Quel rapporto tra gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite e il Pnrr


Articolo
Giusy Massaro
sviluppo

Gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) mostrano i cambiamenti che le nazioni e i popoli del mondo sono impegnati a realizzare entro il 2030, in forza di un consenso globale ottenuto per mezzo di un lungo, complesso e difficile percorso di dialogo e di collaborazione internazionale e interdisciplinare.

Qualche settimana fa l’Istat ha pubblicato il rapporto 2021, da cui risulta evidente l’impatto della pandemia da Covid-19.

Le misure per le quali è disponibile l’aggiornamento al 2019 mostrano in questo senso segnali positivi: confrontando con i dieci anni precedenti, oltre il 60% di esse appare in miglioramento e solo una misura su cinque peggiora. Mentre un quadro meno positivo si delinea, invece, per quanto riguarda le misure aggiornate al 2020: è solo il 42,5% di esse a migliorare, mentre il 37 ha registrato performance peggiori.

Gli effetti negativi della pandemia sono pesanti in ambito sociale ed economico: è cresciuto, ad esempio, il tasso di povertà assoluta, condizione in cui vivono oggi 5,6 milioni di persone (9,4%). Sono peggiorate poi le misure relative all’istruzione, alla crescita economica (in particolare, sono i dati relativi all’occupazione a preoccupare di più), alla riduzione delle disuguaglianze, con un minore reddito disponibile (-2,8% rispetto all’anno precedente, e nonostante le politiche economiche adottate dal governo per mitigare l’impatto della pandemia) e minor potere d’acquisto (-2,6%) per le fasce più povere della popolazione.

Il rapporto offre poi uno spaccato sullo sviluppo sostenibile regionale. Ne emerge una ormai consolidata differenza territoriale a favore delle regioni del Nord-Est (in particolar modo, le Province autonome di Trento e Bolzano) rispetto al Mezzogiorno. Anche la Valle d’Aosta presenta un’ottima posizione, seguita dalla Lombardia. Per il Centro Italia, il Lazio ne esce sfavorito, mentre i valori più bassi si registrano nelle regioni meridionali, in particolare in Sicilia, Campania e Calabria.

La novità più interessante, tuttavia, è l’introduzione di una analisi “di raccordo” con il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) adottato dall’Italia per rilanciare la fase post pandemia e per progredire sulla via dello sviluppo verde e digitale del Paese. In particolare, viene proposta una prima mappatura delle corrispondenze tra gli SDG e le 6 Missioni previste dal piano, con l’obiettivo di favorire il dibattito in corso sul sistema di monitoraggio del Pnrr. Gli obiettivi di sviluppo sostenibile, già tra gli strumenti utilizzati a livello europeo per monitorare lo sviluppo di un Paese sul piano sociale, economico e ambientale, ben si prestano a valutare i progressi del piano di ripresa, sia rispetto ai temi trasversali, quali l’uguaglianza territoriale e di genere, sia per le specifiche Missioni.

Oltre a selezionare per ciascuna Missione del Pnrr gli SDG pertinenti che possono rappresentare un’adeguata misura, il rapporto mostra anche l’andamento del processo di convergenza nel tempo tra le regioni, utile per il monitoraggio delle divergenze territoriali, una delle priorità trasversali del Pnrr. Così, al momento si evidenzia, con riferimento alla “Missione 1: Digitalizzazione, Innovazione, Competitività, Cultura e Turismo”, una sostanziale convergenza tra regioni, se non per quanto riguarda i laureati STEM. Con riguardo alla “Missione 2: Rivoluzione verde e transizione ecologica”, si rileva una differenza con riferimento al settore idrico, dei rifiuti ma anche più in generale in termini di cultura ambientale (intesa come sensibilità rispetto al problema dei cambiamenti climatici). Una netta discrepanza a livello regionale si rinviene pure per la “Missione 3: Infrastrutture per una mobilità sostenibile”, mentre variegata appare la situazione per la “Missione 4: Istruzione e Ricerca”, con una chiara convergenza rispetto a quest’ultima e un maggior divario interregionale in quanto a istruzione. Anche in ambito di Coesione e Inclusione (Missione 5) e Salute (Missione 6) la situazione è diversificata, con molti indicatori convergenti sul piano regionale e alcuni divergenti: un esempio è il tasso di disoccupazione o la copertura vaccinale antinfluenzale degli ultrasessantacinquenni.

Il rapporto sugli SDGs di quest’anno ritrae, dunque, un’Italia colpita dalla pandemia, con effetti visibili in termini di aumento della povertà e indebolimento del capitale sociale per formazione e istruzione. Si tratta di una situazione che va ad aggravare i ritardi già presenti prima della crisi. Occorre, dunque, che la ripresa – e, di pari passo, le ingenti risorse messe a disposizione dal Pnrr – vengano canalizzate nella direzione della sostenibilità, rafforzando la capacità innovativa e definendo una strategia che renda più sostenibili settori per noi strategici.

Research Fellow dell'Istituto per la Competitività (I-Com). Laureata all’Università Commerciale L. Bocconi in Economia, con una tesi sperimentale sull’innovazione e le determinanti della sopravvivenza delle imprese nel settore delle telecomunicazioni.

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