L’Unione europea ricopre un ruolo centrale per la stabilità e per il buon funzionamento dei mercati finanziari dei Paesi membri. La progressiva concretizzazione dell’unione dei mercati dei capitali ha posto la sostenibilità ambientale e sociale al centro delle politiche economiche dell’Unione. In particolare, la Commissione europea sostiene la transizione verso un modello di sviluppo economico circolare, a bassa concentrazione di carbonio e improntato all’efficienza energetica.
Gli investimenti sostenibili e responsabili sono sempre più diffusi a livello mondiale grazie alle molteplici opportunità offerte a investitori istituzionali e retail. Tuttavia, a fronte di un mercato complesso e in costante evoluzione, non vi è ancora accordo sulle caratteristiche essenziali che un “investimento sostenibile” debba avere come, ad esempio, l’obiettivo di generare rendimento per l’investitore, l’orientamento al medio-lungo periodo oppure l’integrazione dei criteri Environmental, Social and Governance (ESG) nella selezione dei titoli.
La finanza sostenibile è organizzata in diversi settori. Tra questi, il più dinamico è quello dei Sustainable & Responsible Investment Funds (SRI), le cui strategie di investimento usano tipicamente i rating ESG. Si tratta di un’area in forte crescita e le stime in circolazione collocano gli investimenti ESG a 35 trilioni di dollari nel 2025. Perciò, data questa crescita impetuosa, oggi la competitività dipende anche da come le aziende sono posizionate per attingere finanziamenti dai mercati.
Se confrontiamo le società statunitensi quotate nell’S&P500 con un gruppo omogeneo di imprese europee quotate in borsa, possiamo subito notare che le seconde, in media, godono di rating ESG superiori del 14% rispetto alle statunitensi (64,43 per le europee contro 56,37 per le americane). Quando lo scomponiamo, il vantaggio delle aziende europee è massimo nella componente E, “Environmental”, (+22,5%; 63,08 contro 51,48), intermedio in quella S, “Social” (+16,0%; 68,35 contro 58,90) e trascurabile nella G, “Governance” (+0,4%; 59,88 contro 59,66). Un vantaggio, quello delle aziende del Vecchio continente, che può essere spiegato con la maggiore sensibilità dell’Europa alle tematiche della sostenibilità e con le conseguenti politiche economiche adottate da Bruxelles e dai singoli Stati membri.
Un altro settore della finanza sostenibile è quello delle obbligazioni verdi. La prima a livello mondiale, ossia il Climate Awareness Bond, è stata lanciata nel 2007 proprio dalla Banca europea per gli investimenti. Sul mercato europeo il valore cumulativo delle obbligazioni verdi dal 2007 alla fine del 2018 ha raggiunto i 190 miliardi di dollari. Si tratta, è bene ricordarlo, del miglior risultato a livello mondiale. Mentre i green bond quotati, in quanto tali, sono già sottoposti a obblighi di trasparenza e rendicontazione dalla vigente normativa europea, alle obbligazioni non quotate si applicano regolamentazioni meno stringenti: i titoli non sono vigilati dalla Commissione nazionale per le società e la borsa (Consob) relativamente alla correttezza e alla trasparenza delle informazioni fornite.
Per questa ragione, l’High-Level Expert Group on sustainable finance (HLEG) ha proposto di identificare un Green Bond Standard (GBS) a partire dalle buone pratiche esistenti: allineamento alla tassonomia sulle attività eco-compatibili per l’identificazione dei progetti e delle attività finanziabili, pubblicazione di un “Green Bond Framework” (GBF), cioè un documento in cui l’emittente è esplicita, e volontà di allineare il green bond al GBS. Ma ancora, conformità del piano di finanziamento dell’obbligazione agli obiettivi ambientali dell’Unione europea e verifica da parte di un revisore esterno della conformità del Green Bond Framework e dell’allocazione dei proventi. L’obiettivo è quello di fare chiarezza su aspetti ancora controversi come la definizione di progetto “green” finanziabile dall’obbligazione, la misurazione dell’impatto degli interventi, la coerenza dei processi di validazione e revisione esterna.
La finanza responsabile può svolgere un ruolo di rilievo per riconciliare lo sviluppo con i valori ambientali, etici e sociali. Può inoltre contribuire a riassorbire l’eccesso di risparmio e a innalzare il potenziale produttivo e a disegnare, al tempo stesso, un percorso di crescita in grado di ridurre le vulnerabilità sociali e di contrastare i rischi climatici. La possibilità di attuare programmi d’investimento di grande portata dipenderà dal costo e dalla disponibilità di risorse finanziarie. Un costo del capitale più basso rispetto agli investimenti potrebbe stimolare, dunque, l’avvio di progetti sostenibili.
Lo sviluppo della finanza sostenibile richiede, infine, una stretta cooperazione a livello globale, anche in considerazione della percentuale assai elevata delle emissioni inquinanti mondiali.