Calata San Marco, quella strage dimenticata che dobbiamo tornare a ricordare


Articolo
Beppe Moro

Chi dice che in Italia non ci sono mai stati attentati jihadisti non conosce la strage del 14 aprile 1988 a Napoli.

In pieno centro, alle 19.45, saltò in aria all’improvviso una Ford Fiesta che sarebbe stata noleggiata poche ore prima da un presunto cittadino di Taiwan. Un’autobomba piena di dinamite, dadi e bulloni a pochi passi dal municipio e dal Molo Angioino, dove erano in corso i preparativi per una festa in onore del comandante del cacciatorpediniere “Paul”.

Obiettivo degli attentatori l’Uso Club, il circolo militare statunitense di stanza a Napoli. In quell’attentato persero la vita una portoricana sottufficiale della marina americana, Angela Simone Santos, e quattro cittadini napoletani Antonio Gaezza, Maurizio Perrone, Guido Scocozza e Assunta Capuano. Diversi i feriti tra i militari americani presenti in quel momento nel club.

Dopo poche ore arrivò la rivendicazione da parte della Jihad islamica. Junzo Okudaira, terrorista giapponese dell’Armata Rossa Jahdista (JRA), è ancora oggi ricercato unitamente ai suoi complici.

Calata San Marco è la storia di una strage dimenticata, rimossa dalla memoria collettiva come le due stragi di Fiumicino del 1973 e del 1985 e l’eccidio nella notte del 6 luglio 1994 dei marinai, in massima parte della provincia di Napoli, della nave Lucina nel porto algerino di Djen-Djen. Complessivamente 53 morti e circa 150 feriti.

L’Uso Club di Napoli rappresentava il luogo dove nacque  il “Neapolitan power”, una ritmica musicale nata dalla fusione di rock, blues e jazz. Per intenderci il sound di “Nero a metà” di Pino Daniele, Enzo Gragnaniello, Rino Zurzolo, Tullio De Piscopo, Enzo Avitabile e, appunto, “i neri a metà” James Senese (madre italiana e padre afro-americano) e Mario Musella (madre italiana e padre nativo americano).

Dopo quell’attentato la città ha perso un riferimento culturale aperto a tutti. Una vicenda che non va dimenticata e che anzi ha ancor più senso ricordare n questi giorni in cui ricorrono i 160 anni delle relazioni diplomatiche tra Italia e Usa, dalla lettera di Abraham Lincoln a Vittorio Emanuele II con “l’impegno costante a preservare e promuovere gli interessi e la felicità delle due nazioni”.

Segretario generale dell'Istituto per la Competitività (I-Com), con delega alla comunicazione e alle relazioni esterne. Classe 1984, giornalista a tempo pieno dal 2005 e professionista dal 2008. Andrea Picardi ha a lungo lavorato in televisione: prima come redattore del telegiornale e conduttore di trasmissioni di approfondimento presso l’emittente televisiva T9 e poi al Tg5. Prima di sbarcare in I-Com, Picardi ha lavorato presso il giornale online Formiche.net, dove tuttora collabora, come redattore e poi anche come direttore responsabile. Esperto di appalti, edilizia e servizi pubblici locali, collabora su questi temi per alcune riviste specializzate

Nessun Articolo da visualizzare

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.