Unione europea, le proposte della Commissione per una riapertura in sicurezza


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Camilla Palla
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E’ passato ormai un anno dallo scoppio della crisi sanitaria nell’Unione europea. Dodici mesi all’insegna della ricerca di soluzioni per contenere il virus e sostenere le economie e i sistemi sanitari degli Stati membri. Ad oggi la Commissione europea si dice ottimista, nonostante il momento burrascoso dovuto al dibattito sulla sicurezza dei vaccini e alla diffusione delle varianti. In tal senso, ha adottato una comunicazione che ha come obiettivo fornire una serie di strumenti che possano facilitare gli Stati membri nel ritorno alla normalità in modo coordinato e comune all’interno dei confini europei.

La situazione epidemiologica in Europa è ancora molto critica“, ha detto il commissario per la Salute e la sicurezza alimentare Stella Kyriakides. Che ha poi continuato: “Solo attraverso un approccio comune basato su misure trasparenti e sulla piena fiducia reciproca potremo tornare in sicurezza alla piena libertà di movimento nell’Ue“.

In primo luogo, entro il mese di aprile il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie renderà disponibile uno strumento digitale interattivo in grado di effettuare valutazioni sulla situazione epidemiologica all’interno dei singoli Stati membri. Ci saranno simulazioni che illustreranno il margine di manovra per ridurre le misure di risposta senza rischiare un’inversione nella diffusione del virus.

Un secondo sforzo viene richiesto a livello di tracciamento del virus. In primis attraverso gli auto-test, che si stanno progressivamente diffondendo sul mercato, ma anche tramite il monitoraggio delle acque reflue. Un’azione, questa, richiesta dalla Commissione in un’apposita raccomandazione per condividere i dati con le autorità sanitarie competenti al fine di facilitare la rilevazione precoce della presenza del virus e identificare i cluster. Infine, sarà garantito il controllo degli spostamenti transfrontalieri attraverso moduli digitali di localizzazione dei passeggeri che siano tuttavia in piena conformità con il trattamento dei dati personali.

Ad aprile è attesa anche una nuova strategia comune sulle terapie, con l’obiettivo di accelerare la ricerca e la produzione, ma anche di garantire un accesso più ampio e rapido ai trattamenti. Il tutto sarà accompagnato da misure normative più flessibili, prime fra tutte le agevolazioni sull’etichettatura. Lo scopo è quello di estendere il più possibile la copertura vaccinale in Europa per permettere ai cittadini di riacquistare la libertà di movimento in piena sicurezza.

A ciò si affianca il tanto discusso certificato vaccinale. Lo scorso 17 marzo la Commissione ha adottato una proposta legislativa che stabilisce un quadro comune per il Digital Green Certificate. Si tratta di uno strumento per il rilascio, la verifica e l’accettazione dei certificati, che ha lo scopo di facilitare la libera circolazione all’interno dell’Unione, basato sul rigoroso rispetto della non discriminazione e dei diritti fondamentali.

Non sarà solo un certificato di avvenuta vaccinazione. Ma sarà la prova che una persona è stata vaccinata contro il Covid-19, ha ricevuto un risultato negativo del test o è guarita dal virus. Terrà traccia, dunque, del trascorso clinico dell’individuo e sarà disponibile, gratuitamente, in formato digitale o cartaceo. Includerà un codice QR per garantire la sua sicurezza e autenticità. La Commissione introdurrà un apposito portale per assicurare che i certificati possano essere verificati in tutto il continente e sosterrà gli Stati membri nell’implementazione tecnica. L’iniziativa coinvolgerà, oltre agli Stati dell’Unione, anche Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera.

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