Sono sette gli interventi proposti da Salutequità per rilanciare i diritti dei pazienti. La necessità di portare al centro dell’attenzione queste tematiche nasce principalmente dalla mancata emanazione del decreto di fissazione delle tariffe dei nuovi Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) che, come previsto dalla legge di Bilancio 2018, sarebbe dovuta avvenire non oltre il 28 febbraio 2018.
Senza il decreto tariffe non possono entrare in vigore i nuovi nomenclatori dell’assistenza protesica e della specialistica ambulatoriale, con effetti anche sull’equità di accesso alle cure. Questi sono solo alcuni dei contenuti dell’appello del presidente di Salutequità, Tonino Aceti.
La criticità della situazione è confermata dall’indagine realizzata proprio da Salutequità, che ha passato in rassegna i nomenclatori tariffari di 10 regioni. Il V° Report, intitolato “Nuovi LEA e Cronicità tra disuguaglianze e diritti inesigibili dei pazienti“, porta alla luce numerose problematiche: ne è un esempio l’esame del FENO (ossido nitrico esalato) per le malattie respiratorie come l’asma, per cui si è osservato che solo una regione su dieci (cioè il Friuli Venezia Giulia) ha inserito l’esame con un codice ad hoc nel proprio nomenclatore.
Come ha riportato Aceti, “i nuovi LEA sono diventati vecchi senza essere stati praticamente attuati a causa di un rimpallo tra ministero della Salute e ministero dell’Economia e delle Finanze, legato alla loro copertura economica”. Il presidente di Salutequità ha inoltre ricordato che, ad oggi, “sembra davvero poca cosa vista la quantità di risorse che si sta gestendo per far fronte alla pandemia e per il Piano nazionale di ripresa e resilienza”.
Ecco quindi nascere l’esigenza di un “National Recovery Plan for Patients Rights”, un piano al momento solo ipotizzato da Salutequità, con la priorità di sbloccare il decreto tariffe e rendere di conseguenza eligibili in tutte le regioni i nuovi LEA (e di procedere quindi con il loro aggiornamento).
Sfortunatamente gli inadempimenti legati ai nuovi LEA non si limitano al decreto Tariffe. All’appello mancano anche le linee di indirizzo volte a garantire omogeneità nei processi di integrazione istituzionale, professionale e organizzativa dei percorsi assistenziali domiciliari, territoriali, semiresidenziali e residenziali (articolo 21 LEA), che in tempi di Covid-19 sarebbero state molto utili.
Come pure non vi è ancora traccia degli accordi Stato-Regioni funzionali a ridurre le disuguaglianze (articolo 64 LEA), che fissano i criteri uniformi per l’individuazione di limiti e modalità di erogazione delle prestazioni da parte delle regioni. Come ha segnalato Aceti siamo in ritardo anche per “l’attuazione del Piano nazionale della Cronicità, fondamentale per i diritti dei pazienti e molto attuale viste le misure del Pnrr sull’assistenza territoriale”. A tal proposito, è doveroso sottolineare che ci sono voluti solamente 2 mesi per il suo recepimento in Puglia contro i circa 4 anni del Friuli Venezia Giulia.
Secondo il presidente di Salutequità, il piano va rilanciato e ammodernato con le “innovazioni positive introdotte nel Servizio sanitario nazionale nel corso della pandemia“, assicurandosi che venga implementato con un “sistema di monitoraggio forte” e integrandolo con patologie attualmente non incluse come, ad esempio, la psoriasi, la sclerosi multipla, la poliposi nasale e l’asma anche nell’adulto.
La prima proposta di Salutequità, dunque, richiede lo sblocco del tanto atteso decreto Tariffe per rendere effettivi il complesso dei nuovi LEA e i diritti dei pazienti collegati, l’adeguamento dei nomenclatori tariffari della specialistica ambulatoriale e la riduzione delle disuguaglianze nell’assistenza ai pazienti.
La seconda, invece, riguarda l’aggiornamento dei LEA basato su evidenze, al fine di dare risposte costantemente appropriate ai nuovi bisogni della popolazione.
La terza priorità è fissare, come previsto dall’articolo 64 del decreto del presidente del Consiglio dei ministri del 12 gennaio 2017, i criteri uniformi per l’individuazione di limiti e modalità di erogazione delle prestazioni, attraverso accordi sanciti dalla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome, su proposta del ministro della Salute, al fine di ridurre le attuali disuguaglianze nell’accesso alle cure.
La quarta azione individuata è procedere, al fine di valutare la capacità delle regioni di garantire i LEA, con il calcolo degli indicatori “core” del Nuovo Sistema di Garanzia (NSG) per l’anno 2020 (e seguenti) e con la relativa pubblicazione dei risultati.
Il quinto intervento sarà produrre, come già previsto dal Piano Nazionale Cronicità (PNC), la Relazione periodica sugli obiettivi realizzati e sullo stato di avanzamento dei lavori, a cura del Ministero della Salute
Inoltre sarà necessario rilanciare, aggiornare e integrare il Piano Nazionale della Cronicità (PNC), prevedendo il finanziamento specifico del Piano e l’inserimento di altre patologie croniche nell’attuale elenco
E, infine, la settima proposta è prevedere l’attuazione del Piano come specifico adempimento LEA e indicatore all’interno del Nuovo Sistema di Garanzia dei LEA.