Energia, i consumi energetici nel 2020 secondo Enea


Articolo
Giusy Massaro
energetico

Il 2020 si è chiuso con un calo dei consumi di energia del 10%. Un record storico se si pensa che una contrazione così non si registrava da circa 70 anni: ad esempio, con la crisi finanziaria del 2009 si toccò un -5,7%.

I dati sono stati diffusi da Enea nella sua recente analisi trimestrale che si riferisce agli ultimi tre mesi del 2020. Si tratta di una riduzione superiore anche a quella registrata nel prodotto interno lordo (-8,8%), e questo è facilmente comprensibile visto che la pandemia non ha fermato solo le attività economiche ma ha fortemente ridotto la mobilità privata e i volumi di traffico (sia stradale che aereo). Proprio quest’ultimo aspetto spiega ben il 60% della riduzione dei consumi di energia primaria per via della ridotta domanda di petrolio.

Il calo, concentrato soprattutto sulle fonti fossili – la cui quota nel mix energetico raggiunge il minimo (72%) dal 1961 – e, in particolare, su quelle a maggiore intensità carbonica come petrolio e carbone, ha fatto sì che, ancor più dei consumi di energia, siano diminuite le emissioni di CO2, precisamente di 38 MtCO2 (-12%) rispetto al 2019. È grazie a questa riduzione che le emissioni del sistema energetico italiano risultano a fine anno inferiori di quasi il 40% rispetto ai livelli del 2005, con un balzo di circa otto punti percentuali rispetto a un anno prima. Un dato certo positivo, sebbene per il 70% legato alla riduzione del Pil (dunque, dell’attività economica) e solo per il 30% dovuto al minor ricorso a fonti fossili carbon intensive e alla riduzione dell’intensità energetica.

Grazie all’abbassamento dei consumi energetici totali, la quota di rinnovabili (FER) sui consumi finali è pari al 20% circa (+2 punti percentuali rispetto al 2019), un dato che consente all’Italia di superare il target Ue del 17% al 2020. Tuttavia, il coordinatore dell’analisi Enea Francesco Gracceva ha ricordato che “la progressione verso il target stabilito nel PNIEC per il 2030 (30%) rimane lenta, e ancor più lontano risulta il nuovo target Ue. Il 2020 ha segnato un ulteriore rallentamento delle installazioni di nuova capacità elettrica rinnovabile, ferme a circa 1/4 di quanto sarebbe necessario per raggiungere gli obiettivi 2030”.

Altri due aspetti vengono indagati nell’analisi: i prezzi dell’energia e la sicurezza energetica del nostro Paese. Sul primo aspetto, quanto all’elettrcità, segnano un -15% per le imprese e -10 per i consumatori domestici, mentre il gas ha raggiunto una contrazione persino superiore al 20%. Tuttavia, a partire dalla fine dell’estate, l’aumento del prezzo del gas sui mercati internazionali si è riflesso in una rapida risalita del costo della bolletta nel quarto trimestre, sia per le utenze industriali, sia per quelle domestiche.

La sicurezza energetica peggiora sempre di più a causa delle difficoltà nel settore elettrico e nella raffinazione che ha sofferto margini negativi e un forte calo dell’utilizzo degli impianti. In particolare, il sistema elettrico si è ritrovato a dover gestire nuovi massimi storici della quota di generazione rinnovabile non programmabile (20% su base mensile a maggio, oltre il 70% su base oraria). In pratica, una condizione vicina a quella che dovrebbe realizzarsi entro il 2030 con il percorso di decarbonizzazione. Questo ha avuto un significativo impatto sui costi della gestione in sicurezza del sistema, tant’è che gli importi dei servizi di dispacciamento hanno superato i 2 miliardi di euro.

Research Fellow dell'Istituto per la Competitività (I-Com). Laureata all’Università Commerciale L. Bocconi in Economia, con una tesi sperimentale sull’innovazione e le determinanti della sopravvivenza delle imprese nel settore delle telecomunicazioni.

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