Internet, tutte le novità introdotte dalla Dichiarazione europea sui diritti e i principi digitali


Approfondimento
Silvia Compagnucci

È arrivata questa settimana la pubblicazione della Dichiarazione europea sui diritti e i principi digitali per il decennio digitale. Si tratta di un’iniziativa straordinariamente rilevante che, partendo dalla constatazione dell’impatto della trasformazione digitale su ogni aspetto della vita quotidiana, delle grandi opportunità di crescita e innovazione (anche in termini di sostenibilità) e delle nuove sfide che a essa si accompagnano, declina una serie di diritti che assumono particolare rilevanza nel contesto della trasformazione digitale. Il documento, inoltre, definisce le modalità attraverso cui questi principi dovrebbero trovare applicazione nel mondo online e individua una serie di impegni tesi a garantirne la salvaguardia e la valorizzazione.

La dichiarazione, in particolare, rappresenta un punto di riferimento non solo per i decisori politici chiamati a esprimere una propria visione sulla trasformazione digitale ma anche per le imprese e gli altri attori rilevanti per lo sviluppo e l’impiego delle nuove tecnologie.

Entrando nel merito del testo, la dichiarazione è articolata in sei capitoli, il primo dei quali si concentra su un principio guida dell’Ue, ossia le persone al centro della trasformazione digitale. Dal riconoscimento della centralità degli individui discende l’ineludibile necessità di porre la tecnologia al servizio e a beneficio di tutti gli europei affinché essa rappresenti uno strumento in grado di aiutarli a perseguire le loro aspirazioni, in piena sicurezza e nel rispetto dei loro diritti fondamentali.

Seguono, al capitolo 2, i principi di solidarietà e inclusione: da questo punto di vista, il digitale deve unire, non dividere, le persone e contribuire alla realizzazione di una società e un’economia trasparente, senza lasciare indietro nessuno. Come pure sono necessarie normative adeguate affinché tutti gli attori del mercato che beneficiano della trasformazione digitale si assumano le proprie responsabilità sociali e contribuiscano in modo equo e proporzionato ai costi dei beni, dei servizi e delle infrastrutture pubbliche, a beneficio di tutti gli europei.

All’affermazione di tali principi la dichiarazione accompagna una serie di impegni rispetto ai temi della connettività, dell’istruzione e delle skills digitali, delle condizioni di lavoro e dei servizi pubblici online. Nello specifico, viene riconosciuta la necessità di garantire a tutti l’accesso a una connettività ad alta velocità e a prezzi accessibili, indipendentemente dal luogo di residenza o dal reddito, e di assicurare un Internet neutrale e aperto in cui i contenuti, i servizi e le applicazioni non siano ingiustificatamente bloccati o degradati.

In una logica di inclusione e al fine di consentire a tutti di godere pienamente dei benefici offerti dalla trasformazione digitale, viene affermato il diritto di ogni persona all’istruzione, alla formazione e all’apprendimento permanente. Nonché quello ad acquisire tutte le competenze digitali di base e avanzate.

La dichiarazione non trascura neppure le questioni legate al mondo del lavoro. In particolare riconosce a ogni persona il diritto a condizioni occupazionali giuste, eque, sane e sicure e afferma l’equivalenza, in termini di protezione, tra ambiente digitale e luogo di lavoro fisico. A tal fine, viene assunto dalle istituzioni l’impegno a garantire che tutti possano disconnettersi e beneficiare di tutele per l’equilibrio tra lavoro e vita privata nell’ambiente digitale.

Rispetto, infine, ai servizi pubblici online, la dichiarazione evidenzia da un lato il diritto di tutti ad accedervi in tutta l’Unione mentre dall’altro precisa la necessità che a nessuno venga richiesto di fornire dati più spesso del necessario quando si accede e si utilizzano i servizi pubblici digitali. In tale logica, le istituzioni si impegnano a garantire a tutti i cittadini europei un’identità digitale accessibile, sicura e affidabile che dia accesso a una vasta gamma di servizi online, ad assicurare un’ampia accessibilità delle informazioni governative e a facilitare un accesso continuo, sicuro e interoperabile in tutta l’Unione ai servizi digitali per la salute e l’assistenza, comprese le cartelle cliniche.

