo sui dati dell’edilizia a ormai un anno di distanza dall’inizio della pandemia.
UNA CRISI CHE VIENE DA LONTANO
In seguito al perdurare dell’emergenza sanitaria, il settore edile ha assistito a un crollo complessivo degli investimenti del 10,1% negli ultimi dodici mesi. Il dato riportato dall’Ance è identificativo delle numerose difficoltà scaturite dalla crisi economica e sanitaria e riporta una situazione ugualmente critica sia per l’edilizia abitativa, sia per quella commerciale e non-residenziale. A questo si aggiungono i preoccupanti numeri sulle ore lavorate nell’intero comparto (-10%) e il crollo dei permessi per le costruzioni, diminuiti nei primi sei mesi del 2020 del 13,6% per le nuove abitazioni e del 39 per l’edilizia non residenziale. L’impatto pesantissimo del Covid ha di fatto annientato i primi segnali di ripresa che nei mesi antecedenti alla pandemia avevano riacceso la speranza per un settore che negli ultimi 12 anni ha visto ridotti i livelli produttivi di oltre un terzo. Il 2019 aveva segnato positivamente tutti i segmenti del settore, con una particolare crescita nelle nuove costruzioni abitative (+5,4%) e nelle opere pubbliche non residenziali (+3%).
LE COSTRUZIONI NEL SETTORE ABITATIVO
Dei 118 milioni di euro destinati agli investimenti nelle costruzioni nel 2020, poco meno della metà è stata destinata all’edilizia abitativa. In questo settore la contrazione maggiore ha riguardato gli investimenti nelle nuove costruzioni che, secondo le stime Ance, rispetto al 2019 sono diminuiti del 12,5% per via dei ritardi nell’attività produttiva causati dal lockdown e dalla ritrosia delle famiglie a investire. Questo dato si riflette anche nel generale contraccolpo subito dal mercato immobiliare che nei primi 6 mesi del 2020 ha visto diminuire su base annua il numero di compravendite di circa 22% e il numero di mutui del 7%.
Per la prima volta si registra anche la caduta negli investimenti in manutenzioni straordinarie, diminuiti del 9,8% dopo diversi anni caratterizzati da tendenze positive. A incidere su questo dato, secondo l’Ance, è stato soprattutto lo stato di attesa da parte di tutti gli operatori per l’effettivo decollo degli interventi legati al Superbonus del 110%. Una misura, quest’ultima, considerata fondamentale per il settore in quanto in grado di provocare un significativo rilancio per il 2021.
IL SETTORE NON RESIDENZIALE
Quasi sessanta milioni di euro sono invece stati investiti nel comparto delle costruzioni non residenziali che, dopo quattro anni di crescita consecutivi, ha segnato un -9,6% rispetto al 2019. Secondo i dati Ance, le contrazioni maggiori sono state segnalate dal settore privato, in calo del 13,5%. Uffici, attività commerciali, turistiche e di ristoro sembrano aver trainato il comparto verso una profonda crisi. Per le opere pubbliche, invece, l’Associazione dei costruttori edili ha stimato un calo meno marcato (-2,5%) mentre si evidenziano i primi effetti del decreto Semplificazioni che hanno portato a una contrazione nel numero di gare pubblicate (-11,1%) e a un aumento degli importi (+28,7%). Quest’ultimo dato era già emerso dall’analisi condotta dal Cresme nel rapporto di dicembre 2020, in cui era stato evidenziato come dietro la crescita ci fosse una sorprendente, e praticamente esclusiva, spinta dei gruppi di Ferrovie dello Stato (rappresenta oltre il 45% del mercato) e Anas.
LE PREVISIONI PER IL 2021
A questo scenario drammatico si contrappongono però alcune previsioni più rincuoranti per il 2021. Secondo le stime dell’associazione, l’anno in corso potrebbe essere segnato da una ripresa importante per tutto il settore, con un +8,6% per gli investimenti in costruzioni e un effetto sull’economia di quasi +2% di prodotto interno lordo. La crescita è però fortemente condizionata dall’apertura dei cantieri, che dovrebbero portare a un +7,7% per le costruzioni di opere pubbliche e che, tuttavia, tarda a essere avviata. Un altro fattore determinante è rappresentato, come dicevamo, dal Superbonus del 110% che, nel 2021, porterà a un +14% per le attività legate alla manutenzione degli edifici. Con una spesa aggiuntiva da parte dello Stato di circa 6 miliardi l’anno, questa misura dovrebbe avere un effetto totale sull’economia pari a 21 miliardi di euro, nonché un incremento di circa 64.000 posti di lavoro nelle costruzioni. L’Ance sottolinea quindi la necessità di garantire una proroga dell’agevolazione fino al 2026, auspicando inoltre una semplificazione per le procedure d’accesso.