Il futuro dell’energia. Innovazione e sostenibilità binari della transizione


Comunicato stampa
I-Com
innovazione
Credit: Pixabay

Innovazione energetica, I‐Com: “Crescono le start‐up innovative in ambito energetico ma servono investimenti più ambiziosi. Italia tra gli ultimi in Europa sui brevetti

  • Presentato oggi il rapporto annuale sull’innovazione energetica dell’Istituto per la Competitività (I‐Com).
  • Nel nostro Paese le start‐up attive nel settore dell’energia sono 1.780. Numerose le criticità, soprattutto sotto il profilo dimensionale e finanziario. da Empoli: “Urgente risolvere la questione della scalabilità del business. Serve un mix di regole e incentivi tale da incoraggiare maggiori investimenti in capitale di rischio, sperimentazione a livello nazionale e rapida espansione all’estero”.
  • In Italia le domande di brevetti energetici sono state appena 715, pari allo 0,7% del totale a livello globale. Sileo: “Nel campo dell’energia la maggior parte dei brevetti concessi a livello globale si è concentrata nell’accumulo, nel fotovoltaico e nella generazione eolica. Tra le regioni la Lombardia è in testa nelle tecnologie elettriche e l’Emilia‐Romagna nella mobilità sostenibile

Roma, 16 luglio 2021 – Il fenomeno delle start‐up innovative si rafforza sempre di più nel nostro Paese anche in ambito energetico. Quelle attive in Italia sono 1.780 con un tasso di crescita medio annuo del 25,4%. Si tratta di un ecosistema al quale è associabile un impatto economico contenuto tra i 210 e i 700 milioni di euro, un valore in altre parole pari a circa il 14% di quello complessivo stimato. Il trend rispecchia ciò che sta avvenendo in generale nel mondo delle start‐up innovative, che continuano a crescere nel nostro Paese a un ritmo sostenuto: attualmente sono 12.202 mentre nel 2020 erano 11.089. Si pensi che di queste, 626 sono nate solo nei primi 2 mesi del 2021. In sostanza dal 2015 sono cresciute a un ritmo di circa il 18% l’anno, un insieme che nel suo complesso vale quasi 5 miliardi di euro, di cui poco meno del 60% ascrivibile alle sole regioni settentrionali, con il restante 40% equamente distribuito tra quelle meridionali e del Centro Italia.

I dati emergono dal rapporto sull’innovazione energetica dell’Istituto per la Competitività (I‐Com) presieduto dall’economista Stefano da Empoli. Lo studio – dal titolo “Il futuro dell’energia. Innovazione e sostenibilità binari della transizione” – è stato presentato oggi nel corso di un webinar al quale hanno preso parte oltre 50 relatori tra accademici, esperti e rappresentanti delle istituzioni, della politica e del mondo imprenditoriale. Il rapporto è stato curato da Antonio Sileo e sviluppato in partnership con A2A, Acquirente Unico, Anigas, Assogasliquidi‐Federchimica, Assogasmetano, CNH Industrial, Elettricità Futura, Enel, Ip, TeaTek, Unem e Utilitalia.

Il Nord si conferma l’area del Paese di gran lunga preferita dagli innovatori con il 50% delle start‐up energetiche attive in questo momento in Italia. Seguono il Sud con il 29% e il Centro con il restante 21. Se si guarda alle regioni, a fare la parte del leone è anche quest’anno la Lombardia, nella quale trovano sede 376 start‐up energetiche, pari al 21% di quelle esistenti nel nostro Paese. Il secondo gradino del podio lo occupa, invece, la Campania con 213 piccole imprese specializzate nel campo dell’energia mentre il terzo il Lazio con il 10% del totale. A incidere su questa classifica è certamente il peso preponderante di Milano, Roma e Napoli, che rappresentano le province con il maggior numero di start‐up energetiche pro‐capite. Nello specifico, nel capoluogo lombardo ce ne sono 231 energetiche, nella capitale 146 mentre se ne registrano 119 solo nella provincia di Napoli.

