La povertà energetica in Italia e le politiche di contrasto. Lo studio firmato Enea


Articolo
Giusy Massaro
energetica

Il Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) individua gli strumenti di cui l’Italia dovrebbe dotarsi per raggiungere gli obiettivi europei al 2030 e avviare, così, un processo di transizione energetica sostenibile. Tuttavia, il traguardo è stato reso più ambizioso con il passaggio dal 40 al 55% della riduzione delle emissioni di gas serra entro quella data.

In linea con gli impegni assunti a livello internazionale per una transizione giusta, la trasformazione verso l’energia pulita deve essere gestita in modo equo e socialmente equilibrato, così da bilanciare gli effetti distributivi delle politiche di mitigazione del cambiamento climatico. In questa prospettiva, insieme alla tutela dei diritti dei lavoratori e alla salvaguardia dell’integrità economico-sociale dei territori dipendenti dalle economie fossili, è necessario rafforzare i meccanismi di sostegno rivolti ai consumatori più vulnerabili. Un’esigenza, questa, che appare ancora più urgente oggi con la pandemia che inasprisce giorno dopo giorno le condizioni di vita delle popolazioni, in particolare delle categorie più deboli della società.

Secondo quanto divulgato dall’ENEA attraverso il Rapporto annuale dell’Osservatorio italiano sulla povertà energetica (OIPE), nel nostro Paese cresce in misura sempre maggiore l’incapacità di acquistare un paniere minimo di beni e servizi energetici, con rilevanti conseguenze sul benessere e l’inclusione sociale. Fra il 2016 e il 2018 il fenomeno avrebbe colpito circa 40.000 famiglie (l’8,8% del totale), con un’incidenza aumentata di ben 1,5 punti percentuali in soli 4 anni. A subire di più questa dinamica sono i residenti nelle regioni del Sud Italia, in particolare Campania, Calabria e Sicilia dove, al 2018, risultava in povertà energetica una quota tra il 13 e il 22% della popolazione.

Un maggiore rischio è associato all’ampiezza del nucleo familiare. Sull’intero territorio nazionale la quota di famiglie numerose in povertà energetica è più del doppio rispetto a quella dei nuclei con un solo componente e circa quattro punti superiore rispetto a quelli con due. Inoltre, un’incidenza elevata – che si aggira intorno all11% – si riscontra anche nei casi in cui il componente di riferimento ha un’età inferiore ai 35 anni.

Trattandosi di un fenomeno che deriva dalla combinazione di reddito basso, abitazione inefficiente dal punto vista energetico ed elevati costi dell’energia, lo studio evidenzia che le politiche di contrasto sono sostanzialmente di due tipi: di protezione e di promozione. Le prime sono di breve termine e hanno l’obiettivo di preservare un livello minimo di accesso all’energia. Ed è proprio a questo scopo che vengono erogati nel nostro Paese i cosiddetti bonus energia, che mirano a ridurre la spesa per le bollette delle famiglie vulnerabili. Le politiche di promozione, invece, hanno una portata di lungo periodo e mirano a un miglioramento strutturale della condizione degli individui fragili. Tra queste, possiamo annoverare quelle che migliorano le condizioni abitative con interventi di efficientamento energetico e accrescono la consapevolezza delle famiglie negli usi dei servizi energetici.

Proprio per questo motivo, molto utili nella lotta al fenomeno appaiono gli strumenti di promozione dell’efficienza energetica nel settore residenziale, le detrazioni fiscali per la riqualificazione degli immobili (Ecobonus e Superbonus 110%) e il Conto Termico. Un faro sul tema è stato acceso anche nell’ambito del Recovery Plan, che al momento prevede circa 30 miliardi di euro in progetti di efficienza energetica e riqualificazione degli edifici.

Research Fellow dell'Istituto per la Competitività (I-Com). Laureata all’Università Commerciale L. Bocconi in Economia, con una tesi sperimentale sull’innovazione e le determinanti della sopravvivenza delle imprese nel settore delle telecomunicazioni.

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