Fonti energetiche rinnovabili, dove siamo e dove dobbiamo arrivare


Articolo
Michele Masulli
fer
Credit: Pixabay

I target di diffusione delle energie rinnovabili si fanno sempre più ambiziosi al fine di conseguire gli obiettivi di neutralità climatica e di contenimento dell’aumento delle temperature globali. Gli ultimi impegni assunti dall’Italia sono racchiusi nel Piano nazionale integrato per l’energia e il clima (Pniec), inviato alla Commissione europea a gennaio 2020 dal governo Conte II.

Al 2030 l’Italia promette che il 30% dei consumi finali lordi di energia sarà attribuibile a fonti energetiche rinnovabili (FER) contro il 32% stabilito in sede europea dal regolamento numero 1999 del 2018. Più sfidante è l’impegno preso dal nostro Paese per il settore dei trasporti, dove il 22% dei consumi dovrebbe derivare da FER, contro il 14% del target europeo. Per quanto riguarda il riscaldamento e il raffrescamento, l’Italia si allinea all’obiettivo Ue di incrementare dell’1,3% annuo l’energia da fonti energetiche rinnovabili. Si tratta, in ogni caso, di obiettivi che andranno rivisti al rialzo alla luce delle nuove sfide poste dallo European Green Deal. In particolare, dovranno essere in linea con l’esigenza di ridurre le emissioni del 55% entro il 2030 e di portarle allo zero netto entro la metà de secolo.

Se questi, tuttavia, sono gli scenari futuri delle rinnovabili in Italia, è utile guardare alla capacità del nostro Paese di conseguire gli obiettivi posti in passato, anche in comparazione con gli altri maggiori Stati europei. A questo proposito, viene in aiuto lo studioLe Fonti Rinnovabili in Italia e in Europa” realizzato dal Gestore dei Servizi Energetici (GSE) con riferimento ai dati del 2019. A quest’anno, la quota FER sui consumi energetici totali italiani è del 18,2% (il 18,9 per l’Ue-28), la seconda più alta tra i più importanti Stati membri dopo quella spagnola. Risulta quindi superato (in realtà già dal 2014) l’obiettivo del 17% al 2020, fissato dalla direttiva 2009/28/CE, recepita con il decreto legislativo numero 28 del 3 marzo 2011. L’Italia è l’unico tra i principali Paesi Ue ad aver già conseguito il proprio target. Germania, Francia e Spagna, seppure abbiano a che fare con obiettivi più significativi, sono indietro di diversi punti percentuali (in particolare la Francia si attesta al 17,2% rispetto a un obiettivo del 23). Nel complesso, l’Italia è terza in Europa (dopo la Germania e la Francia) per contributo ai consumi di energia da FER con il 10% del totale.

Più nello specifico, la quota di consumi italiani coperta da FER è del 9% per i trasporti (dove l’obiettivo è del 10% al 2020), del 35% nel settore elettrico e del 19,7 nel settore termico. Tra il 2005 e il 2019 l’energia prodotta da FER è raddoppiata, passando da 10,7 a 21,9 Mtep, e nello stesso periodo i consumi finali lordi di energia hanno seguito una tendenza decrescente, riducendosi da 141,1 a 120,3 Mtep. Nel settore elettrico è l’energia idraulica a contribuire in misura maggiore alla produzione di energia rinnovabile con il 41% del totale. Seguono il fotovoltaico (21%), l’eolico (17%), le bioenergie (13%) e la geotermia (5%). Nel comparto termico la principale fonte rinnovabile è invece la biomassa solida, utilizzata in particolare nel settore domestico sotto forma di legna da ardere o pellet. Successivamente troviamo le pompe di colore mentre il solare e il geotermico hanno proporzioni residuali. In generale, la Penisola si posiziona dodicesima nel settore elettrico, diciottesima nel settore termico e settima nei trasporti tra i Paesi Ue per quota di energia rinnovabile.

Nel mix energetico complessivo, inoltre, l’Italia mostra una quota di elettricità (rinnovabile e non) in linea con la media europea, pari al 23%. Il nostro Paese ricorre in misura maggiore al gas (27% vs. 20%) e al petrolio (36% vs. 38%). Le fonti fossili dominano ancora il mix energetico nostrano. Una situazione, questa, che richiede politiche importanti di promozione delle fonti energetiche rinnovabili. Al contrario, da diversi anni la crescita di nuova capacità eolica e fotovoltaica va stagnando. Secondo Ember, tra il 2015 e il 2020 l’Italia si è posizionata sestultima tra i Paesi del G20 in questo campo. Tra il 2010 e il 2015, invece, si collocava al secondo posto, dopo il Regno Unito. Le buone performance registrate negli anni passati non consentono, pertanto, di rallentare sul percorso di decarbonizzazione, che al contrario richiede un rinnovato vigore.

Ricopre attualmente il ruolo di Direttore dell’area Energia presso l’Istituto per la Competitività (I-Com), dove è stato Research Fellow a partire dal 2017. Laureato in Economia e politica economica presso l’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, successivamente ha conseguito un master in “Export management e sviluppo di progetti internazionali” presso la Business School del Sole24Ore. Attualmente è dottorando di Economia applicata presso il Dipartimento di Economia dell'Università degli Studi di Roma Tre. Si occupa principalmente di scenari energetici e politiche di sviluppo sostenibile, oltre che di politiche industriali e internazionalizzazione di impresa.

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