Anche in questa edizione, quello della ricerca scientifica e dello sviluppo è il settore di attività di cui si occupa la quasi totalità delle imprese innovative italiane. Il 93%, pari a 1.647 start‐up, è attivo in questo campo mentre le altre sono impegnate per lo più nella fabbricazione di apparecchiature elettriche ed elettroniche, di autoveicoli, rimorchi e semirimorchi.

Il rapporto evidenzia, inoltre, i punti di debolezza che ancora caratterizzano il sistema italiano dell’innovazione nel settore dell’energia. “L’elemento dimensionale di queste realtà resta critico: la stragrande maggioranza di esse, sia nel settore energetico che negli altri, fattura meno di 500.000 euro l’anno e sono pochissimi i casi in cui la forza lavoro impiegata supera i dieci addetti”, ha sottolineato il presidente dell’Istituto per la Competitività (I‐Com), Stefano da Empoli. Che poi ha rincarato: “Insomma, il numero è consistente ma rimane urgente risolvere la questione della scalabilità del business. In particolare, serve un mix di regole e incentivi tale da incoraggiare maggiori investimenti in capitale di rischio, sperimentazione a livello nazionale e rapida espansione all’estero.
Come pure sarebbe opportuno rendere l’imprenditorialità innovativa accessibile anche ai cosiddetti outsider, ad esempio donne, giovani e imprenditori stranieri, spesso dotati di capitale umano, attitudine ed esperienze più adatti alle sfide richieste”.

Lo studio fa inoltre il punto sulla situazione dei brevetti – uno dei principali indicatori della capacità di innovare degli Stati e dei loro sistemi produttivi – a proposito dei quali l’Italia risulta anche quest’anno molto indietro rispetto ai player internazionali. Nonostante un incremento medio del 2,4% tra il 2009 e il 2019, le domande di brevetto in campo energetico provenienti dal nostro Paese sono state appena 715, lo 0,7% del totale a livello globale. In Europa peggio di noi fa la Spagna con 249 brevetti concessi mentre Francia e Germania vanno decisamente meglio, con un incremento che va dal 3 al 6%. In generale, il Giappone ha riconquistato il primato mondiale – dopo averlo perso nel 2018 a favore della Cina, oggi al secondo gradino del podio – con quasi 29.000 brevetti concessi in campo energetico. Mentre rimangono stabili in terza e quarta posizione gli Stati Uniti e la Corea del Sud, che hanno presentato domande rispettivamente per 14.724 e 12.629 brevetti. “Nel campo dell’energia la maggior parte dei brevetti concessi a livello globale si è concentrata nell’accumulo, lo
stoccaggio di energia, che ha ormai superato la soglia dei 30.000”, ha osservato Sileo, che poi ha aggiunto: “Seguono il fotovoltaico, con 11.200 brevetti, e la generazione eolica con 4.554 brevetti. Le rimanenti tecnologie appaiono invece molto distanziate dal gruppo delle prime tre. In quarta posizione si registrano le applicazioni relative al nucleare con 2.178 brevetti concessi”.

Tornando all’Italia, dal rapporto emerge come l’89,2% dei brevetti energetici provenga dalle imprese, il 7,5% da persone fisiche e la quota rimanente da istituti universitari, fondazioni ed enti di ricerca pubblici. Quanto alla distribuzione geografica, la Lombardia rimane leader nelle tecnologie elettriche con 49 brevetti concessi nel 2019, pari a un terzo della brevettazione dell’intero Paese. In seconda posizione si trova l’Emilia‐Romagna con 21 brevetti energetici, seguita da Lazio (15) e Veneto (14). Ma se ci spostiamo sul versante della mobilità sostenibile le cose cambiano, come ha rilevato ancora Sileo: “Le regioni più attive nell’innovazione sono l’Emilia‐Romagna (119 brevetti), con un’attività rivolta prevalentemente ali sistemi di accumulo (43%), e il Piemonte (104 brevetti) che, rispetto alla prima, manifesta una maggiore vocazione per le tecnologie dell’ibrido. Mentre sono otto le regioni del tutto inattive sul piano brevettuale in materia di mobilità sostenibile”.

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