Il valore dell’industria farmaceutica italiana


Approfondimento
Maria Rosaria Della Porta
industria farmaceutica

Da diversi anni l’industria farmaceutica italiana continua a mettere a segno buoni risultati in termini economici e rappresenta, senza ombra di dubbio, un volano di innovazione e crescita della nostra economia. Soprattutto, ricopre un importante ruolo di leadership in termini di produzione ed export ma anche di creazione di occupazione e sarà sicuramente un comparto che contribuirà alla ripresa dell’Italia nella fase post-Covid.

D’altronde, anche nei periodi più critici dell’emergenza sanitaria da Covid-19 le imprese italiane del farmaco non si sono mai fermate, garantendo sempre la continuità produttiva e distributiva e rispondendo in modo tempestivo alla carenza di farmaci senza mai pregiudicare l’accesso dei pazienti alle cure. Forte è stato il loro impegno sociale e tante sono state le iniziative messe in campo a sostegno di medici, di tutto il personale della filiera della salute nonché di pazienti, dimostrando così di essere una preziosa risorsa per l’Italia e per la tutela della salute e il benessere della popolazione.

I PRINCIPALI RISULTATI DELL’INDUSTRIA FARMACEUTICA IN ITALIA NEL 2020

Nonostante la pandemia e le relative conseguenza economiche, stando agli ultimi dati pubblicati da Farmindustria, il valore della produzione farmaceutica ha toccato i 34,3 miliardi di euro nel 2020, in crescita dell’1% rispetto al 2019. Un risultato sicuramente trainato dalle esportazioni che ne hanno rappresentato l’85% negli ultimi 5 anni: sui mercati internazionali le imprese farmaceutiche italiane hanno confermato il loro ruolo da protagoniste, con un volume delle vendite estere che ha raggiunto i 33,9 miliardi di euro nel 2020 (+3,8% rispetto al 2019).

Il settore farmaceutico è sicuramente tra i comparti della manifattura italiana a registrare i più alti tassi di export. Nel 2020 il suo peso sul totale dell’export manifatturiero ha per la prima volta superato l’8%, quasi il doppio di quello del 2009, quando si fermava al 4,4%. Inoltre, anche nel 2021, i medicinali e i preparati farmaceutici si confermano i primi prodotti esportati dall’Italia, con un flusso nel primo semestre dell’anno in corso pari a 14,7 miliardi di euro, così come riportato nelle Statistiche relative all’import/export di merci italiane pubblicate dall’Osservatorio economico del ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale.

Infine, anche sul fronte dell’occupazione l’industria farmaceutica italiana ha mostrato una buona tenuta malgrado la crisi sanitaria. È cresciuta più di tutti gli altri settori (+12% tra il 2015 e il 2020, contro una media del 2%) e ha contato nel 2020 ben 67.000 addetti, in aumento, nonostante appunto l’anno pandemico, dell’1,8% rispetto al 2019.

IL CONFRONTO CON I PRINCIPALI PAESI EUROPEI*

Pure dal confronto con i principali Paesi europei, l’industria farmaceutica italiana ne esce vincente. Nonostante la Francia si riconfermi il principale produttore in Europa, l’Italia continua a mostrare un trend di crescita positivo costante del valore della produzione (+47% nel periodo 2009-2020).

Non solo, anche sui mercati esteri mette a segno il maggiore incremento dell’export farmaceutico (+194%) tra il 2009 e il 2020 rispetto a Germania, Francia e Spagna.


Nel campo della ricerca e innovazione, il nostro Paese, purtroppo, presenta ancora un gap significativo rispetto agli altri Paesi Ue, come dimostra il valore degli investimenti in ricerca e sviluppo che è fermo a 1,6 miliardi di euro. Contrariamente, quello della Germania supera gli 8 miliardi di euro e quello della Francia i 4. Tuttavia, l’andamento di questi investimenti registra nel tempo una dinamica molto positiva, che mostra un aumento del 31% nel periodo 2009-2020, a testimonianza della volontà dell’Italia di rafforzare il settore della ricerca, particolarmente strategico durante la pandemia.

L’IMPEGNO DELLA RICERCA FARMACEUTICA ITALIANA NELLA LOTTA AL COVID-19

È stato significativo l’impegno delle imprese farmaceutiche italiane nelle attività di ricerca contro il Covid-19, tanto che, insieme a tutti gli attori del sistema, hanno concorso a una produzione di circa 8.000 pubblicazioni relative al Covid-19. Un risultato che, stando ai dati Ocse, posiziona l’Italia ai primi posti a livello internazionale subito dopo Stati Uniti, Cina e Regno Unito e prima di Spagna, Francia e Germania.

La pandemia ha sicuramente avuto un enorme impatto anche sulla ricerca clinica, con un  aumento esponenziale delle sperimentazioni registrate sui database internazionali.
Dall’ultima pubblicazione dell’Istituto superiore di sanità, che ha eseguito tra maggio 2020 e aprile 2021 la mappatura e il monitoraggio periodico degli studi per la prevenzione e il trattamento dell’infezione da SARS-CoV-2, emerge che nel nostro Paese sono stati condotti 94 studi clinici (pari al 3,3% di quelli a livello mondiale), di cui 71 le sperimentazioni cliniche Covid-19 autorizzate dall’Aifa secondo l’ultimo aggiornamento di giugno 2021.

LE PRIORITÀ DELLA FILIERA DELLA SALUTE

Tirando le conclusioni, l’industria farmaceutica contribuisce in maniera molto significativa allo sviluppo economico e sociale in Italia, con investimenti in ricerca e produzione, occupazione, produzione ed export, cresciuti negli ultimi anni più che in tutti gli altri settori. Pertanto, è fondamentale valorizzare le imprese farmaceutiche presenti nel nostro Paese, rafforzando gli investimenti già in essere e sviluppando politiche per attrarne di nuovi. Consolidare misure concrete di incentivo per la ricerca, come il credito di imposta, e per la produzione, costituisce senza dubbio la strada da imboccare per rafforzare strutturalmente la filiera delle Scienze della Vita in Italia.

Anche dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) possono arrivare le risorse necessarie per sostenere gli investimenti nella filiera della Salute. È importante però saperli allocare nel modo più efficiente possibile e non perdere tempo. È inoltre prioritario snellire le complessità e le lungaggini burocratiche.

Dunque, le scelte di policy devono essere orientate in modo tale da mettere al centro il valore scientifico e industriale della farmaceutica, adeguando i finanziamenti (da anni sottostimati) alla reale domanda di salute e sciogliendo definitivamente i nodi relativi ai tetti di spesa e al payback, che impongono costi altissimi alle imprese che ogni anno sono costrette a ripianare gli sfondamenti della spesa ospedaliera che continua la sua crescita inarrestabile. Si tratta, in pratica, di meccanismi che di fatto disincentivano le imprese farmaceutiche a continuare a credere nel nostro Paese.

*Elaborazioni I-Com su dati Efpia e Farmindustria. Valori 2020 stimati per Germania, Spagna, Francia e Belgio

Research Fellow dell'Istituto per la Competitività (I-Com). Laureata in Economia presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, con una tesi in Finanza Aziendale Internazionale. Successivamente ha conseguito un master di II livello in “Concorrenza, economia della regolamentazione e della valutazione”, presso la medesima università.

Nessun Articolo da visualizzare

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.