Il 16 settembre, durante il suo discorso sullo stato dell’Unione, la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, ha inaugurato l’Autorità europea per la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie (HERA). L’autorità mira ad assicurare la rapida reperibilità e disponibilità delle necessarie contromisure mediche in tempi di crisi. Se la pandemia ha insegnato qualcosa all’Unione, questo è proprio l’importanza della fase di preparazione e della collaborazione nella risposta alle emergenze. Molti ritardi, inefficienze e dipendenze strategiche che hanno caratterizzato questa emergenza a livello europeo, si sarebbero forse potuti evitare se l’Unione avesse dato maggior importanza in principio alla fase di preparazione alle emergenze.
Ad oggi, vi è un’opinione condivisa circa l’idea che quella da Covid-19 non sarà l’ultima crisi sanitaria globale. Volendo evitare che il passato si ripeta, l’Europa deve prepararsi al meglio per anticipare e affrontare non solo le future pandemie, ma anche le possibili minacce a livello sanitario globale, come il bioterrorismo. A questa consapevolezza la Commissione europea è arrivata solo nel giugno 2020, quando ha presentato una Comunicazione per sottolineare l’importanza di poter contare su un’autorità in grado di agire e reagire velocemente durante le crisi. Uno strumento che consenta all’Unione di rispondere efficacemente alle grandi minacce transnazionali per la salute, assicurando il tempestivo sviluppo, produzione, e approvvigionamento delle necessarie contromisure mediche, così come la loro equa distribuzione.
Come riportato nella Comunicazione della Commissione, le già citate inefficienze nella gestione della pandemia sarebbero derivate da una mancata preparazione alle emergenze oltre che da altri numerosi fattori. Ad esempio, per citarne alcuni, la complessità con cui gli Stati membri riescono a reperire e analizzare l’intelligence sulle necessarie contromisure mediche, l’assenza di una reale partnership tra settore pubblico e privato capace di accelerare la fase di risposta all’emergenza, le difficoltà a produrre o a raggiungere una capacità produttiva sufficiente a far fronte alla crisi.
Solo a novembre 2020, la Commissione ha presentato la proposta di istituire HERA congiuntamente al regolamento in materia di gravi minacce per la salute a carattere transfrontaliero, e ai progetti che mirano a rafforzare i mandati del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) e dell’Agenzia europea per i medicinali (EMA). Testimonianza del ruolo chiave di Hera è il fatto che, a differenza dell’ECDC e dell’EMA, la nuova autorità sarà istituita come struttura interna della Commissione. Il suo mandato si estenderà sia alle situazioni di crisi sanitaria che alla fase di preparazione all’emergenza, durante la quale l’autorità collaborerà con altre agenzie sanitarie nazionali e dell’Ue e con le industrie.
L’esecutivo europeo sta monitorando l’incubatore Hera da febbraio 2021, seguendo i suoi sviluppi in vista della piena operative prevista per gennaio 2022. L’autorità sarà poi gestita da un board di rappresentanti di ogni Paese europeo e la sua attività sarà esaminata su base annuale fino al 2025.
La presidente della Commissione europea ha più volte sottolineato come l’Hera rappresenterà una risorsa essenziale per l’Unione e per gli Stati membri, oltre che un investimento necessario per evitare di dover affrontare i costi economici e sociali di un’altra pandemia. Sulla base di questa considerazione Bruxells ha destinato 6 miliardi per un periodo di 6 anni alla nuova autorità. Von der Leyen ha inoltre ribadito che saranno investiti ulteriori fondi provenienti da altri programmi Ue, per un totale di quasi 30 miliardi per il prossimo periodo finanziario.