Il settore biotech in Italia secondo Federchimica-Assobiotec ed Enea


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Maria Rosaria Della Porta
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Con più di 700 imprese, 13.000 addetti e oltre 11 miliardi di fatturato, il settore biotech in Italia non frena la sua corsa e prosegue nel suo trend di crescita, sebbene a tassi più contenuti di quelli rilevati fino al 2016. In verità, solo il dato sul fatturato totale delle imprese mostra un lieve arretramento nel 2019 rispetto al 2018, pur non essendosi modificate in maniera significativa né l’operatività né la redditività del settore.

E nemmeno la pandemia ha impedito alle imprese di questo comparto di essere resilienti: una buona parte ha mostrato fatturati stabili se non addirittura in aumento.

È questo, in sintesi, il quadro che emerge dal rapporto annualeLe imprese di biotecnologie in Italia. Aggiornamento congiunturale 2021” realizzato da Federchimica-Assobiotec (Associazione nazionale per lo sviluppo delle biotecnologie) in collaborazione con l’Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile).

Uno studio che anche quest’anno fornisce dati e analisi su un settore, quello delle biotecnologie, che mai come in questo periodo di crisi sanitaria ed economica sta mostrando tutte le sue straordinarie potenzialità e fornendo tutte le armi necessarie per sconfiggere il Covid-19: dal sequenziamento del genoma del virus ai test diagnostici, fino ai vaccini e agli anticorpi monoclonali.

Dati molto positivi arrivano soprattutto dalle imprese a capitale italiano specializzate nella ricerca e sviluppo biotecnologici, che mostrano una crescita del fatturato di oltre il 23% nel 2019, ben al di sopra della media annua del 12,3% registrata fra il 2014 e il 2019. Tali imprese riportano, inoltre, un aumento degli investimenti sempre in ricerca e sviluppo intra-muros di circa l’11% rispetto all’anno precedente e del 46,7% rispetto al 2014.

L’analisi territoriale mostra, come al solito, una maggiore concentrazione del settore biotech nella parte settentrionale del Paese (60%), anche se negli ultimi anni è cresciuta la quota di imprese biotecnologiche localizzate nel Mezzogiorno (19,2% nel 2019). Specialmente la Campania spicca per numero di aziende e anche per gli investimenti in ricerca e sviluppo.
Invece, Lombardia, Lazio e Toscana realizzano l’85% del fatturato da attività biotech e più del 75% degli investimenti in ricerca e sviluppo intra-muros.

Infine, il rapporto di Federchimica-Assobiotec ed Enea sottolinea il cambiamento strutturale in corso nel settore. Sebbene l’attività delle imprese biotech rimanga in gran parte concentrata nell’ambito della salute umana, si registra una crescita di quelle che sviluppano applicazioni biotecnologiche per l’industria, l’ambiente, l’agricoltura e la zootecnia.

Research Fellow dell'Istituto per la Competitività (I-Com). Laureata in Economia presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, con una tesi in Finanza Aziendale Internazionale. Successivamente ha conseguito un master di II livello in “Concorrenza, economia della regolamentazione e della valutazione”, presso la medesima università.

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