Ecco le cinque eccellenze da cui devono ripartire le Marche secondo Cdp


Articolo
Thomas Osborn

Dopo anni di difficoltà e contrazione economica e occupazionale, la rinnovata attenzione al digitale e alla sostenibilità sembra indicare nuove strade per lo sviluppo delle Marche. Con un modello produttivo incentrato prevalentemente sull’economia manifatturiera, la regione ha particolarmente sofferto le crisi che si sono succedute negli ultimi dieci anni. Il percorso di sviluppo futuro è ora fortemente legato alla capacità di sapersi riorientare nel post-Covid, sfruttando investimenti e nuove competenze. Il nuovo report del Think Tank di Cassa Depositi e Prestiti indica in questo senso le cinque eccellenze da cui ripartire.

IL QUADRO ECONOMICO

Gli ultimi dieci anni hanno pesato in modo particolarmente gravoso sull’economia delle Marche, una regione che ad oggi conta oltre 42 miliardi di euro di prodotto interno lordo, ovvero circa il 2,4% del Pil nazionale. Alcuni elementi strutturali che caratterizzano il sistema produttivo della regione, quali la concentrazione in un numero limitato di settori, il nanismo delle imprese e lo scarso livello di digitalizzazione, hanno contribuito alle criticità dell’ultimo decennio, già di per sé acuta per via delle crisi bancarie e per i terremoti che hanno coinvolto la zona del Centro Italia tra il 2016 e il 2017. Queste difficoltà hanno portato a una costante contrazione della popolazione residente, diminuita del 2% tra il 2013 e il 2019, e a una riduzione del numero di imprese attive, diminuite del 3,3% nel periodo 2012- 2019, oltre il triplo del dato nazionale (-0,9%). La nuova crisi causata dal Covid-19 si è inserita prepotentemente in questo contesto fragile, tanto da generare una contrazione dell’economia regionale del 10,8%, quasi il 2% superiore alla media nazionale.

IL SISTEMA PRODUTTIVO

Il modello produttivo marchigiano è storicamente caratterizzato da tre elementi, il primo dei quali è una vocazione manifatturiera con pochi simili in Italia. Secondo i dati Istat, la regione presenta la più alta quota di occupati in manifattura a livello nazionale, con quasi un lavoratore su quattro impegnato nel settore. Questo dato colloca le Marche sopra le grandi aree produttive del Nord, staccando di sei punti percentuali la seconda regione del Centro Sud (la Toscana) per numero di occupati nel comparto. Un secondo importante elemento caratterizzante è dato dalla struttura distrettuale, composta da 19 distretti attivi nei vari settori della manifattura (legno e arredo, tessile e abbigliamento, pelli, cuoio, calzature, meccanica, etc), che rappresentano il 13,5% di quelli presenti su tutto il territorio nazionale. Infine, il terzo elemento è dato dalla mancanza di grandi metropoli e da un modello produttivo policentrico, con una distribuzione delle imprese omogenea tra le varie città. Tre quarti delle aziende del territorio sono ripartite quasi ugualmente tra le province di Ancona (28%), Pesaro e Urbino (24%) e Macerata (22%) mentre Ascoli Piceno e Fermo oscillano tra il 12% e il 14%.

LE PRIORITÀ PER LA RIPARTENZA

Dopo anni di difficoltà, la regione sembra ora prepararsi a sfruttare al meglio le condizioni derivanti dalla pandemia ancora in atto, con scelte e investimenti che dovranno puntare al superamento delle criticità strutturali e a proiettare le Marche verso una nuova crescita. Il report di Cdp sottolinea come l’impronta fortemente mirata verso le transizioni digitali ed ecologiche presenti nei piani di investimenti europei potrebbe rivelarsi un’eccezionale opportunità di rilancio per il tessuto produttivo marchigiano. Nel report gli economisti del Think Tank guidato da Andrea Montanino hanno sottolineato come “nei prossimi anni la regione dovrà essere in grado di valorizzare i caratteri distintivi del proprio sistema produttivo, superando le criticità strutturali legate alla dimensione d’impresa, alla capacità d’innovazione, all’attrazione di manodopera qualificata, alla frammentazione territoriale tra costa ed entroterra e alla capacità di penetrazione sui mercati internazionali”.

