Alla vigilia della festa dell’8 marzo, la Commissione Ue punta a garantire la trasparenza salariale e la pari retribuzione tra donne e uomini per lo svolgimento dello stesso lavoro. In caso di discriminazioni i datori di lavoro saranno sanzionati. E’ quanto emerge dalla proposta di direttiva presentata dall’esecutivo Ue questa settimana sull’equal pay e la trasparenza sugli stipendi.
Secondo la proposta di direttiva, i datori di lavoro avranno l’obbligo di fornire informazioni sul livello salariale iniziale al momento dell’annuncio del posto di lavoro o prima che avvenga il colloquio. Inoltre, i datori di lavoro non potranno chiedere ai candidati informazioni riguardanti gli stipendi precedentemente percepiti. Mentre gli impiegati potranno informarsi e chiedere al proprio datore di lavoro quale sia il proprio livello salariale, gli stipendi medi di entrambi i sessi per le loro categorie o per impieghi di pari livello.
Inoltre, i datori di lavoro con almeno 250 dipendenti dovranno pubblicare informazioni sul divario retributivo tra i lavoratori e le lavoratrici. Se la rendicontazione sulle retribuzioni rivela un divario salariale di genere di almeno il 5% che non può essere giustificato secondo fattori oggettivi neutri rispetto al genere, i datori saranno tenuti a effettuare una valutazione degli stipendi, in collaborazione con i rappresentanti dei lavoratori.
Nel testo la Commissione intende garantire un più agevole accesso alla giustizia per le vittime di discriminazione salariale: i lavoratori che hanno subito discriminazioni di genere nei loro stipendi potranno chiedere un risarcimento, compreso il pieno recupero degli arretrati e dei relativi bonus.
Inoltre, l’onere della prova sarà a carico del datore di lavoro che dovrà dimostrare che non ci sia stata discriminazione in relazione alla retribuzione. Gli Stati membri dovranno stabilire sanzioni specifiche per violazioni delle norme sulla pari retribuzione e un livello minimo di ammende. Gli organismi a garanzia della parità di genere e i rappresentanti dei lavoratori potranno agire in sede legale o amministrativa per contro dei dipendenti e per rivendicazioni collettive.
“Uno stesso lavoro merita una pari retribuzione“, ha commentato la presidente della Commissione Ue, Ursula Von der Leyen che poi ha aggiunto: “E per la parità di retribuzione, è necessaria la trasparenza. Le donne devono sapere i loro datori di lavoro le trattano in modo equo. E quando questo non è il caso, devono avere il diritto di reagire e ottenere ciò che meritano“.
I costi annuali di rendicontazione delle retribuzioni per i datori di lavoro sono stimati tra 379 euro e 890 euro per aziende con oltre 250 dipendenti. La proposta sarà ora sottoposta all’approvazione del Parlamento europeo e del Consiglio. Una volta adottata, gli Stati membri avranno due anni per recepire la direttiva europea sulla trasparenza salariale e la parità salariale.