Nuovo Golden Power: tlc di importanza strategica, ma aumenta la burocrazia


Approfondimento
Thomas Osborn

Le connessioni, in particolari quelle riguardanti le reti fisse e mobili, svolgono ormai un ruolo centrale all’interno della società e dell’economia. Già durante gli ultimi due anni di pandemia il governo italiano aveva provato a facilitare la diffusione capillare delle reti, tentando di agevolare investimenti e progettualità e alleggerendo i processi burocratici con i due decreti Semplificazioni. Tuttavia, come riportato dal recente paper elaborato da I-Com, per osservare effetti concreti nell’accelerazione delle opere infrastrutturali occorrerà un ulteriore fine tuning “attuativo”.  A ciò si aggiunge il rafforzamento del cosiddetto Golden Power in materia di 5G e Cloud, contenuto nel recente decreto Ucraina.

Sebbene queste novità facciano intendere l’importanza strategica attribuita dal governo alle reti di nuova generazione, potrebbero implicare anche nuovi oneri che rischiano di pesare non solo sugli operatori, ma anche sulla Presidenza del Consiglio e gli altri enti tecnici di vigilanza coordinati dal Governo, chiamati a monitorare e gestire un aumento considerevole di notifiche che non riguarderanno più solamente i vendor extra-Ue.

LA DOMANDA DI RETI E SERVIZI DI TELECOMUNICAZIONI IN ITALIA

Le telecomunicazioni hanno storicamente svolto un ruolo strategico e cruciale per il sistema infrastrutturale ed economico dei Paesi. Dopo due anni di pandemia caratterizzati da distanziamenti e limitazioni negli spostamenti fisici di persone e merci, l’importanza delle tlc – sia in termini di capillarità che di qualità dei servizi – è persino aumentata, con l’intera popolazione che ha finalmente assunto piena consapevolezza sull’indispensabilità di servizi di connettività fissa e mobile accessibili, veloci e affidabili.

In Italia lo sviluppo delle reti ha tuttavia sempre incontrato svariate resistenze derivanti non solo dalle complicazioni geografiche e urbanistiche del tessuto del nostro Paese, per le quali le numerose aree interne e comunità montane implicano la necessità di una diffusione meticolosa delle infrastrutture, ma anche dalla struttura burocratica e gestionale che in molti casi ostacola finanziamenti e realizzazioni dei progetti. Una connettività capillare e stabile è tuttavia ormai riconosciuta come un requisito imprescindibile per le famiglie, le imprese, e per il Paese in generale. In pratica, rappresenta per i cittadini il mezzo privilegiato per lavorare, comunicare, informarsi, acquistare prodotti e servizi, mentre per le aziende è uno strumento fondamentale per competere, crescere e fare business.

Negli ultimi anni si è così assistito a una forte crescita della copertura della banda larga veloce ad almeno 30 megabit per secondo (Mbps), che presenta oggi valori medi superiori a quelli europei (93% la copertura delle abitazioni in Italia contro l’87% della media Ue). Dal 2017 a oggi, si è assistito a un incremento considerevole nel numero di linee in banda larga, che sono cresciute del 13,4% e hanno raggiunto i 18,5 milioni a settembre 2021. In particolar modo, le linee Fiber to the Cabinet (FTTC) sono quasi triplicate in quattro anni, ma anche gli accessi in Fiber to the Home (FTTH), seppur molto inferiori in valori assoluti, hanno visto un aumento di cinque volte superiore al passato nello stesso arco temporale (fino sfiorare la quota di 2,5 milioni di linee). Parallelamente è aumentata anche la velocità delle reti stesse, altro elemento abilitante per una piena diffusione dei benefici derivanti dalle infrastrutture tlc. È fortemente cresciuta la domanda per connessioni più performanti, con le linee di velocità almeno pari a 100 Mbps che sono passate da 4,3 milioni a 10,6 milioni in quattro anni, a fronte di una tendenza sostanzialmente costante per le connessioni con velocità compresa tra 30 e 100 Mbps e un andamento in forte calo per le connessioni a velocità inferiore ai 30 Mbps.