Di fondamentale importanza anche il capitolo 3 sulla libertà di scelta, nel quale si ribadisce la necessità per ciascuno di poter beneficiare dei vantaggi dell’intelligenza artificiale e di poter operare scelte informate nell’ambiente digitale, in una condizione che assicuri protezione dai rischi e dai danni alla salute, alla sicurezza e ai diritti fondamentali. A tal fine è straordinariamente importante, e in linea con quanto già previsto nella proposta di AI Act, l’impegno a garantire la trasparenza sull’uso degli algoritmi e dell’intelligenza artificiale, ad assicurare che le persone siano adeguatamente informate e responsabilizzate quando interagiscono con essi, ad assicurare che i sistemi algoritmici siano basati su serie di dati adeguati per evitare discriminazioni illegali, a consentire la supervisione umana dei risultati che concernono gli individui e, infine, ad assicurare che le tecnologie, come gli algoritmi e l’intelligenza artificiale, non siano usati per predeterminare le scelte delle persone.

Il capitolo 4 si occupa di un altro diritto che nell’ambiente digitale assume primaria rilevanza, ossia quello alla partecipazione. La dichiarazione riconosce il diritto dei cittadini a partecipare al processo democratico a tutti i livelli e ad avere il controllo dei propri dati, ad accedere a un ambiente online affidabile, diversificato e multilingue per esercitare la propria libertà di espressione, senza paura di essere censurati o intimiditi. A tal fine, il documento da un lato evidenzia la necessità di garantire agli individui di conoscere chi possiede o controlla i servizi di media che stanno usando e dall’altro, rispetto alle grandi piattaforme online, sottolinea come le medesime siano chiamate a sostenere il libero dibattito democratico online e a mitigare i rischi derivanti dal funzionamento e dall’uso dei loro servizi anche con riguardo alle campagne di disinformazione.

I capitoli 4 e 5 si occupano, invece, di sicurezza e privacy. In questo senso, viene ribadita l’importanza di garantire tecnologie digitali, prodotti e servizi sicuri e rispettosi del diritto alla protezione dei dati personali online. Rispetto alla privacy, in particolare, la dichiarazione sottolinea con fermezza il diritto alla riservatezza delle comunicazioni e delle informazioni sui dispositivi elettronici, il divieto di sottoporre a misure illegali di sorveglianza o intercettazione online e la necessità di garantire a ciascuno la possibilità di determinare la propria eredità digitale e decidere liberamente la sorte delle informazioni pubblicamente disponibili che lo riguardano dopo la sua morte.

Particolare attenzione, infine, è riservata ai minori, al loro diritto a essere protetti da tutti i crimini che possono essere compiuti o facilitati attraverso le tecnologie digitali e al diritto ad acquisire le competenze e le conoscenze indispensabili per agire e scegliere nell’ambiente digitale.

L’ultimo capitolo, il sesto, si occupa invece della sostenibilità e della necessità di supportare lo sviluppo e l’uso di tecnologie digitali che abbiano un impatto ambientale e sociale minimo.

Sebbene i diritti riconosciuti e gli impegni assunti siano già stati affermati nell’ambito delle varie iniziative assunte dalle istituzioni europee sui vari temi di interesse per il digitale, il valore di questa dichiarazione è enorme per ciò che vuole rappresentare. Di fatto, è la prima dichiarazione al mondo nel suo genere e si inquadra in una serie di azioni che, a partire dall’adozione del Gdpr per proseguire con le varie proposte lanciate dalla Commissione negli ultimi due anni (AI Act, Data Governance Act, DSA, DMA etc.), mira a definire in maniera chiara una cornice normativa di sviluppo del digitale che abbia al centro sempre e comunque le persone. Lo scopo ultimo, inoltre, è far diventare l’Unione europea un punto di riferimento per i decisori politici e le imprese che sviluppano tecnologie digitali non solo in Europa, ma nel mondo intero.

Vicepresidente dell'Istituto per la Competitività (I-Com). Laureata in Giurisprudenza presso l’Università di Tor Vergata nel 2006 ha partecipato, nel 2009, al master di II Livello in “Antitrust e Regolazione dei Mercati” presso la facoltà di Economia della medesima università conseguendo il relativo titolo nel 2010, anno in cui ha conseguito l’abilitazione all’esercizio della professione forense.

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