L’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha approvato l’uso off label -dal momento che i foglietti illustrativi non prevedono alcuna miscela fra sieri diversi- dei vaccini Comirnaty (Pfizer) e Moderna come seconda dose per completare un ciclo vaccinale misto nei soggetti di età inferiore ai 60 anni che abbiano già effettuato una prima dose di vaccino Vaxzevria (AstraZeneca). Secondo la determina, la seconda dose verrà somministrata dopo 8-12 settimane.
Gli studi preliminari su cui si basa il parere dell’Aifa sono due: uno inglese e uno spagnolo. Entrambi hanno evidenziato come il mix vaccinale abbia dato buoni risultati anche se sono aumentati gli eventi avversi lievi o moderati.
Nel primo studio, pubblicato sulla rivista scientifica britannica “the Lancet”, 110 persone hanno ricevuto il trattamento misto AstraZeneca e Pfizer. Mentre il secondo studio di fase 2 in pre-print (cioè non ancora sottoposto a peer-review) in Spagna ne ha coinvolte circa 600. Su questo campione i dati a disposizione ci dicono che probabilmente il nuovo schema eterologo funzionerà quanto quello omologo, che però, al contrario, è stato studiato in trial molto più ampi che hanno preso in considerazione tra le 30 e le 40.000 persone.
Nonostante la decisione dell’Aifa, il presidente della Puglia Michele Emiliano ha deciso di lasciare la facoltà di scelta a chi voglia fare la seconda dose di AstraZeneca nella sua regione, mentre l’assessore alla Sanità del Lazio Alessio D’Amato ha chiesto al governo un chiarimento al riguardo: “Fare il richiamo con AstraZeneca anche sotto i 60 deve essere permesso se c’è consenso informato e assistito“.
Insomma, secondo la Regione Lazio (e come è ragionevole pensare), occorre non imporre, ma spiegare. Serve per la sicurezza del paziente e per la responsabilità del medico. È difficile obbligare a fare un richiamo diverso, bisogna parlare, spiegare, convincere. Se alla fine il cittadino consapevole vuole completare il percorso con il medesimo farmaco, deve avere il diritto di poterlo richiedere, come di recente ha dichiarato anche il padre della farmacologia italiana Silvio Garattini.
Il generale Francesco Paolo Figliuolo, commissario straordinario per l’emergenza Covid-19, parlando ai giornalisti durante la conferenza stampa settimanale del Comitato tecnico scientifico (CTS), ha reso noto che la decisione di limitare le somministrazioni del vaccino di AstraZeneca esclusivamente a chi ha più di 60 anni “avrà qualche minimo impatto” sul piano vaccinale in Italia, che al momento ancora procede bene.
A tal proposito, tra i rischi in cui incorriamo sicuramente c’è anche quello di un rallentamento nella somministrazione dei vaccini. Attualmente procediamo a una media giornaliera superiore alle 535.000 dosi, abbiamo ampiamente superato il tanto agognato target e raggiunto anche picchi vicini alle 628.000 inoculazioni giornaliere. Tuttavia, le posizioni divergenti delle regioni potrebbero contribuire a creare un clima di maggiore incertezza e, soprattutto, maggiori differenze tra cittadini nell’accesso ai vaccini.