Per fare ciò, lo studio identifica cinque eccellenze del territorio su cui costruire una ripresa capace di orientare la regione verso un modello di sviluppo più dinamico e competitivo, anche attraverso investimenti mirati su specifici elementi abilitati quali gli interventi nelle infrastrutture e nella logistica, gli investimenti in digitalizzazione e l’aumento della capacità di attrazione di capitale umano altamente qualificato.

PRODUZIONE MANUFATTURIERA, TURISMO E FORMAZIONE

Cdp identifica nella filiera manifatturiera distrettuale, nel rilancio dell’offerta turistica e nel sistema di formazione tre eccellenze che avranno un ruolo chiave nella ripresa della regione. La struttura produttiva marchigiana, con la propria diffusione e incidenza nell’occupazione, viene identificata come la principale leva per agganciare la ripartenza dei mercati internazionali e risollevare l’occupazione. Di altrettanta importanza è la condivisione di obiettivi e politiche tra le istituzioni regionali, i titolari d’impresa, il mondo della finanza, la ricerca scientifica e tecnologica e la scuola/formazione. Proprio nella formazione Cdp identifica un’altra eccellenza del territorio marchigiano: essendo caratterizzata da una straordinaria diffusione sul territorio e da un orientamento dell’offerta formativa verso i settori tipici del tessuto produttivo regionale, costituirà una chiave essenziale per contrastare i fenomeni di spopolamento. Come terza priorità da cui ripartire il report identifica il turismo, uno dei settori maggiormente colpiti dalla recessione del 2020 che, tuttavia, continua a generare un valore aggiunto pari a 1,4 miliardi di euro, una quota pari a circa il 3,5% del Pil regionale. La varietà dell’offerta turistica, in grado di spaziare dal segmento artistico-culturale, a luoghi attrattivi per la vocazione enogastronomica o religiosa, fino all’offerta balneare e naturalistica, andrà ora valorizzata con una migliore promozione delle attrattività e con maggiori collegamenti internazionali.

SOSTENIBILITÀ, DA ECCELLENZA A MOTORE PER LA RIPARTENZA

Da sempre riconosciuta come uno dei polmoni verdi del nostro Paese, la regione Marche presenta una particolare attenzione istituzionale nei confronti della transizione da un modello produttivo lineare a uno circolare, con esempi di best practice che sono ora un modello di riferimento per molte piccole e medie amministrazioni locali di tutto il Paese. I vari settori che orbitano intorno all’economia circolare marchigiana vengono pertanto identificati da Cdp come una quarta eccellenza su cui fare perno per la ripartenza del territorio. Secondo i dati ISPRA e Legambiente, le Marche sono ai vertici in Italia sia con riferimento alla gestione del ciclo dei rifiuti, sia in relazione alle esperienze di riciclo e riuso in ambito imprenditoriale. Si lega fortemente a questi temi anche la quinta eccellenza riportata nel rapporto, ovvero l’agricoltura biologica, alla quale è dedicato oltre un quinto della superficie agricola totale. Questo dato, che posiziona le Marche al quarto posto in Italia, è inoltre accompagnato da una domanda dei consumatori che è sempre più sensibile  ai temi ambientali e sociali. Grazie anche alla crescente attenzione ai temi della sostenibilità del campo agroalimentare, la regione potrà far leva sul proprio posizionamento per consolidare e sviluppare ulteriormente un ruolo di spicco nel settore a livello nazionale ed europeo.

Dopo la laurea triennale in Economics and Business all’Università LUISS, ha conseguito la laurea magistrale in Economics presso l’Università di Roma Tor Vergata con una tesi sperimentale in Economia del Lavoro su come l’introduzione di congedi di paternità influenzi gli esiti occupazionali ed economici delle madri.

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