La realizzazione delle infrastrutture di rete fissa in banda ultralarga e del 5G ha un importanza cruciale per la ripresa economica del nostro Paese. L’accesso veloce al web apre enormi opportunità di sviluppo per le aziende italiane (come l’utilizzo del cloud computing). Un esempio di quanto la rete possa essere importante in chiave economica lo abbiamo avuto nei mesi peggiori dell’era Covid-19, quando chi ha saputo reinventare la propria impresa in chiave digitale è riuscito a limitare (se non azzerare) le perdite derivanti dalla pandemia.
A cavallo di Ferragosto è finalmente entrata nelle casse statali la prima tranche da 24,9 miliardi di euro dei 191,5 miliardi di fondi europei utili a finanziare il Piano di ripresa e resilienza italiano. Il primo settembre scorso il vicepresidente della Commissione europea, Valdis Dombrovskis, in audizione al Parlamento europeo, ha affermato che entro dicembre verrà effettuata una prima verifica sul rispetto dei target del piano. Adesso diventa quindi fondamentale accelerare per rispettare le stringenti scadenze comunitarie che fissano la deadline al 2026.
La pianificazione italiana ha destinato allo sviluppo delle reti ultraveloci (sia fisse che mobili) 6,7 miliardi di euro. Il 57% degli stanziamenti, ovvero 3,86 miliardi, servirà a colmare la carenza di infrastrutture di rete a banda ultralarga nel Paese. L’ambizioso obiettivo è quello di garantire una copertura di rete fissa ad almeno 1 Gbit/s su tutto il territorio nazionale. Per perseguire tale scopo lo scorso 27 luglio, il Comitato interministeriale per la transizione digitale ha approvato una nuova pianificazione, denominata “Italia 1 Giga”. Il documento, attualmente soggetto a una consultazione pubblica che terminerà il 15 settembre, individua le linee guida per l’erogazione di incentivi pubblici per il completamento delle opere.
La scelta, per non disincentivare gli investimenti privati, è stata quella di inserire una soglia minima di velocità di connessione per i civici soggetti agli interventi di almeno 300 Mbit/s. Lo Stato quindi contribuirà tramite incentivi (o gap funding) alla realizzazione delle opere necessarie a offrire ai cittadini i 700 Mbit/s mancanti. Secondo quanto emerge dal testo saranno interessati dagli interventi pubblici oltre 6,1 milioni di civici, ovvero il 29% del totale nazionale. La tabella di marcia degli interventi seguirà uno specifico cronoprogramma che sarà definito nei bandi di gara per ciascuna area e dovrà rispettare le scadenze intermedie previste per il Pnrr. In generale, tutti gli progetti previsti da Italia 1 Giga dovranno essere completati entro la prima metà del 2026.
Passando alle reti mobili di quinta generazione, l’ultima versione della “Strategia italiana per la banda ultralarga” assegna al Piano “Italia 5G” risorse per 2,02 miliardi di euro. Il 26 luglio è terminata la consultazione pubblica indetta da Infratel volta a effettuare la mappatura della copertura di reti mobili 4G e 5G in Italia (di cui non sono ancora stati pubblicati i risultati). Questi ultimi sono propedeutici all’individuazione delle aree di intervento sulle quali andranno realizzati i bandi di gara per l’assegnazione delle risorse pubbliche. Secondo la tabella di marcia contenuta nel piano, entro il 2022 dovrebbero già essere state effettuate tutte le gare e entro il terzo trimestre 2023 l’avanzamento totale del progetto dovrebbe aver raggiunto la prima milestone (20%). Analogamente al piano Italia 1 Giga, anche per il 5G tutti gli interventi dovrebbero arrivare a completamento entro la prima metà del 2026, in tempo per le scadenze previste dall’Ue.