IL VALORE ECONOMICO DEL SETTORE TLC

Il settore delle telecomunicazioni ha ormai raggiunto una forte rilevanza per il Paese tanto per i servizi offerti, quanto per la capacità di favorire e sostenere continui investimenti a supporto della crescente domanda di connettività, oltre che in generale per le capacità abilitanti che tali infrastrutture hanno in tutti i settori economici e produttivi dell’economia nazionale. Il peso economico del comparto è estremamente significativo: in un recente studio firmato da Ambrosetti si stima un giro d’affari complessivo – comprensivo di impatto diretto, indiretto e indotto – di 71 miliardi euro e un valore aggiunto che nel complesso supera i 38 miliardi. Più nel dettaglio, si contano circa 31,2 miliardi di euro di ricavi e 16,5 miliardi di valore aggiunto diretto, mentre, in termini di occupazione, all’impatto diretto di 63.000 unità se ne aggiunge uno indiretto di quasi 220.000 posti di lavoro. Anche alle reti 5G è ormai ampiamente riconosciuto il ruolo di facilitatrici e agevolatrici di investimenti e innovazione, e, per quel che riguarda l’Italia, si stima possano rappresentare 96 miliardi di prodotto interno lordo nazionale con la creazione di 2,26 milioni di posti di lavoro in più.

SEMPLIFICARE PER CRESCERE

L’aumento di domanda e di investimenti è stato parallelamente accompagnato dalla stesura di programmazioni pluriennali da parte dei diversi governi che si sono susseguiti negli anni. Di queste, molte sono state incentrate sul superamento degli attuali ostacoli alla realizzazione di nuove infrastrutture. C’è ormai diffusa consapevolezza che per colmare definitivamente il divario con gli altri Paesi europei sia più che mai urgente favorire maggiore semplificazione e velocizzare le procedure, riducendo glia adempimenti richiesti agli operatori per la realizzazione delle infrastrutture fisse e mobili, soprattutto adesso che sono disponibili fondi da investire con determinati vincoli temporali.

In linea con gli obiettivi prefissati dall’Agenda digitale Ue 2020, già nel marzo 2015 era stata lanciata la Strategia per la Banda Ultralarga. A questa, nel maggio 2021, è poi seguito un aggiornamento nel quale le ambizioni italiane sono state ulteriormente rafforzate: entro il 2026 si prevede una velocità di connessione delle reti fisse ad almeno 1 gigabit per secondo (Gbit/s) su tutto il territorio nazionale, in anticipo di ben quattro anni rispetto alle tempistiche definite da Bruxelles. A questa nuova strategia, già accompagnata dall’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), si aggiungono poi il Piano “Italia a 1 Giga”, con il quale viene perseguito l’obiettivo di sviluppare reti BUL nelle restanti aree del Paese, e il Piano “Italia 5G”, che incentiva la realizzazione delle infrastrutture per le reti mobili 5G nelle aree a fallimento di mercato (le cosiddette aree bianche).

Per garantire l’effettiva realizzazione di un quadro così ambizioso, soprattutto in considerazione del ritardo accumulato dal nostro Paese nel processo di digitalizzazione, il governo è ripetutamente intervenuto negli anni nel tentativo di introdurre strumenti di semplificazione in grado di agevolare investimenti e progettualità. In ultimo, grande rilevanza (non sempre corrisposta da risultati sperati, come recentemente evidenziato da I-Com) era stata data ai due decreti Semplificazioni (decreto legge numero 76 del 2020 e il decreto legge numero 77 del 2021) che, tra le altre cose, eliminavano i pareri preliminari resi nelle Conferenze di servizi, sancivano l’inapplicabilità agli impianti tlc della disciplina edilizia e urbanistica, prevedevano l’obbligatorietà della convocazione entro 5 giorni dal ricevimento delle istanze e introducevano maggiore flessibilità per le pianificazioni e la comunicazione di varianti.

I NUOVI VINCOLI DEL DECRETO UCRAINA PER LE TLC

Proprio nel momento in cui si sta entrando nel vivo della realizzazione degli importanti interventi nei settori del digitale e delle tlc previsti nel Pnrr, la crisi Ucraina rischia di generare nuovi rallentamenti. Nel mutato contesto geopolitico, in cui la sovranità e l’autonomia digitale – oltre che energetica – sono nuovamente tornate a essere terreno di scontro e tensione, il governo italiano ha deciso di allargare lo scudo dei poteri speciali dello Stato con il decreto Ucraina, pubblicato il 21 marzo in Gazzetta Ufficiale.

