I dati sulla criminalità in Italia nel rapporto del Censis sulla sicurezza


Articolo
Giorgia Pelagalli
criminalità

Nel 2020 è sceso il tasso di criminalità in Italia, con il 18,9% di reati denunciati in meno rispetto all’anno precedente. Eppure, la percezione dei cittadini non segue la tendenza dei dati e nell’Italia della pandemia rimane inalterata la paura di essere vittima di crimini mentre aumentano le frodi informatiche. Sono inoltre 6 milioni gli italiani che dichiarano di vivere in uno “stato di ansia e di paura che non riescono a frenare”. E, oltretutto, per la maggior parte si tratta di donne.

Il secondo rapporto sulla Filiera della sicurezza in Italia redatto da Censis, in collaborazione con Federsicurezza, riporta i dati sull’andamento della criminalità e sullo stato di allarme nel Paese relativamente al periodo emergenziale, segnato da misure di contenimento del contagio, distanziamento sociale e lavoro in remoto.

Sono 1.866.857 i reati denunciati nel 2020, ben 435.055 in meno rispetto al 2019. Parliamo di una riduzione del 18,9% in un anno che conferma un trend di decrescita già in atto da tempo. Rispetto al 2010 le denunce sono diminuite del 28,8%. Se si guarda più nel dettaglio ai mesi di marzo e aprile, si registra una caduta del 48,2% nel 2020 rispetto al 2019. I dati di quei mesi hanno risentito sicuramente del periodo di lockdown, in cui i controlli sugli spostamenti hanno funzionato da deterrente per i criminali.

Ma quali sono stati gli effetti delle restrizioni emergenziali sulla percezione del pericolo da parte dei cittadini? Nonostante la minore esposizione alla criminalità, nel 2020 due terzi degli italiani ha dichiarato immutata la paura di ritrovarsi vittima di reato rispetto all’anno precedente, il 28,6 si sente meno al sicuro mentre solo il 4,8 ha percepito un miglioramento. In particolare, le categorie meno fiduciose sono da un lato quelle che vigono in un cattivo stato di salute mentre dall’altro le donne che, rispettivamente per il 41,3 e per il 30,8%, percepiscono aumentato il timore di subire furti, rapine e violenze.

I dati lanciano un allarme proprio riguardo le categorie più deboli. In particolare, l’insicurezza aumenta il gap di genere, specialmente se si considerano i reati che vedono le donne maggiormente esposte, come lo stalking, le violenze sessuali e quelle domestiche. Tra marzo e ottobre 2020 sono state 23.071 le chiamate al numero 1522, il servizio pubblico di aiuto e supporto per le vittime di violenza e stalking promosso dalla presidenza del Consiglio dei ministri, ovvero circa 10.000 segnalazioni in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Tuttavia, le conseguenze psicologiche della pandemia sembrano influire in maniera più diffusa su tutta la popolazione. Sono circa 6 milioni gli italiani panofobici, ovvero che dichiarano di non sentirsi sicuri a camminare per strada da soli, prendere i mezzi pubblici dopo le otto di sera, frequentare luoghi affollati o stare da soli in casa di notte. Di questi, 1,7 milioni sono giovani di età compresa tra i 18 e i 34 anni.

Un’ulteriore questione legata alla nuova normalità indotta dall’emergenza pandemica riguarda invece la sicurezza cibernetica. Con il diffondersi dello smartworking, del commercio online e delle interazioni sociali in remoto, i cittadini hanno aumentato la loro esposizione alle frodi informatiche che, a fronte di un calo generalizzato dei crimini tradizionali, negli ultimi 10 anni sono aumentate del 150,6%. Come pure gli altri crimini cibernetici (+216,2%). Nello specifico, tra il 2019 e il 2020 sono aumentate rispettivamente del 13,9 e del 17%. Tra le modalità di truffa più diffuse c’è il phishing, ovvero l’invio di messaggi ed email con logo contraffatto di istituti di credito o altre società di servizi simili, volto all’ottenimento irregolare di dati riservati personali. La conseguenza è che un terzo del campione intervistato non si sente sicuro a fare operazioni bancarie online e il 24,9% ha paura nel fare acuisti su Internet. Questa diffidenza degli italiani verso le nuove modalità digitali, maggiormente diffusa tra pensionati e persone con titolo di studio di licenza media, potrebbe rappresentare un problema per la modernizzazione del Paese, un obiettivo che sembra ormai necessario per la ripresa economica.

Il tema della sicurezza pubblica e privata risulta quindi di fondamentale importanza per la fase di rilancio del Paese. Il rischio che gli effetti della pandemia sulla psicologia dei cittadini si traducano in isolamento sociale potrebbe costruire un freno per la ripresa post-emergenziale. L’augurio è che con l’avanzare della campagna vaccinale possa riprendere l’interazione sociale e migliorare lo stato di allarme del Paese.

Ufficio stampa e Comunicazione dell'Istituto per la Competitività (I-Com). Nata a Roma nel 1992, Giulia Palocci si è laureata con il voto di 110 e lode in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali presso l’università Luiss Guido Carli con una tesi sul contrasto al finanziamento del terrorismo nei Paesi del Sud-est asiatico.

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