I prezzi dell’energia, l’inflazione e le pressioni su fornitori e consumatori


Approfondimento
Michele Masulli
prezzi

I prezzi dell’elettricità all’ingrosso stanno sbriciolando ogni record. Nel mese di novembre si è registrato un picco sopra i 400 euro al megawattora, il valore più elevato da quando nel 2004 ha preso avvio la borsa elettrica italiana. Si osservano livelli in media di 5-6 volte superiori a quelli dello stesso periodo dell’anno precedente e difficilmente sostenibili nel medio termine, se non con effetti economici e sociali molto severi.

Fonte: GME Prezzo dell’elettricità all’ingrosso (€/MWh)

IL RISCHIO DI INFLAZIONE

Il rincaro dei prezzi dell’energia è un fenomeno di dimensioni molto più ampie, di cui abbiamo già indagato le ragioni, e che sta causando altresì una spinta inflattiva. Da un confronto internazionale, si nota che nel mese di ottobre il tasso di inflazione ha segnato +6,2% negli Stati Uniti e +4,1% nell’eurozona. Nello specifico, in quest’ultimo caso possiamo notare un trend crescente, dopo il +2,2% di luglio, il +3% di agosto e il +3,4% di settembre, quando l’energia costituiva la metà circa dell’aumento dei prezzi. In Italia, sono aumentati del 3%. Si tratta sicuramente di un dato inferiore a quello dell’eurozona, ma che comunque non si osservava nel nostro Paese dal settembre 2012. È la componente energia a trainare l’incremento dei prezzi. In Italia elettricità e gas vedono il proprio prezzo aumentare a un tasso annuo del 9,3%, in questo caso un valore più elevato rispetto alla media dell’eurozona e il maggiore in assoluto dopo quello riportato in Spagna (+16,2%) e in Belgio (+13,8%), oltre che superiore ai maggiori partner internazionali, Francia (+6,8%), Stati Uniti (+6,4%), Regno Unito (+6%), Germania (+2,8%). Il peso della componente energia nella crescita dei prezzi è evidenziato anche dall’Istat. L’Istituto nazionale di statistica ha comunicato che i prezzi alla produzione dell’industria sono aumentati a ottobre 2021 del 7,1% su base mensile e del 20,4 su base annua. Al netto del comparto energetico, l’aumento dei prezzi si abbassa a +0,5% di variazione congiunturale e a +8,2 tendenziale.

IL MERCATO DEI PERMESSI DI EMISSIONE

Sul trend dell’inflazione si è interrogato anche il consiglio direttivo della Banca centrale europea, che immagina un declino del livello dei prezzi soltanto nel corso del 2022. Sono inoltre proiezioni che non tengono conto dell’aumento del prezzo della CO2, necessario per conseguire gli obiettivi dell’accordo di Parigi rinnovati con la recente COP26 e che saranno conseguenza anche delle riforme previste nel pacchetto Fit for 55. L’impegno a tenere sostenuto il prezzo delle emissioni di CO2 è contenuto altresì nell’accordo di governo che ha dato vita a un nuovo esecutivo in Germania, a conclusione dell’era Merkel: nel patto di coalizione è manifestata la volontà di lavorare affinché il prezzo dei permessi ETS (oggi intorno ai 75 euro a tonnellata, almeno a livello nazionale – in assenza di azioni comuni europee) non scendano al di sotto dei 60 euro a tonnellata, imponendo in questo modo un “floor” al mercato dei titoli di emissione.

UNO SGUARDO A REGNO UNITO E FRANCIA

Gli elevati prezzi delle materie energetiche mettono sotto pressione anche i fornitori di energia elettrica e gas. In questo senso, risulta critica la situazione del Regno Unito, dove 25 società di vendita del settore sono fallite dalla fine di agosto, lamentando che l’energy price cap fissato dal regolatore Ofgem (pari a 1.277 sterline all’anno per una famiglia media) sia troppo basso e renda insostenibile l’attiva aziendale. Il governo inglese, inoltre, ha stanziato 1,7 miliardi di sterline per salvare dal fallimento Bulb, la settima società di vendita inglese, finita in amministrazione straordinaria. In Francia, poi, l’operatore della rete elettrica ha fatto suonare un campanello d’allarme in relazione alla disponibilità del parco nucleare, che risulta ai livelli più bassi degli ultimi dieci anni a causa di manutenzioni procrastinate e non più rinviabili. La Francia, inoltre, è un esportatore di elettricità (l’Italia nel 2020 ha importato il 4% dei propri consumi elettrici da questo Paese), dunque una sua eventuale debolezza della generazione elettrica si ripercuoterebbe sugli Stati confinanti.

I RISCHI PER IMPRESE E FAMIGLIE IN ITALIA

In Italia, invece, il grossista Cura (Consorzio Utility Ravenna) Gas e Power ha subito la risoluzione sia del contratto di dispacciamento elettrico con Terna sia del contratto di bilanciamento gas con Snam. Il rialzo del prezzo del metano ha provocato altresì la fermata dell’impianto di Ferrara della norvegese Yara, che produce il 60% del fabbisogno nazionale di AdBlue, l’additivo utilizzato dai veicoli diesel nei motori dei mezzi Euro5 ed Euro6 per abbattere le emissioni degli ossidi di azoto, causando l’allarme dell’industria degli autotrasporti che è tenuta farne ampio uso. Per gli stessi motivi, entro la fine dell’anno la Portovesme Srl, parte del gruppo Glencore, fermerà entro la fine dell’anno la linea di produzione dello zinco. Ma è il caro-bollette a danni di famiglie, negozi, artigiani, piccole e medie imprese a tenere il banco della discussione. Nel primo trimestre del 2022, nonostante le azioni assunte dal governo sugli oneri di sistema, potrebbe registrarsi un aumento delle condizioni economiche di fornitura per i consumatori in maggiore tutela superiore al 20% rispetto all’ultimo aggiornamento. Di fronte a queste percentuali, i 2 miliardi stanziati nella legge di Bilancio sembrano non poter fare così tanto.

Ricopre attualmente il ruolo di Direttore dell’area Energia presso l’Istituto per la Competitività (I-Com), dove è stato Research Fellow a partire dal 2017. Laureato in Economia e politica economica presso l’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, successivamente ha conseguito un master in “Export management e sviluppo di progetti internazionali” presso la Business School del Sole24Ore. Attualmente è dottorando di Economia applicata presso il Dipartimento di Economia dell'Università degli Studi di Roma Tre. Si occupa principalmente di scenari energetici e politiche di sviluppo sostenibile, oltre che di politiche industriali e internazionalizzazione di impresa.

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