A destare preoccupazione e perplessità, tanto tra gli operatori tlc quanto tra gli analisti, sono i nuovi vincoli e le nuove procedure previste che rischiano di produrre tutt’altro che una semplificazione. Sebbene si riconosca che queste siano scaturite da ragioni di sicurezza in un contesto di improvvisi stravolgimenti internazionali e pertanto non risultino spinte da uno spirito restrittivo di tali tecnologie, dal punto di vista operativo il decreto rischia di imporre una serie di oneri aggiuntivi, da coprire con risorse qualificate, necessari per rispondere ai nuovi obblighi previsti dall’ampliamento del perimetro cibernetico del nostro Paese. Tra questi, viene sancito l’obbligo (comma 2 dell’articolo 28) da parte delle imprese che realizzano e gestiscono le reti 5G di stilare e comunicare un meticoloso piano annuale per contratti o accordi che riguardano la progettazione, la realizzazione, la manutenzione e/o la gestione delle tecnologie in questione. Viene poi introdotto per l’azienda acquirente e per l’impresa target la notifica congiunta dell’operazione nei confronti dello Stato italiano relativamente a operazioni di acquisizione anche solo per un numero limitato di asset, pena nuove sanzioni fino al 3% del fatturato. La novità maggiore, dal forte valore geopolitico oltre che tecnologico, riguarda l’allargamento di tale pratica anche alle aziende europee.

5G E CLOUD INSERITI TRA I SETTORI STRATEGICI 

La nota della Presidenza del Consiglio dei ministri ha motivato tali provvedimenti spiegando che “si interviene per rafforzare la disciplina del controllo degli investimenti stranieri in Italia, finalizzata all’esercizio dei poteri speciali spettanti al governo (c.d. “Golden Power”), alla luce dell’accresciuta strategicità di alcuni settori e della necessità di potenziare le strutture amministrative coinvolte”. La novità in questo senso è che, per la prima volta, entrano pertanto a far parte della lista di asset strategici da tutelare per interessi di difesa e sicurezza nazionale anche il 5G e il Cloud. Il sistema di controllo potrà inoltre avvalersi degli esperti del comitato interministeriale sul Golden Power, istituito presso la Presidenza del Consiglio, del Centro di valutazione e certificazione nazionale (Cvcn), oltre che dei tecnici dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale. In aggiunta, il Golden Power verrà applicato anche nei confronti delle imprese europee, superando l’approccio in vigore fino a oggi che prevedeva una distinzione tra vendor europei ed extra Ue.

A prescindere dalle ripercussioni che tali novità avranno in termini burocratici e tempistici, tuttavia, è interessante e importante evidenziare come questo rafforzamento del Golden Power con il 5G, oltre al suo ampliamento al Cloud, faccia intendere che tali tecnologie sono finalmente entrate nell’ambito dei servizi e delle infrastrutture ritenute di importanza strategica dal governo. Ciò riguarda non solo gli ambiti relativi alla sicurezza nazionale e ai rapporti geopolitici, ma anche il valore di lungo periodo in termini economici e di sviluppo, attribuito al 5G da Palazzo Chigi. Questo elemento di novità, per quanto accompagnato da risvolti restrittivi nel breve periodo, consente di confidare in un impegno ancora maggiore per un pieno sviluppo delle reti tlc e del digitale nel suo complesso appena la situazione internazionale e geopolitica lo consentirà. Tale rassicurazione emerge anche dalle specificazioni contenute nel decreto Ucraina che prevedono l’individuazione di misure di semplificazione sia per quel che riguarda le modalità di notifica delle operazioni che i termini e le procedure relative all’istruttoria.

Dopo la laurea triennale in Economics and Business all’Università LUISS, ha conseguito la laurea magistrale in Economics presso l’Università di Roma Tor Vergata con una tesi sperimentale in Economia del Lavoro su come l’introduzione di congedi di paternità influenzi gli esiti occupazionali ed economici delle madri.

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