L’intelligenza artificiale alla sfida della ripresa sostenibile. Il paper Anitec-Assinform


Articolo
Giusy Massaro
l'intelligenza artificiale

L’intelligenza artificiale rappresenta senza dubbio una delle tecnologie che più incideranno sull’evoluzione della società nei prossimi anni, con le sue enormi potenzialità in termini di aumento di efficienza delle filiere produttive, sfruttamento dell’enorme mole di dati, crescita e miglioramento delle funzionalità di prodotti e servizi, nonché maggiore efficienza interna ed esterna della pubblica amministrazione nei rapporti con imprese e cittadini.

Realtà produttive ed enti di ricerca pubblici e privati, consapevoli del ruolo dei dati, stanno sempre più investendo in questo ambito, tanto che ogni giorno assistiamo al crescere del divario di competitività tra Cina e Stati Uniti – che si contendono l’egemonia economica – da un lato e dall’altro l’Europa, partita in ritardo e nettamente indietro sia sulle competenze sia sugli aspetti etici, sociali e regolatori legati a questo tipo di tecnologie.

Nell’ambito del progetto dell’Unione europea, che è quello di dar vita a una federazione dell’intelligenza artificiale, è importante – come ha sottolineato anche Anitec-Assinform nel suo recente white paper dal titolo “Promuovere lo sviluppo e l’adozione dell’Intelligenza Artificiale a supporto della ripresa” – che l’Italia rivesta un ruolo importante. A tal fine deve non solo mettere a disposizione un’infrastruttura che faciliti la federazione, ma anche investire massivamente nelle competenze dei lavoratori di domani e riqualificare quelli di oggi, guardando tanto ai livelli operativi quanto a quelli manageriali.

Occorre, inoltre, stimolare l’adozione diffusa dell’intelligenza artificiale da parte sia delle imprese che della pubblica amministrazione: secondo i dati Eurostat, il 42% delle aziende utilizza almeno un tipo di questa tecnologia mentre in Italia lo farebbe solo il 35%. I principali ostacoli nel nostro Paese sarebbero i costi elevati e la mancanza di finanziamenti pubblici adeguati.

L’intelligenza artificiale, sottolinea ancora il paper, è ormai fondamentale per sostenere la competitività e agganciare una crescita che possa dirsi sostenibile. Un fattore chiave, soprattutto in un Paese come il nostro che sconta un calo di produttività allarmante negli ultimi decenni. Secondo alcuni studi, nel 2030 l’impatto economico dell’intelligenza artificiale sul Prodotto interno lordo mondiale sarà pari addirittura al 26% (15.700 miliardi di dollari), mentre in Europa sarà responsabile di una crescita del Pil del 19% (+2.700 miliardi di euro).

Da queste analisi l’Italia non ne esce benissimo. Per ora, il nostro mercato dell’intelligenza artificiale ammonta a circa 241 milioni di euro (meno del 5% di quello europeo), ma dovrebbe crescere di oltre il 60% nell’arco di un biennio, fino a toccare i 390 milioni di euro nel 2022.

Lo studio messo a punto da Anitec-Assinform non si limita a illustrare status quo e criticità, ma si spinge oltre. Nello specifico avanza proposte affinché il Piano nazionale di ripresa e resilienza possa rappresentare il punto di partenza per un programma nazionale organico per l’intelligenza artificiale. Ad esempio, misure di incentivi e di defiscalizzazione di progetti aziendali per il biennio 2022-2023 potrebbero costituire un catalizzatore utile ad aumentare la distribuzione nel tessuto delle grandi aziende italiane delle conoscenze e dei fattori di vantaggio competitivo di queste applicazioni.

Importante appare anche puntare sull’asse ricerca-innovazione-applicazione. L’intero settore è in forte evoluzione anche in termini tecnologici ed è importante avere un piano di stimolo coordinato alla ricerca per assicurarne poi il trasferimento industriale: in questo senso, occorrerebbe incentivare partnership pubblico-privato, dove il pubblico dovrebbe incaricarsi di dare l’opportuno sostegno alla ricerca mentre il privato dovrebbe occuparsi del passaggio dalla teoria alla pratica. Non solo, in un simile contesto si dà spazio anche alle start-up che operano in questo ambito, si favorisce la loro crescita e si sostengono i programmi di accelerazioni organizzati dagli incubatori. E ancora, si introducono forme di premialità alla partecipazione di queste realtà ai bandi pubblici e si incentivano ulteriormente gli investimenti da parte delle grandi imprese.

Research Fellow dell'Istituto per la Competitività (I-Com). Laureata all’Università Commerciale L. Bocconi in Economia, con una tesi sperimentale sull’innovazione e le determinanti della sopravvivenza delle imprese nel settore delle telecomunicazioni.

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