Le banche che durante il lockdown sono riuscite a erogare credito alle aziende in maniera più efficace sono quelle con un più alto grado di digitalizzazione nell’offerta di servizi finanziari e con un maggiore legame con il territorio.
Uno studio pubblicato dalla Banca d’Italia mostra proprio come i fattori organizzativi, più che quelli di bilancio come asset di capitale e riserve di liquidità, siano in grado di spiegare la risposta eterogenea delle banche italiane alla pandemia.
L’economia reale e il sistema finanziario sono stati messi a dura prova dall’emergenza sanitaria. A seguito della decisione di interrompere le attività produttive per contrastare il contagio, si era diffusa la paura che le banche non sarebbero state in grado di soddisfare l’aumento repentino della domanda di liquidità causato dal lockdown, dando origine a una spirale negativa che avrebbe potuto portare al fallimento di larga parte del tessuto imprenditoriale nazionale. Proprio per evitare il realizzarsi di questa possibilità, molti Paesi sono intervenuti con misure a sostegno della liquidità, come le moratorie sui debiti e le garanzie pubbliche.
Dai dati aggregati si vede come in Italia ci sia stata a marzo 2020 una crescita molto rapida dei prestiti ad aziende non finanziarie, specialmente a medio-lungo termine (ovvero quelli garantiti), tanto che alla fine del 2020 i prestiti garantiti rappresentavano ben il 18% del totale.
Tuttavia, l’aumento dell’erogazione del credito non ha interessato tutti gli istituti bancari allo stesso modo. Sono stati presi in particolare considerazione e messi a confronto, da una parte caratteristiche di bilancio come la disponibilità di liquidità, capitalizzazione, la struttura dei fondi e la quota di prestiti elargiti alle imprese non finanziarie, dall’altra parte variabili di natura organizzativa, come l’utilizzo della tecnologia per l’interazione con i clienti o per la valutazione del rischio di credito tramite metodologie avanzate.
Dall’analisi empirica condotta dai ricercatori di Bankitalia è emerso che le caratteristiche di bilancio non hanno giocato un ruolo determinante nell’aumento del credito concesso alle imprese durante l’inasprirsi dell’emergenza sanitaria. Un’interpretazione plausibile di questo risultato è che gli interventi governativi che hanno introdotto maggiore flessibilità nei parametri regolatori per l’erogazione di prestiti siano stati realmente efficaci nel gestire l’improvviso aumento nella domanda di liquidità da parte delle aziende.
D’altra parte, l’ampiezza della rete di filiali, insieme ad altri fattori organizzativi, è stata fondamentale per il sistema finanziario durante l’emergenza. Le banche che anche prima dello scoppio della pandemia facevano largo uso di tecnologie digitali nella gestione dei processi sono riuscite a far fronte alle nuove e inaspettate condizioni imposte dalle misure di confinamento. Sebbene non tutti gli istituti avessero la possibilità di erogare crediti online, l’utilizzo degli strumenti digitali ha permesso di mantenere il rapporto con i clienti in maniera agevole, attraverso un efficace scambio di informazioni o una migliore gestione delle pratiche raccolte presso ciascuna filiale.
Inoltre, anche la presenza di filiali fisiche distribuite sul territorio in maniera capillare è stato un elemento importante per l’erogazione di credito. Sebbene questo risultato possa sembrare in contrasto con il ruolo centrale della tecnologia durante la pandemia, è più verosimile che la presenza di filiali catturi la presenza di rapporti preesistenti e quindi l’importanza della banca nei mercati creditizi locali.