I green bond nascono dalla necessità di finanziare progetti legati a un processo di dimensioni epocali come la transizione ecologica. Una trasformazione di tale portata però necessita di un impiego di risorse che l’Irena – l’Agenzia internazionale per le energie rinnovabili – ha stimato in 120 trilioni di dollari a livello globale. Una somma così imponente non può tuttavia provenire solo da fonti pubbliche e dagli attori privati direttamente impegnati nel campo energetico. Il settore finanziario internazionale deve quindi giocare un ruolo di primo piano nel fornire credito e sostegno ai progetti legati alla rivoluzione verde.
Secondo i dati diffusi dalla Climate Bonds Initiative, tra le principali organizzazioni internazionali impegnate nel mobilitare e orientare il mercato dei capitali verso soluzioni di contrasto ai cambiamenti climatici, tra il 2014 e il 2020 in Europa sono stati emessi 465 miliardi di dollari di titoli verdi, circa il doppio del Nord America e dell’area Asia-Pacifico. Lo scoppio della pandemia di Covid-19, pur avendo inficiato negativamente sui mercati, non ha rallentato la diffusione dei green bond che nel 2020 sono cresciuti dell’8,8%, chiudendo la raccolta annuale globale a 290 miliardi. Nonostante il momento critico vissuto dal Vecchio continente, anche l’Europa nel 2020 ha registrato una crescita del 28%, con un incremento complessivo di 34,5 miliardi di dollari.
L’Italia è il sesto Paese europeo per investimenti in green bond, con un valore complessivo tra il 2014 e il 2020 pari a quasi 19 miliardi di dollari (di cui 4,5 solo nello scorso anno), ben dietro i principali investitori europei, Francia e Germania, che hanno all’attivo rispettivamente 124 e 93 miliardi di dollari. Le prime misure italiane a sostegno della finanza sostenibile sono datate 2016, quando il ministero dell’Ambiente, con il sostegno di UNEP-FI (una partnership tra il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente e alcuni rappresentanti del mondo finanziario), ha avviato il Dialogo nazionale per la finanza sostenibile con i maggiori rappresentanti del mondo finanziario italiano.
La più recente, e forse anche la più importante, iniziativa di matrice pubblica italiana in ottica di finanza sostenibile è ovviamente l’emissione del primo titolo di Stato verde, il Btp green, avviata a marzo 2021. Nella prima tranche i titoli emessi ammontano a 8,5 miliardi di euro, con una scadenza a 24 anni (30 aprile 2045) e un tasso di interesse annuo dell’1,5% circa (12 punti base al di sopra del Btp con scadenza marzo 2041) pagato in due cedole semestrali. Quella italiana è stata la maggiore emissione inaugurale di obbligazioni sovrane verdi nell’eurozona. Il titolo è stato estremamente apprezzato dagli investitori, tanto da portare la domanda a superare di circa dieci volte l’offerta, attestandosi sugli 80 miliardi di euro.
L’emissione di green bond sovrani italiana è la decima effettuata dai Paesi dell’Unione europea. La prima a ricorrere a questo strumento è stata la Polonia nel dicembre 2016, seguita a stretto giro dalla Francia. Considerando l’ammontare totale, l’Italia (con i sopracitati 8,5 miliardi) si posiziona al quarto posto dopo Francia (€24 miliardi), Paesi Bassi (€12 miliardi) e Germania (€11,5 miliardi). È previsto inoltre che la Germania lancerà sul mercato due nuovi bond, il Green Bund con scadenza ad agosto 2031 e quello ad agosto 2050, mentre la Francia ha recentemente annunciato un nuovo Green OAT a 20 anni. Osservando la durata dei titoli emessi, è possibile notare come i bond italiani siano tra i più lunghi emessi in Ue, secondi solo a quelli della Polonia, che hanno scadenza a 30 anni.