Patologie croniche, il Next Generation Eu e l’Italian Diabetes Barometer Forum


Articolo
Eleonora Mazzoni
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Il Covid-19 ha mostrato un’interazione significativa con le patologie croniche e con le preesistenti condizioni di fragilità dovute al contesto sociale ed economico, senza lasciare spazio a interpretazioni convenzionali delle malattie come entità distinte l’una dall’altra e indipendenti dai contesti sociali in cui si trovano. Riprogettare l’approccio del nostro Sistema sanitario nazionale alle malattie croniche attraverso nuovi modelli di integrazione dell’assistenza socio-sanitaria sul territorio è divenuta dunque una priorità per la riduzione delle disuguaglianze di accesso alle cure, peggiorate dall’epidemia.

Il 7 luglio, durante il 14° Italian Diabetes Barometer forum organizzato da Italian Barometer Diabetes Observatory Foundation (IBDO Foundation) e dall’Intergruppo Parlamentare “Obesità e Diabete” in collaborazione con Anci Comunicare, l’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” e con il contributo non condizionato di Novo Nordisk nell’ambito del programma Changing Diabetes, è stato sottolineato proprio come la pandemia abbia colpito duramente chi soffre di malattie croniche, tra cui le persone con diabete. Durante l’iniziativa è stata evidenziata da un lato la fragilità del sistema di presa in carico territoriale e la disparità di accesso alle cure nelle diverse regioni mentre dall’altro l’importanza di alcune innovazioni e semplificazioni nell’assistenza alle persone con malattie croniche, che devono essere strutturate e diventare parte integrante del sistema sanitario, non solo in fase emergenziale.

In Italia lo strumento che ci consentirà di cogliere l’opportunità del Next Generation Eu per rendere il nostro un Paese più equo è il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che prevede al suo interno misure squisitamente organizzative proprio per lo sviluppo di una rete territoriale sempre più vicina alle persone. Inoltre, grazie al piano, sarà possibile realizzare l’ammodernamento delle dotazioni tecnologiche del Sistema sanitario nazionale. Il forum è stato per questo incentrato proprio sulle opportunità fornite dal Next Generation Eu.

In questo contesto, il diabete può essere letto come un paradigma della cronicità per cui l’integrazione tra assistenza sanitaria di base e specialistica, in cui sono fondamentali il riconoscimento del ruolo del medico di medicina generale e quello della rete italiana dei Servizi di diabetologia, ospedalieri e territoriali, si è dimostrata un modello efficace proprio nel ridurre morbilità e ricoveri legati alla malattia, con un effetto anche di contenimento sulla spesa sanitaria complessiva. D’altro canto, la gestione delle malattie croniche passa per definizione dalla capacità di presa in carico precoce, e dunque dalla dotazione di efficaci segnali di allerta, e dalla possibilità di programmare nel medio e lungo periodo l’assistenza al paziente.

Un contributo fondamentale quindi può essere dato dall’innovazione tecnologica, in particolare per spostare il fulcro dell’assistenza sanitaria dall’ospedale al territorio attraverso modelli assistenziali incentrati sul cittadino e facilitando l’accesso alle prestazioni sul territorio nazionale. I servizi resi possibili grazie alla telemedicina e la capacità di avere flussi informativi per il monitoraggio dei parametri dei pazienti possono quindi davvero contribuire a migliorare la continuità assistenziale e gli esiti clinici dei pazienti.

La pandemia ha dato un significativo impulso all’attuazione della telemedicina, ma per entrare a fare parte degli standard di cura di alcune malattie, molti step operativi sono ancora da compiere, dando anche seguito alle nuove Linee guida nazionali sulla telemedicina. Anche per la diabetologia, uno dei settori in cui la telemedicina è più utilizzata, manca ancora un disegno organico. La base imprescindibile per rendere tutto questo possibile è l’armonizzazione e l’interoperabilità dei dati e dei servizi che consenta di passare da una logica sperimentale di tali esperienze a una logica strutturata.

Il Next Generation Eu deve avere un significato per le generazioni future e non creare un debito, a loro carico. Questo significa che tutti gli interventi che seguiranno gli investimenti stanziati dovranno essere garantiti e sostenibili anche quando il periodo di implementazione previsto dal piano sarà concluso. Un obiettivo che richiede certamente uno sforzo di sistema per ridurre al massimo il rischio di una nuova frammentazione delle iniziative e dei progetti, che muovendosi in autonomia rischiano di perdere il senso del risultato complessivo auspicato. Così ha ricordato anche il presidente della World Federation of Public Health Association, Walter Ricciardi.

Direttore Area Innovazione dell'Istituto per la Competitività (I-Com). Laureata in Economia Politica presso l’Università degli studi di Roma La Sapienza, con una tesi sperimentale sulla scomposizione statistica del differenziale salariale tra cittadini stranieri ed italiani.

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